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Incendio alla fabbrica dei rifiuti a Sarno, l´appello di Gigi Vicinanza

Incendio alla fabbrica dei rifiuti a Sarno, l'appello di Gigi Vicinanza della Cisal: "Dalla politica sarnese solo spot sul caso Prt. Sull'area Pip serve un consiglio comunale monotematico per dare garanzie alle altre aziende e tutelare i lavoratori della fabbrica colpita dal rogo".
"A circa un mese dall'incendio che ha interessato la Prt la politica sarnese ha dato il peggio di sé. Da post-propaganda su Facebook ai ricorsi al Tar non controllati da una semplice casella di posta elettronica certificata. Nel frattempo, la richiesta di un consiglio comunale monotematico sull'incendio all'azienda di rifiuti avvenuto nell'area Pip di Sarno - ovviamente in streaming vista l'emergenza sanitaria nazionale - non è stata presa in considerazione". Così Gigi Vicinanza, sindacalista della Cisal provinciale, interviene sul caso del rogo che ha colpito un deposito dell'azienda Agovino.  "Da tempo chiedo al sindaco Giuseppe Canfora attenzione sulla zona Pip e Sarno si ritrova ad affrontare nel peggiore dei modi l'ennesima emergenza ambientale dopo l'incendio del Saretto. Mettere contro cittadini e lavoratori è la cosa peggiore che esiste. Magari, lo ribadisco, sarebbe da approfondire il rilascio delle autorizzazioni regionali, focalizzandosi sul ruolo della politica sarnese, date in questi anni alle aziende che stoccano rifiuti nella zona Pip della città. Tutto in regola, ci mancherebbe. Ma quando si parla di "polo dei rifiuti" non bisognerebbe indignarsi perché i dati parlano di milioni di tonnellate di rifiuti stoccati. Ora, però, è il momento della responsabilità. Non si perda tempo, perché anche un solo posto di lavoro che viene a mancare è un danno gravissimo per questa terra. Voler fermare un'azienda per questioni che vanno oltre l'incendio è sbagliato".
(Cisal Salerno)


Luigi Vicinanza

Inserito da Golfonetwork lunedì 13 aprile 2020 alle 13:49 commenti( 0 ) -

Il dottore Luigi Greco allontanato dal Ruggi di Salerno, l´appello della Uil Fpl

Il dottore Luigi Greco allontanato dall'azienda Ruggi di Salerno. L'appello della Uil Fpl provinciale: "Scelta incomprensibile, serve un ripensamento immediato".

Salerno, 13 aprile 2019
"L'allontanamento del dottore Luigi Greco dal servizio presso il reparto Infettivi dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno è del tutto incomprensibile a parere di questa segreteria per il semplice fatto che Greco era stato richiamato in servizio per la sua ultradecennale competenza nella diagnosi e terapia delle Malattie Infettive e non per la competenza in tema di direzione aziendale o strategica di una Azienda Ospedaliera".
Così la Uil Fpl Salerno commenta quanto accaduto all'ospedale "Ruggi".
"E' da medico sul campo ha evidenziato le criticità, condivise da moltissimi operatori del Ruggi, legate alle scelte organizzative della direzione strategica dell'Azienda.  Criticità più volte segnalate attraverso note sindacali e comunicati stampa da questa organizzazione sindacale nell'impossibilità contingente di adire agli strumenti del confronto tra le parti. Il dottore Greco ha espresso le sue personali preoccupazioni sulle citate scelte organizzative nell'interesse prima di tutto dell'utenza che quotidianamente si rivolge all'Azienda, le ha espresse dal punto di vista del sanitario clinico e di autorevole rappresentante della comunità scientifica degli infettivologi, non era legato ad alcun vincolo di dipendenza con l'Azienda perchè in servizio in qualità di consulente, è intervenuto per dare un forte messaggio di rassicurazione per la pubblica opinione che il sistema comunque sarà in grado di  proteggere la popolazione dal Covid-19. Il suo allontanamento immotivato fa perdere alla nostra comunità una risorsa preziosa ed una competenza  appassionata. Un auspicabile ripensamento della direzione strategica dell'Azienda sarebbe il segnale alla pubblica opinione che le direzioni strategiche aziendali operano, pur tra mille difficoltà, nell'esclusivo interesse della tutela della salute dei cittadini".
(Uil Fpl Salerno)

Inserito da Golfonetwork lunedì 13 aprile 2020 alle 13:48 commenti( 0 ) -

Avv. Falci: Il «mio» processo Tortora (Terza Parte)

La prima vera udienza di trattazione del processo si tenne il 14 febbraio 1985.
Giunsi per tempo nell’aula bunker, un po’ trafelato per essere passato prima a ritirare la toga nel negozio di corso Umberto. Nell’aula, e anche prima, nella zona “stampa”, c’era un gran brusio anche perché si commentava la notizia della morte, avvenuta il giorno prima, della madre del Presidente del collegio, il dott. Luigi Sansone; si discuteva se fosse stato opportuno manifestare al Presidente l’eventualità di rinviare il processo per consentirgli di partecipare al funerale, dandogli la nostra più incondizionata disponibilità e vicinanza in quel particolare momento. Una volta dentro vidi tra i tanti avvocati che non conoscevo, l’unico a me noto, l’avv. Rodolfo Viserta di Sarno. Di qualche anno più grande di me, era della mia stessa generazione professionale. Molto bravo, cortese, corretto, e soprattutto molto preparato, riconoscimento di tutta la classe forense di Nocera che lo ha eletto negli anni successivi, Presidente della Camera Penale di quel Foro, e non è cosa semplice in un piccolo foro di provincia. Andai a sedermi vicino a lui, in seconda fila, e mi informò di quanto stava accadendo (Rodolfo è sempre stato informatissimo dei processi); di lì a poco fummo raggiunti da Alberto Simeone nel suo loden verde che venne a posare le “carte” a fianco a me e si diresse verso le “gabbie” dai suoi clienti beneventani. Dopo aver scambiato qualche battuta con Rodolfo che mi anticipò, se si fosse tenuta l’udienza, la sua idea di sollevare la questione della incompetenza per territorio per i suoi assistiti tutti di Sarno, mi recai anche io vicino alle “gabbie” posizionate alle nostre spalle e di fronte al Tribunale. Era stata realizzata nell’aula, una cortina di gabbie leggermente a curva convessa verso l’aula, separate tra di loro da un muretto che creava perciò luoghi distinti per categorie di imputati.
L e "gabbie" piene di imputati
Mi ricordai di quelle gabbie così posizionate, tanti anni dopo, nel settembre 2017, quando passai 24 ore nel c.d. U.T.I.C. (unità di terapia intensiva coronarica) dell’Ospedale San Leonardo di Salerno a seguito di un intervento per l’applicazione di  1 stent in angioplastica che subii per un infarto del miocardio (malattia professionale dell’avvocato). Eravamo 8 persone a letto in quella enorme stanza e con una serie di tubicini e sonde attaccate a macchinari alle nostre spalle. Eravamo disposti come quegli imputati di Poggioreale, cioè a semicerchio; al centro della sala c’era una la postazione dei medici e infermieri che controllavano su uno schermo i dati del nostro monitoraggio e avevano la possibilità di poterci osservare visivamente e contemporaneamente, tutti insieme, senza doverci venire a vedere da vicino; erano posizionati nel centro di una ideale circonferenza lungo un arco della quale eravamo noi malati nei lettini. Mancavano solo le sbarre a chiuderci la postazione ai piedi del letto, ma lì dove eravamo noi 8 non potevamo scappare comunque.
Nell’aula, in ogni spazio vi erano delle sedute degradanti verso l’alto del tipo spalti degli stadi di calcio che consentiva ai molti detenuti di seguire e vedere da seduti il processo.
Pensai che noi avvocati in quel momento riproducevamo per quei detenuti in quella posizione da semi spalto “Colosseo”, i gladiatori che avrebbero dovuto dare lo spettacolo della lotta violenta per salvarsi la vita; solo che in questa occasione invece che la loro, quei gladiatori avrebbero dovuto salvare la vita dei loro clienti, degli spettatori.
Quella soluzione consentiva agli imputati di entrare in aula direttamente da un corridoio che collegava l’aula bunker al carcere; proprio per questa ragione la decisione di costruire quell’aula era ricaduta nel penitenziario di Poggioreale, anche per evitare pericolose e costose traduzioni dei detenuti che in genere determinano anche ritardi nella celebrazione dei processi.
C’era la “gabbia” dei terroristi, quella dei “politici”, quella dei pentiti, quella delle guardie carcerarie etc.; P.A,, il mio cliente, stava in quella più affollata, la definirei dei “generici”, in posizione centrale rispetto all’aula.
Ovviamente anche questa volta fu lui a vedermi e ad agitarsi sporgendo le braccia oltre le sbarre di ferro.
Mi sembrò di rivedere tra quelle braccia e quelle urla dei detenuti, una illustrazione della Divina Commedia di Dorè, un libro che avevamo a casa dei miei genitori e che mi aveva sempre molto attirato fin da bambino delle elementari. Neanche a farlo a posta, oggi, mentre sto scrivendo, quando sono andato a controllare quale scena mi era venuta in mente allora, ho scoperto che il mio ricordo era legato alla illustrazione del XIV girone dell’inferno, quel girone, cioè, dedicato ai violenti contro Dio tra cui i bestemmiatori; e, per quello che si sentiva gridare il girone era sicuramente in tema.
L’illustrazione raffigurava una folla di dannati che si contorcono sotto una pioggia di fuoco.
P.A. e i suoi compagni di cella si muovevano in quello stesso modo. Dei dannati rappresentati da Dorè, dannati anche loro per quel destino che vivevano.

Si contorcevano per cercare di guadagnare un posto giù, davanti alle sbarre da cui salutare un parente o un amico che era venuto ad assistere al processo e si trovava di fianco alle gabbie stesse. Cercavano, con il saluto e con lo sporgere di braccia fuori dalle sbarre, un po’ di libertà, una libertà parziale del corpo, delle sole braccia e mani che uscivano di galera.
Un poco come la “fame d’aria” di chi non riesce a respirare.
Se, poi, non guadagnavi quella posizione davanti a tutto non c’era possibilità di salutare il “familiare”.
Quella dei familiari è un’altra componente quasi necessaria dei processi di camorra. Quasi che senza “familiari” il processo è nullo!
Un poco come una volta, anche a quell’epoca, era “nullo” il matrimonio se nel menù del ricevimento fossero mancati i “medaglioni di vitello con piselli” seguito dal “trancio di cernia al forno con patate”.
Anche nella ”componente processuale” dei “familiari”, Napoli ha una marcia in più rispetto ad altre città anche della Campania stessa.
Il popolo dei “familiari” dei napoletani è autentico, appassionato, rassegnato ma in rivolta, è, in definitiva, nel suo disordine e folclore, educato: sa che dovrà “subire” la punizione, si dispera ma non oltraggia nessuno; sa svolgere la parte che la sorte gli assegnato nella vita: quella del “familiare del carcerato”.
Il “familiare” non ha risentimento verso nessuno, ha solo un moto di rivolta per volere affermare ciò che vuole.
Io ho sempre “subito” queste scene, e anche ora, dopo 41anni di frequentazione di processi, non ho fatto il callo a queste visioni, mi rattristano, forse, più che a loro stessi.
Più volte mi sono ritrovato a pensare come sarà la notte e il giorno successivo e poi la settimana e il mese e l’anno di quella donna che di sera lascia il tribunale dove il suo “uomo” è stato condannato a 5/6 anni di carcere.
Ho sempre pensato che è la condizione con la quale Camus descrive la disperazione nel romanzo “la peste”.
Scrive il grande Albert a proposito di chi si ricoverava ed entrava in ospedale perché colpito dalla peste che era come un detenuto che entra in carcere: nemico del suo passato, ansioso del presente, privo di futuro.
Così quelle donne che rientrano a casa dopo le condanne di quegli uomini che le salutano baciandole ammanettati tra gli agenti di scorta che li strattonano per vincere la loro misera resistenza e li portano nel cellulare per rientrare in carcere; quelle donne a volte bellissime e a volte mostruose, quasi sempre volgari, ma nel senso etimologico e non solo dispregiativo del termine (le donne dei quadri di Tafuri, per intenderci), me le immagino nemiche di quel passato in cui si sono innamorate e hanno scelto quel compagno di vita; ansiose del presente nel quale devono organizzarsi da sole e fare per tre ( per loro, per  il compagno e per i figli); prive di futuro perché ormai sanno che anche se scarcerato il loro compagno sicuramente o per lo meno con moltissime probabilità, ritornerà in carcere perché non sa e forse neanche vuole fare altro.
Secondo me i “familiari dei carcerati” scontano anche loro la pena, non sono reclusi, ma subiscono un castigo senza alcuna colpa, il che equivale a dire una disgrazia.
I detenuti e i loro familiari hanno entrambi la stessa vita solo che cambia il posto dell’aggettivo di queste vite.
I detenuti hanno “una povera vita”, i loro familiari “una vita povera”.
Con la prima espressione si intende una esistenza squallida, senza significati e valori; con la seconda uno stato forse di povertà materiale, ma di libertà interiore e serenità nel non avere danneggiato o offeso nessuno.
I “familiari” non fanno vittime se non quei figli messi al mondo che il più delle volte, ma meno male non sempre, avranno la stessa “povera vita” del padre oppure la “vita povera” della madre.
Il collegio giudicante al completo
Comunque, tornando dai miei pensieri in aula, dopo una decina di minuti nei quali non riuscii né a capire cosa mi dicesse né a parlare con P., allo squillo di una campanella come quella della scuola, da dietro il banco del Tribunale dove era già posizionato il cancelliere, dalla camera di consiglio, uscirono il Presidente Sansone con i giudici a latere, i dottori Orazio Dente Gattola e Gherardo Fiore, e il Pubblico Ministero il dott. Diego Marmo che andò a posizionarsi al suo banco alla destra del Tribunale a metà strada tra il collegio e i banchi di noi difensori.
Con queste 4 persone, pensai, avrei passato i miei prossimi 8 mesi di vita!
Il presidente era un uomo grosso, dal fisico possente, panciuto ma non grasso (tipico di un ex pallanuotista), con una faccia sorridente, sorniona, simpatica che ispirava simpatia e fiducia; una figura a metà strada tra buon padre di famiglia e un sano contadino cilentano, rassomigliante, ma molto vagamene a Mario Merola.
I due giudici a latere erano più minuti di aspetto.

Gherardo Fiore con quel nome di battesimo destinato a diventare famoso qualche anno dopo addosso ad un suo collega, era minuto, bassino e aveva degli occhiali da vista scuri che nascondevano gli occhi, lo specchio delle emozioni: era praticamente indecifrabile.
Di Orazio Dente Gattola ho saputo di recente, mentre mi accingevo a scrivere di lui, che era iscritto all’” Augustissima Arciconfraternita della S.S. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti”, un sodalizio feudale in odore di religiosità con donne pie e caste d’altri tempi.
Questa scoperta mi ha aiutato nella descrizione di questo giudice a latere: sembrava un iscritto alla Augustissima Arciconfraternita della S.S. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, più pellegrino che convalescente.
Avrebbero detto i “familiari” presenti nel pubblicoin aula,: nu prevete spugliato.
Il pubblico ministero dr. Diego Marmo
Il P.M. Marmo aveva la barba nera ben sagomata, era alto, un po’ stempiato e dava l’idea di uno che si piaceva molto, un novello narciso con la toga e le bretelle; anche lui, come il Presidente, affabile con gli avvocati, o per lo meno, lo erano con me, chissà se solo perché ero giovanissimo e quindi ispiravo anche la “tenerezza” dei bambini.
Dopo la dichiarazione di condoglianze al Presidente, fatta a nome di tutti noi  dall’avv. Aldo Cafiero allora presidente della Camera Penale di Napoli, un fuoriclasse del Foro, e, dopo la dichiarata disponibilità a rinviare l’udienza per consentire la partecipazione al lutto del Presidente, questi prese la parola ci ringraziò ma decise che il processo avrebbe comunque avuto inizio.
Si fece l’appello, si costituì il collegio difensivo con ognuno di noi che si alzava per fare vedere la sua presenza in aula quando veniva chiamato il suo cliente, in rigoroso ordine alfabetico, e, finalmente, il Presidente diede la parola ai difensori che avessero voluto sollevare eccezioni preliminari, nell’ordine di prenotazione regolata dal pulsante.
A questo punto capii il funzionamento del microfono davanti a me che Rodolfo Viserta spiegò a me e ad Alberto Simeone, la famosa “funzione-prenotazione”.
Si iniziò allora con il primo avvocato, il più lesto a premere il pulsante che espose una questione preliminare “rigettata” seduta stante dal Tribunale dopo una rapidissima “camera di consiglio” senza “camera”, e cioè con il Presidente che si girava prima verso il giudice seduto a destra, poi verso quello seduto a sinistra con i quali confabulava, o faceva finta di farlo, con la mano davanti la bocca per non consentire di decifrare il labiale (ne più ne meno di quello che oggi fanno gli allenatori e i calciatori in campo durante le partite davanti le telecamere), e, a microfono dichiarava: “il tribunale rigetta”.
Così per il secondo, il terzo e, man mano, con tutti quelli che esponevano le loro tesi, su presunte nullità quando la lucina rossa lampeggiava al loro microfono.
Ognuno degli avvocati che esponeva la sua eccezione aveva diversi modi di porre le questioni: si andava da chi si accalorava e alzava la voce, a chi invece era più discorsivo, si passava dal tono cerimonioso a volte perfino languido, a quello asciutto e secco, molto tecnico.
Il tutto accompagnato anche da un gesticolare tipico di noi penalisti.
A proposito di questi toni e di gesti, un occhio attento può individuare la scuola di provenienza di ogni avvocato perché, volutamente o inconsciamente, ognuno di noi è portato ad emulare il proprio maestro.
Io ho perfino pensato a volte che mi sarebbe piaciuto addirittura parlare con la cadenza calabrese del prof. Giuseppe Gianzi di Roma socio del prof. Giuliano Vassalli che gli subentrò nella gestione dello studio di via della Conciliazione 44 che ho frequentato per diversi anni e che reputo il mio idolo del Foro.
Su questo aspetto c’è da dire che però, a volte, come nel mio caso con Gianzi, si fa pratica presso un avvocato che non ha caratteristiche comportamentali consone alle tue e, quindi diventa più difficile l’emulazione.
Io, per esempio sono tumultuoso ed esplosivo, il prof. Gianzi è la calma e il dominio dei nervi in persona, non l’ho mai visto agitarsi neanche in situazioni in cui io, e non solo io, avrei rivoltato in aria il banco della difesa.
A un certo punto, per Rodolfo ci fu un brutto colpo: un avvocato di Santa Maria Capua Vetere, chiese che il Tribunale di Napoli si dichiarasse incompetente per territorio nei confronti del suo cliente che era accusato di far parte, insieme ad altri sodali, della NCO in agro di Caserta.
Praticamente la stessa questione di Rodolfo
Il Presidente Sansone, con lo stesso rito descritto prima, aggiustò il microfono e disse, lapidario: “il tribunale rigetta”.
Ricordo che Rodolfo si incazzò e mi disse che ora non sapeva più cosa dire essendo scontato che il ragionamento del Tribunale, di cui non avevamo la benché minima traccia di argomentazione, sicuramente sarebbe stato lo stesso per la c.d. cellula della NCO dell’agro nocerino sarnese di cui si ipotizzava facessero parte sia il mio P.A., che l’assistito di Rodolfo.

Io cercai di consolarlo e gli dissi che gli era andata bene, si era risparmiato un “rigetto in faccia”. Rodolfo, invece, mi fece notare che non era così, comunque era opportuno che facessimo un intervento perché altrimenti i nostri clienti, alle nostre spalle, nelle “gabbie”, avrebbero potuto pensare che non eravamo preparati. Sventolò lo spettro della competizione!
In effetti aveva ragione: tutti gli avvocati combattevano e noi no, non sarebbe stata una cosa conveniente e sicuramente avrebbe prestato il fianco a critiche feroci, i nostri clienti al rientro in cella si sarebbero potuti sentir dire: “ ma chi hai messo uno che non dice niente?”.
Questo del volersi mettere in mostra da parte dell’avvocato è un argomento un poco spinoso, specie oggi con il rito che prevede che la prova si forma in aula durante il dibattimento.
Se si volesse seguire lo “spettro della competizione” allora ci si dovrebbe impegnare in un iper-presenzialismo e protagonismo in aula che, però, potrebbe risultare negativo per l’esito della causa.
Quante volte ho assistito a veri e propri show di avvocati che, pur di dimostrare il loro intervento, hanno fatto dei clamorosi autogol; quante volte quella domanda non andava fatta e nel momento in cui, per smanie di protagonismo la si è fatta, si è ottenuta la risposta che ha inchiodato il proprio cliente.
Il bello è che non sempre il cliente lo capisce. Quei tipi di avvocati riescono a convincere il proprio assistito che è andata male “nonostante” gli sforzi della difesa sottacendo che se si fosse “riposata” e non sforzata la difesa, si sarebbe vinta la causa.
Confidai, comunque a Rodolfo che io non mi ero preparato nessun tipo di intervento e, quindi non sapevo come fare, ma, ciò nonostante, premetti il pulsante della prenotazione e mi misi a riflettere su cosa avrei potuto sottoporre all’esame del collegio.
Ho passato la mia adolescenza e anche molto dopo su tavoli di poker e nei casinò: lo confesso mi piace giocare! Ero, perciò, abituato al rischio e al bluff e così fu: giocai la mano, schiacciai il pulsante e “non passai”, mi misi ad attendere che mi venissero date la carte.

Iniziai, però, a riflettere su quale questione e con quali argomenti avrei dovuto ricevere il mio personale “rigetto”.
Passarono più di due ore con una raffica impressionante di “rigetti”; addirittura in certi casi alcuni avvocati, quando era giunto il loro turno, neanche formulavano per esteso la questione, ma si limitavano a “riportarsi” alla questione esposta da un collega che aveva la stessa tematica sottostante e si sedevano appena in tempo per sentire: “il tribunale rigetta”.
Avevo finalmente trovato una questione, anche nuova rispetto a quelle che sentivo, ed ero, perciò, passato dall’ansia di vedere accendere la lucetta rossa del microfono senza sapere cosa dire, all’ansia di non vederla accesa per dire subito quello a cui avevo pensato.
Una specie di lotta con il tempo, prima in negativo e poi in positivo.
Nella prima fase il tempo sembrava volare, nella seconda sembrava scorrere lento. Questa è la prova e la dimostrazione della esattezza della teoria della relatività del tempo di Albert Einstein; verifica che potrete notare allo stadio negli ultimi 5 minuti di una partita di calcio.
Se la tua squadra sta perdendo 1 a 0 il tempo vola, se sta vincendo 1 a 0 il tempo si rallenta anche se le lancette dell’orologio, che non sa il risultato che ti interessa, oggettivamente scorrono alla stessa maniera con lo stesso ritmo.
Il tempo perciò è relativo, è relativo al tuo stato d’animo.
Alle 13,30 in punto, si accese la lucina che per me, per quello che poi è successo, fu la luce intensa di un riflettore, la luce della ribalta come il titolo del film scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin, ma non nella trama.
Quella luce infatti mi illuminò facendomi diventare per 7 giorni il più nominato, e in un certo senso, più famoso avvocato d’Italia sulla stampa.
“Sig. Presidente, sono l’avvocato Falci (scandito lentamente per non storpiare il cognome) del Foro di Salerno, difensore di P.A.. Prendo la parola per chiedere al Tribunale di volere acquisire agli atti di questo processo, i verbali degli interrogatori del pentito Pasquale D’Amico, resi davanti l’Autorità Giudiziaria di Salerno in una indagine sfociata nel rinvio a giudizio di oltre 100 presunti appartenenti alla NCO nell’area della provincia di Salerno, e, anche se non riguarda la posizione del mio assistito, chiedo che vengano acquisite le dichiarazioni che questo pentito ha reso davanti ad altri P.M. e G.I. al fine di poter valutare la coerenza, la spontaneità e il disinteresse del pentito e trarne le dovute conseguenze in tema di attendibilità”.

Era fatta! Ero entrato nel processo!
In effetti, era successo, e me ne ero ricordato, che in quel processo di Salerno a cui avevo fatto riferimento (Abbruzzese + 100), nel quale difendevo un imputato di Pagani, avevo letto il verbale delle chiamate in correità di D’Amico Pasquale che non aveva menzionato P.A..
La cosa singolare era che ai giudici di Napoli, Pasquale D’amico, ad una domanda generica del tipo: “ci indichi i camorristi della NCO che lei conosce”, aveva risposto con una serie di nomi tra cui P.A. definito “affiliato di Nocera”.
Poi però, dopo, in una data successiva di qualche mese, al Giudice Istruttore del Tribunale di Salerno, Domenico Santacroce (don Mimì per noi salernitani), ad una domanda più specifica del tipo: “ci indichi i camorristi della NCO dell’agro nocerino sarnese che lei conosce”, non aveva menzionato P.A..
L’altra singolarità era che a Salerno non era possibile che D’Amico si fosse dimenticato di P.A. perché il Giudice gli aveva sottoposto in visione un fascicolo fotografico, il c.d. “organigramma della NCO” predisposto dalla polizia, il cui P.A. era effigiato a pag. 21.
Il pentito da pagina 19 del fascicolo in cui aveva riconosciuto la persona nella foto, era passato a pag. 23 del fascicolo in cui aveva riconosciuto quello effigiato in quell’altra foto e poi aveva proseguito saltando qualcuno e indicando altri.
D’Amico, cioè, aveva visto la foto di P.A. che qualche mese prima, a Napoli, senza “aiuti alla memoria”, in una situazione generica e allargata, aveva detto di conoscerlo come camorrista di Nocera, e poi, a Salerno, dopo aver visto la foto di faccia e di profilo di P.A., non lo indica tra coloro che accusava e che avrebbe fatto arrestare da quel giudice, perché camorristi di Nocera.
C’era qualcosa di strano sicuramente!
A questo punto il Presidente fece la stessa liturgia ormai nota (giro a destra, a sinistra, mano sulla bocca) e a microfono dichiarò: “il Tribunale si riserva di decidere sull’istanza dell’avv. Falci e rinvia il processo al …..”.
Apoteosi, mi sentii un grande!
Avevo messo in difficoltà il Tribunale o, più semplicemente era giunta l’ora in cui rinviare per consentire al Presidente Sansone di partecipare al funerale della madre? Poco importava in quel momento, lo avremmo saputo alla successiva udienza.

Iniziarono i complimenti dei colleghi alcuni dei quali neanche avevano sentito cosa avessi detto e mi chiedevano di ripeterglielo. Dalle “gabbie” si sollevò un brusio misto di soddisfazione e incredulità: chi "cavolo" era quel ragazzino con i capelli lunghi che aveva messo il Tribunale in condizione di non ”rigettare”.
Quasi quasi mi sentii un metoclopramide o un domperidone le molecole dei farmaci contro nausea e vomito; avevo arrestato il “rigetto”.
Incrociai, prima di uscire, lo sguardo di P.A. che dalla “gabbia”, con gli occhi, mi comunicò tutta la sua soddisfazione e ammirazione per quello che avevo fatto e mi fece capire che la sua fiducia in me era aumentata.
Mi disse, qualche giorno dopo, che in un certo senso, quel successo era stato tributato anche a lui a Poggioreale. Tutti i coimputati volevano saper chi fosse quell’avvocato giovane che lo difendeva e che aveva messo in scacco il Tribunale di Napoli. Domanda a cui rispondeva che era “quello che aveva fatto assolvere P.B. detto u’ F. dal triplice tentato omicidio di Nocera”, fatto, quello, conosciuto anche a Napoli non fosse altro perché le vittime erano napoletani e, mi sembra, uno di essi anche imputato in quel troncone.
Quel giorno, sul campo, mi guadagnai la nomina di un imputato presente nella “gabbia” di P.A., P.A. anche lui, di Salerno, coinvolto per una sua presunta affiliazione quando era detenuto ad Ascoli Piceno nello stesso Carcere dove Cutolo aveva “soggiornato” per un anno circa.
Oggi che mi accorgo che le iniziali di questi due clienti sono le stesse, potrei dire che in quel processo ho difeso (P.A.) al quadrato.
All’udienza successiva, infatti mi alzai per due volte a dire: “presente”.
Il meglio, però doveva ancora avvenire e si sarebbe concretizzato di lì a qualche minuto, davanti la porta dell’aula Ticino.
Tutti, dico tutti, i giornalisti presenti quel giorno mi aspettavano e mi accerchiarono per avere i dettagli della questione.
Mi concessi alla stampa molto volentieri!
Il giorno dopo tutta, dico tutta, la stampa nazionale, dal Corriere della Sera al Mattino, dalla Stampa a Repubblica, dal Messaggero al Resto del Carlino, al Secolo XIX, riportavano la notizia che “il processo Tortora a Napoli, iniziato in mattinata,  si è trascinato con una serie di eccezioni della difesa, tutte rigettate, tranne quella dell’avv. Falci che …..”.

Ero diventato famoso per una serie di coincidenze spazio temporali: ero nell’aula bunker di Poggioreale (spazio) e la lucetta rossa si era accesa alle 13,30 (tempo).
Anche questo fa parte del gioco della vita.
Della partita che si gioca, con rischi che si devono prendere e i ragionamenti che si devono fare.
Questa fu, inoltre, l’occasione in cui parlai per la prima volta con Enzo Tortora.
L'avv. Raffaele Della Valle alle spalle di Enzo Tortora
Prima di andare via nell’area che diventerà quella di nostra competenza, quella riservata alle più svariate riflessioni extraprocessuali, conobbi Enzo Tortora perché uno dei suoi difensori presenti quel giorno in aula l’avv. Raffaele Della Valle di Monza con il quale poi legammo come con tanti altri, mi chiese maggiori dettagli sulla questione che avevo sollevato.
Sia lui che Tortora commentarono con favore quello che avevo scoperto.
Era un tassello importante per portare avanti il tema principale se non unico del processo che ci accomunava tutti: l’attendibilità dei pentiti.
Enzo Tortora era vicino al suo avvocato ascoltò in silenzio, come dicevo ieri, in maniera educata, e alla fine ci salutammo stringendoci la mano che io gli porsi scambiandoci un reciproco sorriso.
Ora ci “conoscevamo” o, per meglio dire, ora io, ancora non trentenne, avvocato di provincia, lo avevo conosciuto fisicamente, di persona.
A dopo per le prossime udienze e per le sentenze, praticamente, in gergo, “rinvio alla prossima puntata”.
(Giovanni Falci)


Della Valle con Tortora


Il Prof. Gianzi


Il Presidente Sansone


Le gabbie con gli imputati

Inserito da Golfonetwork lunedì 13 aprile 2020 alle 13:20 commenti( 0 ) -

Notizie Flash (13/4/2020)

Emergenza Coronavirus- Da domani (14/4/2020) possono essere svolte attività di selvicoltura. Questo tipo di lavori sono utilissimi per evitare gli incendi boschivi e della macchia mediterranea. La Coldiretti approva.

Emergenza Coronavirus- In Campania le librerie resteranno chiuse fino al 3 maggio 2020. Lo ha deciso il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca con una apposita Ordinanza.

Capaccio/Paestum- Abbandonati sulla spiaggia due cassoni di cipolle.

Emergenza Coronavirus- Costiera amalfitana, Cilento e Vallo di Diano: controlli serrati per Pasquetta.

Agropoli- Restrizioni Covid-19: intercettati dai Vigili Urbani due sub nei pressi del lungomare successivamente sanzionati dalla Capitaneria di Porto.

Scafati- Veglia pasquale nella parrocchia Santa Maria delle Vergini di Piazza Vittorio Veneto: sanzioni e quarantena domiciliare per i 40 partecipanti. Il blitz è stato eseguito dai Carabinieri che hanno identificato i presenti.

Inserito da Golfonetwork lunedì 13 aprile 2020 alle 13:15 commenti( 0 ) -

Notizie Flash (12/4/2020)

Montano Antilia- Scomparso da due giorni Marco Iannuzzi (un quarantenne): ricerche in corso. Al momento della scomparsa indossava una giacca beige ( una sfumatura, tendente al grigio, del colore marrone) e pantaloni di colore scuro. Aggiornamento: ritrovato Marco Iannuzzi, l'annuncio è stato dato dal sindaco di Montano Antilia Luciano Trivelli.

Fisciano- Morto Corrado Sica, Comandante in congedo dei Vigili Urbani.

Salerno- Restrizioni Covid-19: viola e prende il sole in spiaggia sul lungomare a Mercatello. Il soggetto è stato identificato e denunciato dalla Polizia.

Inserito da Golfonetwork domenica 12 aprile 2020 alle 19:28 commenti( 0 ) -

Partite Iva Insieme per Cambiare: Non lasciateco soli - #iononmiindebito

NON LASCIATECI SOLI
SIAMO L’ANIMA ECONOMICA DEL PAESE E RISCHIAMO IL COLLASSO.
AIUTACI A FAR VOLARE ALTA LA NOSTRA VOCE
Le Partite IVA italiane lanciano la loro SUPPLICA agli ARTISTI, agli esponenti del mondo dello SPETTACOLO, della CULTURA, dell’ECONOMIA e dello SPORT:

TESTIMONIACI LA TUA SOLIDARIETÁ
Chiusi in casa con le serrande abbassate, impotenti di fronte a questo pericolo di estinzione del cuore pulsante dell’Economia Nazionale, del FUTURO delle FAMIGLIE degli IMPRENDITORI e dei loro DIPENDENTI.

AIUTATECI
Lo STATO deve intraprendere una nuova POLITICA SOCIALE a favore delle Partite IVA - che sono parte integrante del PAESE ITALIA, rappresentando il 75% del Prodotto Interno Lordo - pertanto NON le spinga ad INDEBITARSI ma ascolti le loro RICHIESTE per trovare ASSIEME la soluzione più idonea ad uscire dal baratro nel quale stiamo finendo. Dobbiamo Risollevarci e Rinascere. TUTTI ASSIEME CE LA FAREMO!!!
(Associazione Partite Iva Insieme per Cambiare - Il Presidente Giuseppe Palmisano)


Inserito da Golfonetwork domenica 12 aprile 2020 alle 13:17 commenti( 0 ) -

Covid-19: Strianese nel Tavolo nazionale con il Governo per la fase 2

Il Presidente Michele Strianese nel Tavolo nazionale con il Governo per programmare la fase 2 dell’emergenza Covid.
Per le Province iniziano forse tempi diversi, con ruolo di pari dignità con altri Enti Locali. Di sicuro per il Presidente della Provincia di Salerno inizia un percorso importante e di grande responsabilità. Michele Strianese infatti entra a far parte della Delegazione Nazionale di Enti Locali che si confronterà con il Governo in merito alla cosiddetta “fase 2”. Seguirà quindi con il Governo tutta la programmazione della fase 2 dell'emergenza epidemiologica da Covid 19. “Sono particolarmente soddisfatto e onorato – dichiara il Presidente Michele Strianese – per il mio ruolo in questa task force, composta da 3 rappresentanti delle Regioni, 3 delle Province e 3 dei Comuni, che comporrà con il Governo il Tavolo nazionale che si occuperà di analizzare e affrontare le tematiche relative alla cosiddetta “fase 2”. La delegazione, in cui vengo chiamato a dare il mio contributo, si confronterà con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il Ministro della Sanità Roberto Speranza e con il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, in merito alle decisioni fondamentali per il futuro della nostra nazione. Il Tavolo nazionale si è già riunito in videoconferenza con il premier Conte e il ministro dei Rapporti con le Regioni, Francesco Boccia, insieme ai componenti di 9 Enti territoriali, cioè 3 Presidenti di Regione, 3 Presidenti di Provincia e 3 Sindaci d' Italia.
Di fatto la composizione complessiva del Tavolo nazionale che si occuperà della delicata FASE 2 della crisi sanitaria e socio/economica in atto, è la seguente:
1) GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei Ministri;
2) ROBERTO SPERANZA, Ministro della Sanità;
3) FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari Regionali;
4) STEFANO BONACCINI, Presidente della Regione Emilia Romagna;
5) ATTILIO FONTANA, Presidente della Regione Lombardia;
6) NELLO MUSUMECI, Presidente della Regione Sicilia;
7) MICHELE DE PASCALE, Presidente della Provincia di Ravenna e Presidente Nazionale dell'Unione Province d' Italia;
8) STEFANO MARCON, Presidente della Provincia di Treviso e Vice Presidente Nazionale dell'Unione Province d' Italia;
9) MICHELE STRIANESE, Presidente della Provincia di Salerno;
10) ANTONIO DE CARO, Sindaco di Bari e Presidente dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia;
11) VIRGINIA RAGGI, Sindaco di Roma;
12) ROBERTO PELLA, Sindaco di Valdengo.
Un ruolo molto delicato in questo momento storico, che mi rende orgoglioso e allo stesso tempo più responsabile e determinato. Voglio ringraziare, per questa nomina, il Presidente della Regione Campania On. Vincenzo De Luca, che tramite la mia persona ha voluto dare voce al nostro territorio provinciale e alla Regione Campania che sta svolgendo la parte del leone in questo difficile momento.  Ringrazio, altresì, in modo particolare l'On. Piero De Luca, che ha combattuto e lavorato in prima persona per ottenere la mia presenza all'interno di questo importante tavolo istituzionale, in rappresentanza della nostra grande comunità, e il Segretario Nazionale del PD Nicola Zingaretti, nonché tutto il Partito Democratico della Provincia di Salerno. Con la mia presenza al tavolo nazionale la Provincia di Salerno e la Regione Campania potranno incidere sulle scelte nazionali e noi faremo prevalere prima di tutto la difesa della salute pubblica, il rigore per la tutela dei territori e della vita delle persone, cercando di conciliare il tutto con una graduale ripresa della attività economica e sociale".
(Maria Rosaria Greco)



Inserito da Golfonetwork sabato 11 aprile 2020 alle 19:11 commenti( 0 ) -

Sport: Nikola Manojlovic e la brillante stagione della Genea Lanzara

NIKOLA MANOJLOVIC, TECNICO DELLA GENEA LANZARA: "CREDO IN QUESTO PROGETTO. ANNATA SUPER PER I MIEI RAGAZZI. PRONTI AL SALTO DI CATEGORIA E A FARE BENE! "
Con una lunga ed interessante intervista, Nikola Manojlovic ha analizzato la brillante stagione della Genea Lanzara, conclusasi anzitempo a causa dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19. L' allenatore della Genea Lanzara, nonché Direttore Tecnico della Scuola di Handball, si è raccontato a 360 gradi parlando anche della prossima annata sportiva.
"Ho cominciato ad allenare nel settore femminile, dopo tanti anni non pensavo di lasciare Fondi. Le circostanze mi hanno portato a Salerno, ho avuto una chiacchierata con Domenico Sica, presidente della Genea Lanzara, squadra che ho avuto modo di incontrare in campo soltanto una volta due anni fa. Parlo ovviamente a livello giovanile - dichiara Nikola Manojlovic -  poiché non conoscevo la loro prima squadra, allenando la formazione femminile del Fondi impegnata in A2 e ricoprendo il ruolo di secondo allenatore della compagine di Serie A1. Come dicevo abbiamo parlato, non conoscevo né il campionato di Serie B né l' organico della squadra, ma quando sono arrivato a Salerno ho notato subito degli elementi interessanti, ragazzi giovanissimi: insomma, un bel futuro per questa società.
Lo scorso anno la squadra si è salvata in A2. La dirigenza mi ha illustrato il nuovo programma, che si basava sul ringiovanire la squadra, ripartire da zero scendendo di categoria, insomma un reset totale per avviare un progetto pluriennale ambizioso.  L' idea mi è piaciuta tanto, già in altre occasioni ho preso in mano le redini di una squadra, partendo da zero, costruendo un gruppo, alcune atlete sono cresciute destando interesse a livello nazionale. Dunque sono stato ben felice di sposare l' idea.
Ora stiamo vivendo un momento drammatico a livello mondiale, nel nostro Paese siamo rinchiusi in casa da oltre un mese, nessuno poteva mai aspettarsi qualcosa del genere. Il 5 Aprile abbiamo ricevuto la notizia della sospensione delle competizioni, ciò dispiace ma i ragazzi hanno fatto un bellissimo percorso e questo non si può cancellare. E' stato bello avere in squadra anche tre ragazzi spagnoli, ovvero il portiere Castano, il pivot Lopez ed il terzino Navarro, anche loro molto giovani; ci hanno dato una mano, non come professionisti in quanto arrivati a Salerno per studiare grazie al programma Erasmus, e si sono integrati al meglio in un gruppo che per l' 80% è composto da ragazzi di quindici, sedici e diciassette anni.
Personalmente sono molto ambizioso - prosegue - mi piace tanto allenare i giovani. Quest' anno sono stato alla guida del minihandball, U13, U15, U17, U19 e della prima squadra. Abbiamo concluso in prima posizione, oltre che il campionato di Serie B, anche i campionati Under 19 ed Under 17, e con un bel terzo posto in Under 15 con ragazzi tredicenni, dunque anche loro hanno fatto una bella figura.
La collaborazione con la JOMI PDO Salerno è alquanto positiva, si è fatto un gran passo avanti. La compagine femminile è Campione d' Italia in carica, è fresca vincitrice della Coppa Italia, alle spalle c'è un team di professionisti. Insomma, Salerno è una bella città, merita oltre alla femminile anche una squadra maschile in massima serie nel prossimo futuro. Io ci credo, e tanto, altrimenti non sarei venuto qui.
Nel frattempo guardiamo avanti. Già prima che si verificasse questa situazione di emergenza abbiamo cominciato a progettare la prossima stagione agonistica, è un periodo di stasi ma il nostro lavoro va avanti. Posso anticipare che la squadra ha già concluso un primo acquisto, abbiamo preso un giocatore talentuoso che è Denis De Siero ed avviato qualche altro contatto per incrementare la rosa a disposizione. Ci tengo a fare bella figura il prossimo anno, di certo non faremo una comparsata in Serie A2.
Concludo dedicando questo primo posto in campionato ai miei ragazzi, che mi hanno sopportato per diversi mesi, ai nostri tifosi che ci hanno seguiti dalla prima all' ultima partita in gran numero dandoci un grande sostegno e creando una bellissima cornice di pubblico, nonché alle famiglie di questi ragazzi che hanno fatto grandi sacrifici ".
(Genea Lanzara)



Inserito da Golfonetwork sabato 11 aprile 2020 alle 19:05 commenti( 0 ) -

Napoli/Salerno: vendita online di dolci, operazione della Polizia Postale

Napoli/Salerno- Nell’ambito dell’attività di prevenzione e contrasto degli illeciti in rete, gli Uffici della Polizia delle Comunicazioni di Napoli e di Salerno hanno individuato numerose pasticcerie che effettuavano vendita online al dettaglio di dolci tipicamente prodotti in Campania in occasione delle festività pasquali. In particolare, le aziende in questione, tutte con sede legale nella Regione Campania, avevano realizzato delle pagine web dedicate alla vendita online, corredate dalle fotografie dei prodotti offerti, con l’indicazione del relativo prezzo per ciascuna unità, garantendo altresì la consegna sull’intero territorio nazionale. Come noto, la vendita online al dettaglio di prodotti dolciari è vietata fino al 14 aprile 2020 dall’ordinanza del Presidente della Regione Campania n. 25 del 28 marzo 2020, emessa ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833. Gli operatori della Polizia delle Comunicazioni di Napoli e Salerno hanno, pertanto, notificato ai rappresentanti legali delle imprese in questione una sanzione amministrativa pecuniaria e hanno imposto l’immediata cessazione della vendita online mediante chiusura delle pagine web dedicate.
(Comunicato Stampa)

Inserito da Golfonetwork sabato 11 aprile 2020 alle 13:51 commenti( 0 ) -

Notizie Flash (11/4/2020)

Salerno- La Polizia Postale di Napoli e Salerno scopre e blocca vendita online di dolci.

Salerno- Cittadino extracomunitario disturba i clienti di un supermercato e viene arrestato.

Pisciotta- Lavori sospesi al porto: cantiere bloccato dal Tar di Salerno.

Teggiano- Dramma nel Vallo di Diano: morto il neonato partorito in casa dalla madre e nato prematuramente (32 settimane di gravidanza).

Pontecagnano- Emergenza Coronavirus: casse di pesce donate a 50 famiglie indigenti.

Padula- Covid-19: contagiate quattro persone ospitate nella casa Famiglia "San Pio". Sono due donne anziane di Padula, una di Montesano sulla Marcellana ed una di Sala Consilina.

Emergenza Coronavirus- Misure restrittive prorogate fino al 3 maggio 2020 a livello nazionale.

Castellammare di Stabia (Na)- Parcheggiatore abusivo positivo al Coronavirus scappa dall'ospedale di Castellammare e viene arrestato a Pompei.

Inserito da Golfonetwork sabato 11 aprile 2020 alle 13:17 commenti( 0 ) -

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