Bellissima recitazione, che scandisce bene la potenza e la soavitá di questa preghiera, una lode a Dio per i suoi doni, a cui oggi quasi non badiamo più, se non quando alcuni tra essi vengono a mancare anche per poco. Ma la recitazione fa emergere, insieme alla lode dell'Altissimo, la sua bontá e l'aggettivo "bon" , così comune, acquista un valore, più che di confidenza, di provvidenza verso tutte le creature. É un grazie particolarmente sentito e preciso; tutto ciò che abbiamo dona un benessere totale, quello che avvertiamo quando sentiamo la ricchezza e la generositá di quanto ci viene offerto con attenzione. Lode al Signore per la luce e il calore del sole, che é "significatione dell'Altissimo", espressione su cui l'Artista lievemente indugia. É quello dell'Artista un modo di procedere nella recitazione con la consapevolezza e la volontá di penetrare la parola per conferirle appieno il suo spessore. Noi riusciamo a vedere un cielo notturno illuminato dalla luna, non così lontana da noi, ma sorella, e dalle stelle "formate" - un atto di volontà, quindi, non bisognoso di spiegazioni scientifiche, clarite -da notare l'accentuazione- pretiose e belle. Quanti aggettivi comunemente usati hanno un valore che parla di bontá e bellezza, prima ancora che di utilitá. In queso drammatico periodo della storia del mondo le parole di questo cantico, che ascoltiamo con quell'attenzione e coinvolgimento di una recitazione naturale e attenta, quasi che la voce fosse solo per quelle parole e per ciò donano, possiamo guardare al cielo con maggiore serenitá e con occhi più limpidi. (Franca Ruggeri)
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