Ci sono 9326 News in 933 pagine e voi siete nella pagina numero 254
Ing. Nicola Materazzi: Sulla mia F40, solo inesattezze ed omissioni
In un video, titolato "La storia di un'icona:la F40 è stata "l'ultima" di Enzo Ferrari", il giornalista e scrittore cremonese Luca Dal Monte, classe 1963, inopinatamente, non ha nominato il papà della Ferrari F40, cioè l'ing. Nicola Materazzi, che oggi vive da pensionato a Sapri, al quale, in questi ultimi anni, i Comuni di Torraca, Caselle in Pittari e Sapri (Sa) hanno conferito la Cittadinanza Onoraria! Naturalmente, il video ha provocato molti commenti da parte dei numerosi estimatori di Materazzi! Si legge, per citarne alcuni, "Non citare Materazzi è come parlare della Gioconda senza citare Leonardo", e ancora "Non si è parlato di chi ha progettato la F40 e la rifinì dalla targa davanti a quella dietro"! Certo, Luca Dal Monte, dovrebbe chiarire perchè non ha nominato l'Ingegnere Saprese: su Wikipedia, l'Enciclopedia online, lanciata nel 2001 da Jimmy Wales e Larry Sanger, leggo testualmente: "Nicola Materazzi, progettò motore, cambio e altre parti meccaniche della vettura e aveva, in precedenza, disegnato la carrozzeria della 288 GTO Evoluzione, dalla quale la F40 riprende numerosi tratti stilistici"! Ma ascoltiamo l'ingegnere Nicola Materazzi, in questa intervista, da me "confezionata" con il prezioso aiuto di Giuseppe Petrosino. (Tonino Luppino)
Ing. Nicola Materazzi: Sulla mia F40, solo inesattezze ed omissioni www.telearcobaleno1.it
Sabato 23 Ottobre Sapri si ferma per l´Alta Velocità
È l'ora della verità Sapri si ferma per l'Alta Velocità Domani 23 ottobre 2021 Non perdiamo il treno con la storia!
Ci sono dei momenti nella vita in cui non possiamo restarcene fermi. Momenti in cui è d'obbligo rispondere: "Ci sono anch'io". Momenti in cui non si può demandare. Lo impone il nostro dovere civico. Lo reclamano il senso di lealtà e l'amore nei confronti della nostra terra. Lo chiede con forza la nostra coscienza. Lo pretende la storia. Bisogna agire, perché dopo non sarà più possibile. Purtroppo, l'ultimo treno sarà andato via e si potrà imprecare solo per ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare. È proprio così! Se continueremo a restarcene a guardare, sull'uscio di casa, anche domani mattina, se non scenderemo in piazza a protestare contro chi vorrebbe toglierci pure l'aria che respiriamo, saremo responsabili del danno irreparabile che verrà lasciato in eredità alle future generazioni. Ci renderemo complici alla stregua di coloro che non sono stati capaci o che hanno deliberatamente voluto che ciò accadesse. E ci porteremo addosso una colpa così grande da non poter espiare neanche facendo penitenza per il resto della nostra vita. Bisogna alzarsi, uscire di casa, interrompere il lavoro, chiudere ogni saracinesca, partire da ogni contrada e recarsi a SAPRI, DOVE DOMANI MATTINA (SABATO 23 OTTOBRE) SI LOTTA PER LA NOSTRA FERROVIA. Hanno 'depredato' il nostro territorio dei servizi più importanti. Nel corso degli anni, poco alla volta, si sono portati via: l'Enel, la Consac, l'Ufficio del Registro, l'Agenzia delle Entrate, la Pretura, il Giudice di Pace e, persino, le Visite mediche per il riconoscimento dell'Invalidità civile! Nel 1979, per aprire l'Ospedale, che rimaneva inspiegabilmente chiuso da decenni, fu necessaria una sommossa popolare! Le genti di Sapri e dei Comprensori limitrofi sono state costrette a scendere in piazza, per il riconoscimento del DIRITTO ALLA SALUTE sancito dalla Costituzione e dalla Carta Europea per i Diritti del Malato! E l'Ospedale cittadino - nato per essere punto di un'area vastissima - a causa della cronica mancanza di personale, fa fatica a soddisfare la notevole e urgente richiesta di assistenza che giunge dal territorio, costringendo tanti pazienti affetti da importanti patologie a sobbarcarsi il calvario di gravosi 'viaggi della speranza'. La politica, anziché blaterare e farsi rincorrere come una bella dama, dovrebbe, finalmente, assumersi la decisione di coprire i posti scoperti. Qualsiasi azienda, non potrà mai funzionare adeguatamente, se mancano gli "specialisti del settore". Anni fa avevamo una grande Ferrovia, con la stazione di Sapri che rappresentava il bacino naturale dei comprensori del Golfo di Policastro, del Vallo di Diano, dell'Alta Calabria e del Potentino Meridionale; era in funzione perfino una linea di pullman per Castrovillari! Uno scalo di primo livello dotato dei servizi più importanti, nel quale fermavano quasi tutti i treni (98%) circolanti sulla linea da Salerno a Reggio Calabria e per la Sicilia. Centinaia di migliaia le persone che frequentavano la più importante stazione del Basso Cilento. Un via vai di gente: in pratica una vera e propria città che si muoveva nei locali e sui marciapiedi dello scalo ferroviario. Hanno ridotto al lumicino i servizi e saccheggiato i posti di lavoro lungo tutto il tratto ferroviario cilentano. Oggi, a Sapri, fermano solo due treni notturni (rispettivamente per Milano e Torino), nessun intercity diurno a lunga percorrenza e qualche 'freccia'. Il traffico regionale, che avrebbe dovuto compensare i vecchi treni di qualità, presenta dei buchi orari anche di diverse ore: l'ultimo locale serale per Salerno parte alle 22.30; il primo di mattina alle 4.21! Ci hanno lasciato il minimo vitale e vorrebbero toglierci anche quello! Questa volta non possiamo e non dobbiamo permetterlo. L'Alta Velocità non è una pista per far giocare i nipotini, ma la più grande opera mai realizzata nel nostro territorio. L'unica in grado di poterci garantire quel salto di qualità che si auspica e rincorre da decenni. Oltre a riaprire un esercito di cantieri (come avvenne con i finanziamenti del Piano Marshall), è indispensabile per accorciare le distanze e farci, finalmente, integrare pienamente in un'Italia e un'Europa ancora troppo lontane. Sappiamo bene che la lontananza non favorisce il progresso. Nessuno investirà in un territorio difficilmente raggiungibile. Non si avrà mai un turismo di qualità se non ci saranno servizi comodi e veloci. E, purtroppo, le nostre meravigliose terre, non possono contare né su autostrade e né su aeroporti. L'Alta Velocità è stata pensata e finanziata con i Fondi Europei per ridurre il divario tra il Mezzogiorno d'Italia e il resto dell'Europa, per favorire lo sviluppo delle aree più svantaggiate e dare una mano al nostro Pianeta, che contribuiamo a distruggere giorno dopo giorno. Questa grande opera nasce per raggiungere questi obiettivi, non per foraggiare orticelli di piccoli e arroganti notabili che da sempre hanno depredato il nostro povero territorio. Un territorio che ha tutti i titoli e le necessità per candidarsi a fruire di una struttura così importante. Non vogliamo proclamare guerre e divisioni con nessuno, ma gridare con forza che abbiamo gli stessi diritti degli altri. Non si comprende perché l'AV può passare dal Vallo di Diano e dall'Alta Calabria e non dal Golfo di Policastro. Siamo forse un territorio di serie B? Ci sono difficoltà insormontabili da superare? Perché dovremmo accettare supinamente che altri decidano del nostro futuro? Gente che, presumibilmente, non conosce neanche dove si trova Sapri? Lo gridiamo con tanta forza da far giungere la nostra voce a Roma. Se un treno veloce può fermare ad Atena o a Buonabitacolo, un altro può tranquillamente fermare a Sapri. Cosa c'è di tanto strano? Non chiediamo elemosine e favori, ma ciò che spetta di diritto al nostro territorio. E a chi avrebbe ancora la pretesa di voler mettere veti che non gli competono, consigliamo di farsi una bella ripassata delle norme del buon vivere. La nuova linea veloce deve passare per il Golfo di Policastro - prima di proseguire verso Maratea e Praia - per una questione di equità: include più comprensori e divide correttamente i benefici che deriveranno da tale opera; per favorire il turismo che, grazie al dimezzamento delle distanze, potrebbe riservare fantastiche sorprese anche per ciò che riguarda la destagionalizzazione (tempi stimati con l'AV: da Roma a Sapri circa 2 ore e poco più di 300 minuti da Milano!) Considerato che il Golfo di Policastro detiene la media delle giornate più soleggiate anche in autunno, grazie alla facilità del viaggio, sulla costa da Palinuro a Maratea, potremmo avere tantissimi vacanzieri dal Nord Europa, nei cosiddetti periodi morti. L'Alta Velocità deve arrivare anche a Sapri perché non danneggia nessuno e non nuoce alla percorrenza dei treni veloci. Infatti, con il sistema delle fermate alternate (già adottato sulla linea Milano-Napoli) si scongiura il pericolo che le 'frecce' possano fermare ogni pochi chilometri. Abbiamo più volte detto (e lo ribadiamo per i duri di orecchi) che corse e fermate dei Treni AV, per fortuna, non vengono più decise dal 'notabile' di turno, ma dai Vettori che pagano il pedaggio a RFI per fruire di una determinata linea ferroviaria. Pertanto, la questione delle fermate è un'altra bufala alimentata ad arte o per ignoranza per creare confusione. I detrattori del passaggio dell'Alta Velocità da Sapri (peraltro dotata già di stazione idonea per ospitare le fermate di qualsiasi convoglio) sanno bene di aver torto marcio e che possono contare solo sulla confusione. Gli altri punti sono tutti a favore del nostro territorio. Infatti, passare dal Golfo di Policastro significa viaggiare su un tracciato più lineare e con pendenze meno acclivi di quelle previste dal percorso scelto (via Lagonegro), ritenuto dagli stessi progettisti "la parte orograficamente più complessa dell'intero intervento". Non ci danno torto i costi annunciati che si equivarrebbero: poco più di 6 miliardi. Non ci penalizzano i chilometri: in entrambe le proposte risulterebbero circa 128 km. Per passare dal Golfo di Policastro si dovrebbero realizzare solo pochi chilometri di tunnel in più. Presumibilmente, meno di 4.000 metri di galleria, a fronte di tutti i vantaggi già indicati! Crediamo che ci siano sufficienti ragioni per scendere in piazza e alzare democraticamente la voce. Buone ragioni per gridare un poderoso "Vaffa…" ai 'mercanti dei nostri destini' e cominciare a togliere il saluto a quelli che hanno tradito la propria terra. Non perdiamo l'ultimo treno. Sosteniamo il 'Comitato civico 1987' per difendere la nostra Ferrovia! Domani mattina, dalle ore 9, tutti in Villa Comunale. (Mario Fortunato)
Candidatura per una «Spigolatrice» differente: Angelamaria Viggiano
È risaputo che Luigi Mercantini, per esaltare la sfortunata impresa tentata da Carlo Pisacane contro la tirannia del Borbone, diede voce ad una giovane contadina, la spigolatrice, perché proprio nel periodo in cui avvenne la spedizione, fine giugno, viene effettuata la mietitura del grano. A chi soffre di nostalgia borbonica, invece, piace che la spigolatrice sia identificata in una donna che esercitava la prostituzione. Lo scrivente, che tale infermità non avverte, anche per far conoscere l'indole e l'inclinazione di Carlo Pisacane, segnala, esibendone il documento, un episodio avvenuto a Torraca il 29.6.1857 quando due ignoti della "banda dei rivoltosi" rubarono sette ducati e venti grana contanti a Carmine Viggiano fu Pietro. L'episodio venne immediatamente divulgato e, commessa l'eccedenza, legittimamente, fu aperto un fascicolo. Il giorno 8 settembre 1857 a Francesco Pacifico, Procuratore Generale del Re presso la Gran Corte Criminale di Salerno, portatosi in Torraca, il derubato, conosciuto come "persona dabbene ed incapace di ideare furti e di riferire cose non vere alla giustizia", a.d.r.: (si trascrive parte del verbale allegato per agevolarne l'eventuale lettura)
[…] nel giorno 29 giugno ultimo arrivò in questo comune l'orda di circa 300 rivoltosi sbarcati in Sapri, quasi tutti armati di fucile ed altre armi bianche, che si divisero in più parti del paese, e buona parte di essi si accampò in questa piazza: nel rincontro io mi trovavo in casa con la mia famiglia, quando vennero quivi due di que' ribaldi, uno più alto e snello e l'altro più basso e con barba / Che appena giunti in mia casa armati entrambi di fucile a due colpi, mi imposero di consegnar loro tutte le armi che avessi avuto, ed alla mia risposta di non averne, immantinente frugarono e diligenziarono tutta la mia casa, aprendo le casse, ed armadi che vi si trovavano: indi mi appuntarono due coltelli a molla, con la lamina a fronda d'olivo, ed avendomi rovistato anche sulla persona, mi tolsero sei piastre che tenevo in tasca, lasciandone altre tre, forse perché commossi a' pianti della mia famiglia; e dopo consumato tal furto ed assicuratisi che non tenevo nessun schioppo, se ne andarono via. Non vi taccio che mia figlia Angelamaria Viggiano uscì subito di casa, si portò ad intercedere presso il loro sedicente Generale, di cui ignoro il nome, e che commosso a' pianti della stessa, le fece riconoscere i ladri, e trovandone uno, lo fece perquisire sulla persona, e l'obbligò a restituire tre piastre che aveva addosso: l'altro ladro non fu ravvisato, e perciò lo stesso Generale di sue monete diede carlini diciotto a mia figlia. […]
Interrogata Angelamaria, di anni 25, contadina, e questa sì che poteva essere una spigolatrice anche perché andò a "raccogliere" il suo denaro, a.d.r.:
[…] dopo il furto consumato a danno di mio padre essa si portò a dolersene presso uno de' rivoltosi, il quale avendomi fatto conoscere uno di quelli che commisero il furto, lo fece rovistare, e trovatogli in tasca tre piastre, me le fece restituire, ed indi di sua borsa mi dette due monete d'argento, una di carlini dieci e l'altra di carlini sei […].
Cedesi in gestione avviata attività commerciale di macelleria-market in via R. Margherita n. 62 a Villammare (Sa). Per informazioni telefonare ai seguenti recapiti telefonici: 329/8590960 - 334/3085391 o scrivere alla seguente email: macelleriamarmora@gmail.com
Sapri: Sposi napoletani onorano la Spigolatrice portafortuna
Gennaro Campochiaro e Dèsirée Licciardi, napoletani doc del centro di Napoli, dopo il matrimonio, hanno voluto onorare la statua della Spigolatrice, ormai star incontrastata a livello mondiale, con una bella foto ricordo, perché sia di buon auspicio, di buon augurio per la loro vita matrimoniale. Dunque, evviva la statua portafortuna dello scultore Cilentano Emanuele Stifano, che subito dopo la sua inaugurazione alla presenza dell'ex Premier Giuseppe Conte, ha creato un dibattito planetario per il suo magnifico lato B. Gennaro e Dèsirée, dopo le foto, hanno raggiunto la frazione Sicilì di Morigerati, a mezz'ora di macchina da Sapri, che è il paese d'origine della loro nonna. (Tonino Luppino)
Sapri: Sposi napoletani onorano la Spigolatrice portafortuna
Sapri: 17 Ottobre presentazione «di là dal fiume, il mio Afghanistan»
Domenica 17 ottobre alle ore 18.30 presso l’aula consiliare del Comune di Sapri sita in via Villa Comunale n.1, si terrà un incontro organizzato dall’Associazione Culturale Proudhon in sinergia con l’Assessorato al Turismo del Comune di Sapri, all’incontro sarà presente Lorenzo Peluso autore del libro “di là dal fiume, il mio Afghanistan” edito per i tipi della Gagliardi editore. Dopo i saluti da parte del presidente dell’Associazione Culturale Proudhon Vincenzo Folgieri, dialogherà con l’autore Gianfrancesco Caputo scrittore e opinionista.
LORENZO PELUSO Autore di alcuni saggi sui conflitti in Asia e Medio Oriente, giornalista embedded in Afghanistan, Iraq, Libano e Kosovo. “Di là dal fiume. Il mio Afghanistan” Tante foto, poche parole, quanto basta per formulare una triste sentenza in un libro che perfino l’autore si augurava meno profetico. “L’Afghanistan lasciato a se stesso sprofonderà di nuovo nell’oblìo, ma questo lo sapevano tutti i leader, anche quelli che ora piangono lacrime di coccodrillo per le vendette contro gli afghani amici, le donne minacciate dai Talebani, i bambini passati sul filo spinato”, dice il giornalista Lorenzo Peluso, che l’Afghanistan non lo ha studiato sul web ma andando al seguito delle truppe italiane. Nel suo libro fotografico “Di là dal fiume. Il mio Afghanistan” ha usato solo le parole strettamente necessarie a inquadrare lo sfondo e a mettere a fuoco la visione del disastro che poi si è puntualmente materializzato sotto l’occhio ipocritamente sorpreso del mondo intero. Il progetto letterario di Peluso e la sua inchiesta giornalistica è fatta di foto di volti, sorrisi, paure, amarezza, ma soprattutto di sguardi persi nell’incertezza del futuro, documentati nei mesi in cui si stava profilando lo strappo con chi aveva promesso di portare democrazia. L’Afghanistan allo sbando e nuovamente in ostaggio dei Talebani, nel libro di Peluso, dato alle stampe poche settimane prima l’inizio della fine, era un’ipotesi apocalittica alla portata di chiunque avesse reale dimestichezza con quell’area del mondo. Peluso aveva visto lungo quando si chiedeva cosa sarebbe accaduto dopo la “fuga” degli americani, apparentemente precipitosa ma calcolata, pure troppo, per evitare danni collaterali ai soldati Usa e riconsegnare il Paese ai Talebani. Nel volume del giornalista salernitano originario di Sanza, fotografo ma anche un po’ poeta, che intervalla scatti e didascalie in versi – “Soldato italiano ad Herat – Le mie speranze, la mia attesa. Solo, io ed i miei pensieri. Quelli, si quelli, quelli sono sempre con me”, si legge nella foto in alto – c’è il racconto di un popolo dilaniato dalle etnie e tenuto insieme dalla Sharia, povera gente e gente povera che lui ha osservato e provato a comprendere nelle sue missioni da “embedded” al fianco dei militari italiani. (Associazione Culturale Proudhon Golfo di Policastro)
Ricorrendo il centenario della traslazione del Milite Ignoto a Roma, nell'altare della Patria (4.11.1021 - 4.11.2021), è parso doveroso ricordare, attraverso Golfonetwork, anche i "Valorosi" del golfo di Policastro.
Il riconoscimento al valor militare veniva assegnato a chi compiva generosi atti di guerra, vagliati da una commissione militare appositamente costituita, ai morti in combattimento o in seguito a ferite. Tali gratificazioni erano suddivise in quattro classi: medaglia d'oro, medaglia d'argento, medaglia di bronzo e croce di guerra al valor militare. Venivano segnalate dalle Supreme Autorità Militari e approvate con Decreto Luogotenenziale, oppure concesse di propria iniziativa (Motu proprio) dal Re. Dette onorificenze potevano essere sostituite con quella immediatamente superiore; argento in oro e bronzo in argento. Delle croci di guerra ordinaria, concesse a tutti i superstiti, alcune furono sostituite in croce di guerra al valore al valor militare, mentre gli encomi solenni in medaglia di bronzo. Il R. D. n. 975 del 15.6.1922 consentì la concessione di medaglie al V.M. a persone viventi già insignite complessivamente di tre medaglie tra oro e argento. Nel primo anno di guerra un gran numero di valorosi fu individuato tra coloro che si offrirono "spontaneamente a portare tubi esplosivi nei reticolati nemici, compiendo l'operazione con molta arditezza e slancio, sotto l'intenso fuoco avversario".
Fare clic sull'immagine per ingrandire
(°) La sua vita ha una storia che ha dell'incredibile. Decorato durante la Grande Guerra rientra a Sapri e, a causa della 2ª guerra mondiale, muore all'imbocco della galleria ferroviaria "Acquafredda" il 15 agosto 1943, giorno del suo 54° compleanno. Figlio di Luigi e di Camilla Cardillo, il 2.8.1913 sposò Maria Carmela Bovienzo. Il suo atto di morte reca la seguente annotazione molto utile perchè valida storicamente: Deceduto in seguito a bombardamento aereo. La presente dichiarazione viene fatta solo oggi perché rinvenuto il cadavere dalla rimozione del terreno nei pressi della suddetta galleria. (Archivio Comune Sapri, atto n. 96 P. 1ª S. A) Per completezza della notizia storica, si aggiunge che molte altre persone, le quali avevano già trovato ricovero all'interno della galleria, morirono a causa dell'onda d'urto prodotta dallo scoppio avvenuto all'imbocco di essa.
(°°) Tra loro fratelli, nati in via Nicotera, figli Rodolfo e Settimia Montanari. L'anno 1887 partirono i lavori per la costruzione del tronco Pisciotta Castrocucco della ferrovia Eboli Reggio Calabria appaltati dall'impresa Luigi Medici la quale, a Sapri, istituì un'importante sede di cantiere. Rodolfo Quarenghi era cassiere dell'impresa Medici. Ultimati i lavori e chiusi i cantieri, la famiglia rientrò in Lombardia, nel bresciano.
(°°°) Famiglia originaria di Lauria. Il capostipite, Domenico, si trasferì a Sapri quando appaltò, nel 1839, il lavoro relativo alla costruzione del muro di cinta del primo cimitero di Sapri, ubicato in località "Trovatella", poi interessato da una frana. Era figlio di Carlo e di Maria Francesca Maimone, marito di Iolanda Napolitano.
(Ferruccio Policicchio)
Pietro Scaldaferri (12.2.1893 - 2.5.1969) (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Maratea e Rio de Janeiro unite dall´abbraccio del Redentore
Il Sindaco e l'Amministrazione Comunale sono lieti di invitare la cittadinanza alla cerimonia dell'accordo di collaborazione tra la Mitra Arcivescovile di Rio de Janeiro e la Città di Maratea in occasione del 90° anniversario della statua del Cristo Redentor di Rio de Janeiro che avrà luogo il giorno 16 ottobre 2021 con il seguente programma:
Sabato 16 ottobre 2021 Statua del Cristo Redentore di Maratea - Alle ore 17.00 Inaugurazione della targa commemorativa allietata dalla musica della Banda di Maratea - Alle ore 23.00 In contemporanea con Rio de Janeiro le due statue verranno illuminate con i colori della bandiera italiana e quella brasiliana, come simbolo di unione tra i due Paesi. L’evento si svolgerà nel rispetto delle norme anticontagio. Si ringrazia il Forum delle Associazioni di Maratea per la collaborazione. (Comune di Maratea)