La ricorrenza storica: Joe Petrosino, le prime indagini |
Nei giorni immediatamente seguenti il delitto di Joe Petrosino, un ispettore generale del Ministero degli Interni, il Comm.re Di Domenico, fu inviato a Palermo per affiancare il Questore e collaborare nelle indagini. Pur non trascurando ogni ipotesi e tutte le indicazioni che sul proposito pervenivano alle autorità, febbrili furono i movimenti per la ricerca di elementi che potessero condurre alla conferma del sospetto che l'uccisione fosse la conseguenza di un complotto tra "La Mano Nera" e la delinquenza di Palermo. Si operarono subito degli arresti su larga scala. Nelle prime ore del 17 marzo furono fermati 29 individui sospetti di avere relazioni con gli affiliati de "La Mano Nera"; tre restarono da catturare, i quali, accortisi della presenza dei militari, riuscirono a fuggire. Essendo le autorità contrarie all'istituzione di uno dei soliti processi sommari in seguito a retate, gli arrestati cominciarono ad essere liberati solo dopo che gli stessi diedero sufficienti e concrete prove della loro estraneità all'omicidio. Anche se sui fermati vi fu un assoluto riserbo, si seppe che tra i trattenuti vi fu Paolo Palazzotto, un pregiudicato che, tre anni prima, a New York, era stato ferito con due coltellate che lo resero moribondo. Fattosi curare prima in ospedale e poi presso i parenti, non volle mai declinare le generalità e la fisionomia dei suoi offensori. Le autorità americane, dopo aver saputo che, in Italia, aveva riportato condanne penali in Sicilia, lo arrestarono a New York e, trattenuto in carcere per tre mesi, fu poi inviato a Napoli da dove, con mandato di traduzione, fu restituito a Palermo il 7 marzo 1909. Relativamente al delitto Petrosino dichiarò che la sera dell'omicidio, fino alle ore 22, si trovava in una bettola. Fu rilasciato per insufficienza di prove e solo dopo 105 anni, un membro del casato Palazzotto, arrestato insieme ad altri 95 "amici", nel corso di una intercettazione telefonica avvenuta il 23 giugno 2014, forse anche per acquisire maggior gloria nell'ambiente, vantando una appartenenza centenaria alla mafia svelò il nome del sicario ed il mandante del delitto. Disse: "Lo zio di mio padre si chiamava Paolo Palazzotto, ha fatto l'omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino, per conto di Vito Cascio Ferro". La vita del killer dell'efferato omicidio, lasciando poche tracce di sé, si ridusse in una avvilente condizione di bassezza passando da rissa in rissa e da bettola in bettola, fino alla fine dei suoi giorni conclusisi nel 1958. In poco tempo si decise di procedere a numerose nuove perquisizioni e si disposero molti pattugliamenti misti, di guardie e carabinieri. Il 24 marzo 1909, appena aperta la XXIII legislatura, l'on. Giuseppe De Felice Giuffrida politico d'ispirazione socialista, di Catania, al presidente della Camera inviò la seguente interrogazione: "Interpello il sig. Presidente del Consiglio e il Ministro dell'Interno sull'assassinio del detective Petrosino e sulla funzione della pubblica sicurezza in Italia". (Ferruccio Policicchio)
Paolo Palazzotto
Vito Cascio Ferro (1862 - 1943)
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Inserito da Golfonetwork lunedì 20 marzo 2023 alle 19:23 |
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