L´angolo del Nonimestre Costituzionale (1820-1821): Il moto di Nola
L´angolo del Nonimestre Costituzionale (1820-1821): Il moto di Nola
Nelle Due Sicilie, dopo la Restaurazione, trame insolite e senza accordi preventivi tra le province, sùbito cominciarono a nascere fra gli scontenti. I primi seri lavori di una preparazione organizzata per una rivoluzione si ebbero nel maggio del 1817, fra le rovine di Pompei dove s'incontrarono vari settari e decisero di istituire un comitato centrale carbonaro in Napoli. E mentre la propaganda cominciò ad intensificarsi, il generale Guglielmo Pepe, simpatizzante per la Carboneria, permise che tra le milizie di Avellino e Foggia si arruolassero dei carbonari. Ai primi di gennaio 1820 una rivoluzione scoppiò e trionfò in Spagna. Si concluse con la concessione della Costituzione. I liberali napoletani organizzati nell'associazione segreta della Carboneria, saputo dell'esito positivo ottenuto in Spagna, decisero d'insorgere contro il dispotico governo di Ferdinando I e, seguendo l'esempio dei rivoluzionari spagnoli, lo costrinsero a concedere la costituzione. Al generale Guglielmo Pepe, in marzo del 1820, gli fu proposto di capitanare la rivolta. Rifiutò pur ritenendo la Carboneria forte a Salerno ed Avellino, ma non abbastanza efficiente nel resto del regno. Gli organizzatori stabilirono che la rivolta sarebbe dovuta scoppiare la notte dal 29 al 30 maggio, ma un cospiratore denunziò tutto, verosimilmente per qualche miserabile compenso. Seguirono degli arresti e tutto svanì mandando in fumo uno degli elementi fondamentali per il successo: la sorpresa. Bisognava decidere in fretta perché, fino a quel momento, troppo si era parlato di rivoluzione e poca se ne era fatta. Diversi settari, fuggiti da Napoli a Salerno, decisero di iniziare la rivoluzione da quest'ultima provincia. Ma il 20 giugno si ebbero ancora altri arresti a Salerno e fu decisa una immediata adunanza delle gerarchie carbonare ad Avellino che, avutasi il giorno 22 giugno, stabilì la rivolta per il 4 di luglio. In realtà a Nola, la notte dal 1° al 2 luglio 1820, ebbe inizio il moto costituito da uno squadrone di cavalleria comandato dai tenenti carbonari Michele Morelli (calabrese) e Giuseppe Silvati (napoletano) insieme all'abate Luigi Minichini. Quest'ultimo, anch'esso Carbonaro, aveva arruolato una ventina, o poco più, di settari. La colonna uscì dalla città, sperando di fare proseliti, preceduta dall'ecclesiastico a cavallo, in abito talare e con schioppo a tracollo; lo seguivano i carbonari, parte armati e parte no, poi i soldati puntando su Avellino creduta in mano ai carbonari. Per strada si unirono poche altre persone ed i militari si scoraggiarono, ma l'abate Minichini che innanzi, di tanto in tanto, gridava "Viva paesani! Allegri! Viva la libertà e la costituzione", si mostrò risoluto riuscendo a mantenere unita la colonna. Giunti a Monteforte, a pochi chilometri da Avellino, gli insorti ebbero i primi aiuti e incoraggiamenti; trovarono persone entusiaste, decise, e gli animi si risollevarono. All'alba del 3 luglio quattro compagnie della milizia borbonica da Napoli mossero verso Monteforte al fine di sbarrare loro la strada per la capitale. Ma esse passarono con i rivoluzionari formando sette compagnie, oltre a molti civili. Nella giornata del 4 luglio, Guglielmo Pepe, già sospettato dal governo, avuta notizia del suo arresto, con la sua brigata di cavalleria desiderosa di essere da lui capeggiata, lasciò Napoli per andare ad unirsi ai rivoluzionari. All'imbrunire fecero la stessa cosa due reggimenti di cavalleria e una compagnia di fanteria. Nella stessa giornata del 4, da Salerno si mossero 650 uomini contro gli insorti comandati da generale Campana e, nei pressi di Solofra si verificarono poche fucilate. Il comandante Campana, temendo di essere aggirato e dubitando della fedeltà dei suoi, si ritirò. I ribelli, senza morti né feriti entrarono in Solofra. Intanto giungeva da Napoli, con 1200 uomini, il generale Nunziante ed i due, agendo senza coordinamento d'azione, invano, ritentarono l'impresa: il Campana sulla destra di Solofra e il Nunziante sulla sinistra. Il mattino del 6 luglio i ribelli passano alla controffensiva e costrinsero il ripiegamento del Campana a Salerno e del Nunziante a Nocera. Lo stesso 6 luglio il re, promettendo la Costituzione in un tempo limitato (otto giorni) emise il seguente editto:
Alla nazione del regno delle due Sicilie - Essendosi manifestato il voto generale della Nazione delle Due Sicilie di volere un Governo costituzionale, di piena nostra volontà consentiamo e promettiamo nel corso di otto giorni di pubblicarne le basi. Fino alla pubblicazione della Costituzione le Leggi veglianti saranno in vigore. Soddisfatto in questo modo il voto pubblico, ordiniamo che le truppe ritornino ai loro corpi ed ogni altro alle sue ordinarie occupazioni.
In quattro giorni, a Napoli, si ebbe il trionfo della rivoluzione. In Spagna ci vollero due mesi. Il 9 luglio circa 14.000 soldati, tra regolari e provinciali, più migliaia di borghesi armati alla meglio, a Napoli, si riunirono e sfilarono, con in testa i cavalieri di Nola ed i suoi ufficiali, da Capodichino per via Toledo fino al palazzo reale, fra gli applausi, la curiosità e lo stupore della gente. Quel giorno fu vista la nuova bandiera tricolore: rosso, nero ed azzurro, significando il rosso la fiamma, il nero il carbone e l'azzurro il fumo. (Ferruccio Policicchio)
Michele Morelli (1792 - 1823) (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Giuseppe Silvati (1791 - 1822) (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Inserito da Golfonetwork giovedì 2 luglio 2020 alle 11:51
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Commento di: Utente non registrato
- Ip: 5.168.221.1xxx - da: Vibonati. Scritto sabato 4 luglio 2020 alle 02:29
Bravo, vedi come conoscere la storia puo' aiutare, il cardinale Ruffo (Sanfedista) nel 1799 salvo' la patria dalla Repubblica giacobina composta da tagliatori di teste, accattoni, ladri composti dall'esercito francese che organizzarono km e km di carri con le nostre opere d'arte e i nostri tesori, oggi e' la stessa cosa ma in modo piu' raffinato, l'esercito francese invasore sappiamo da chi e' simbolicamente composto, da incompetenti e ignoranti a cui se gli vai a chiedere di fare culture ti ridono anche dietro. Questi sono i giacobini di oggi!
Commento di: Utente non registrato
- Ip: 151.19.212xxx - da: Italia. Scritto venerdì 3 luglio 2020 alle 09:53
Mancano solo i giacobini! Qui per risollevare la situazione ci rivogliono i Sanfedisti...
Commento di: Utente non registrato
- Ip: 5.168.220.1xxx - da: Sapri. Scritto venerdì 3 luglio 2020 alle 01:59
Prima di parlare andate a vedere questa gente da chi prendeva soldi e chi li finanziava e per chi faceva il gioco sporco, massonerie e carbonerie che si ricicleranno nelle mafie attuali.
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