Le dimissioni di Pamela Marino e Lucia Pepice dal ruolo di consiglieri comunali di opposizione a Sapri, schiudono scenari nuovi nel panorama politico amministrativo. Se la decisione dell'imprenditrice italo-americana di rimettere irrevocabilmente il mandato è da ricercare in plausibili e legittime motivazioni personali e professionali, nella prospettiva di offrire alle giovani generazioni moderni percorsi di impegno politico e sociale, la scelta meditata e sofferta dell'avvocato Marino, merita un ulteriore approfondimento che, al di là della rispettabile sfera umana e famigliare, impone una profonda e inequivoca riflessione politica. Pamela Marino, come è nel suo stile improntato alla chiarezza e alla trasparenza, non si lascia sedurre da argomentazioni capziose e visioni dietrologiche, che pure qualche improvvisato commentatore aveva enuncleato a risultato amministrativo acquisito. Senza circonlocuzioni di parole, taglia l'erba sotto i piedi a quanti con superficialità e palese strabismo politico avevano impresso il sigillo alla sconfitta elettorale -praticando un gioco sterile e di convenienza- piuttosto che elaborare un'analisi che conferisse una lettura nitida e inconfutabile al progetto di governo della coalizione scesa in campo per sfidare l'esecutivo Gentile. A Pamela Marino va ascritto il merito di aver ricondotto il dibattito nell'alveo della discussione politica, sgomberando il campo da fumose elucubrazioni che pure circolavano sia nello schieramento che l'ha candidata alla massima carica cittadina, altresì nel campo antagonista. A corroborare la scelta di rassegnare il mandato, nella riflessione complessiva emerge una profonda autocritica su azione politica e strategia elettorale adottata dalla coalizione alternativa al governo della città. La fluidità del suo ragionamento tratteggia con orgoglio l'appartenenza a "Sapri Democratica" e riesce a cogliere, sviluppare, delineare i contorni chiari e netti della débacle del 12 giugno. E penetrando nella filigrana del suo pensiero, affiora l'amarezza per il disimpegno o, peggio, l'impegno "annacquato" dei maggiorenti dell'area progressista che non hanno mai fatto sentire neppure l'alito di un'idea, un suggerimento, una sintesi progettuale, né agli albori della formazione riformista e neppure durante il tortuoso tragitto della campagna elettorale. Lo scossone salutare che Marino e Pepice hanno inferto alla minoranza consiliare, può rappresentare la svolta determinante anche per il gruppo dirigente di "SiAmo Sapri", ancora stordito e impantanato in una impasse organizzativa. Se in democrazia l'opposizione è monca, frastornata e smarrita, crolla il senso precipuo e l'architrave del sistema democratico. Ecco perché, ora il pallino deve necessariamente tornare nelle mani della triade che ha ispirato e progettato il rassemblement delle forze moderate: Pietro Scaldaferri, Gerardo Bove, Nicola Fortunato. Soltanto spazzando via le macerie del 12 giugno e attraverso una ricostruzione dello schieramento liberal-democratico, si potrà aprire una pagina nuova per Sapri -anche dai banchi della minoranza- e innestare quell'energia vitale che deve incarnare un'opposizione coesa, forte, propositiva e di controllo. Nel rispetto dei 1062 elettori che hanno scelto l'alternativa. Ma anche per gratitudine verso Pamela Marino, che con onestà intellettuale ha fatto un passo di lato per rianimare un gruppo finito nell'angolo e ineluttabilmente precipitato nello sconforto e nell'inerzia operativa. Una squadra a cui le due dimissionarie, con le rispettive decisioni, hanno voluto dare un segnale di svolta e rinascita. E chissà che nel trentennale della sua genesi, il Coordinamento dei cattolici -il grande laboratorio di azione sociale, il pensatoio politico e culturale che nel 1993 scrisse pagine indelebili nella storia della città- non rinasca come un'araba fenice, restituendo una rinnovata stagione e una insostituibile risorsa per la comunità saprese. Rappresentando nuova linfa per l'opposizione. E per la città di Sapri. (Pasquale Scaldaferri) Pasquale Scaldaferri
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