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Brevemente

Ricordo: giugno 1997, ero in macchina, alla radio passavano un brano che parlava di "uno che non si ricordava del suo compleanno". Lei aveva una voce particolare, lo speaker disse il suo nome, lo dimenticai. Nei giorni successivi mi sintonizzavo costantemente su quella radio e aspettavo. L’attesa fu premiata, rieccola: Carmen Consoli, amore di plastica. Non confidando nella mia memoria scrissi il suo nome su di una busta per lettere che ancora conservo ed il giorno successivo uscii dal negozio di dischi con l’album "Confusa e felice". In quell’album non trovai "amore di plastica". Seguì "due parole", poi l’attesa per "mediamente isterica" ed ora "stato di necessità". Un vero e proprio viaggio ricco di forti emozioni e colpi di scena. In questi giorni "Parole di burro" sta facendo apprezzare la musica di Carmen Consoli a chi ancora "non c’era arrivato". Scelta promozionale "azzeccatissima" anche se io avrei puntato tutto su "Orfeo".

                  Carmen Consoli.

In sintesi

La fragilità e la forza delle donne raccontata in prima persona. In prima persona Carmen è ritornata all’olocausto, poi, sotto le coperte di una malata di aids. Sempre in prima persona ha raccontato le speranze di una donna che vive la guerra, la sofferenza, la rabbia di una donna stuprata e spesse volte la delusione, l’amarezza e la forza della donna ingannata e usata. E’ la fotografia dell’ingarbugliato mondo occidentale femminile dei giorni nostri. Una donna che è reduce da un passato dove era abituata a cercare qualcuno che la proteggesse e che ora ha voglia di uscire da quel mondo ovattato, ha voglia di emergere e capisce che lo deve fare contando prevalentemente sulle proprie forze. In questa impresa la fragilità potrebbe essere il suo punto debole, il suo Giuda che sistematicamente cerca di baciarla.

Poi c’è il ritorno nostalgico ai tempi passati, all’infanzia, quando ci si poteva permettere di essere fragili ed è proprio nel periodo dei giochi e delle illusioni che, a mio avviso, va ricercato "quell’anello mancante fonte di ogni incertezza".

E’ il ritratto del mondo femminile e a volte mi chiedo come io possa rimanerci emotivamente coinvolto. Forse è solo il ritratto del mondo delle emozioni visto con gli occhi di una "Donna con la D maiuscola". Forse è il mondo delle donne che inevitabilmente e continuamente si intreccia con quello degli uomini e per questo diventa anche nostro. Forse esiste un solo mondo. Forse tramite la sua musica riesco a capire e apprezzare di più il "suo" mondo. Di una cosa sono certo: dopo quattro albums ho imparato a non sopravvalutare la "sua" forza e, nello stesso tempo, a non sottovalutare la "sua" fragilità. Peccato che in questa fotografia, come dice Maria, manca l’immagine della donna che delude, incanta, inganna e usa.

Mi viene di concludere con la fine di una frase non mia: "...mi fa comunque piacere l’allegria degli altri".....è fondamentale.


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