I cittadini si chiedono: Perchè alcune regole funzionano ed altre no? A sei mesi circa dalla sua inaugurazione la piazza più importante di Sapri, restituita alla città completamente rinnovata e riqualificata e nelle intenzioni destinata a fare il salto di qualità in vivibilità e sostenibilità appare, per la delusione di tanti, sempre la stessa; disordinata, caotica ed in balia dei soliti noti. Parcheggio selvaggio, automezzi parcheggiati a piu' non posso a ridosso dell'unica area risparmiata (solo perchè transennata): quella antistante la chiesa dell'Immacolata, senza un minimo di criterio e di ordine. Ma di ciò non se ne parla neanche sui social, figuriamoci nelle sedi competenti. Eppure è un tema rilevante per tutti (specie per i turisti e visitatori che ci danno da vivere) perché le regole che ci diamo, in fondo, non sono altro che le radici dell’albero della nostra cultura e convivenza. Solo se le radici sono sane e robuste, allora la nostra comunità può migliorare e prosperare, e noi con loro. Le regole sono gli elementi costitutivi delle istituzioni e queste ultime sono gli strumenti che utilizziamo per organizzare e coordinare i comportamenti sociali in modo che questi possano concorrere nel modo più efficace al benessere collettivo. Non una sola parola da parte dei consiglieri di opposizione nè di chi – in alternativa - si propone (le elezioni sono vicine) per governare questa cittadina a sottolineare i problemi che affliggono questo quartiere. Sembra che le amministrazioni che davanti a questi problemi ed alle trasgressioni delle regole sanno solo girarsi dall'altra parte, e far finta di nulla. Una comunità che va verso lo sbando, senza un minimo di pianificazione, dove non ci si preoccupa di far rispettare le regole, in particolare quelle della viabilità che specie durante la stagione estiva rappresenta un forte handicap per l'intero comparto turistico. La verità? Si fa finta di non vedere per una chiara e precisa scelta politica e di potere. Ma amministrare vuol dire assumersi delle responsabilità, vuol dire dare delle regole alla città e preoccuparsi di farle rispettare, in tal caso, a mio avviso, i consensi saranno numerosi (specie dalla parte sensibile della popolazione). Matrimonio, convivenza, amicizia, educazione e buone maniere, sono tutte istituzioni, cioè un insieme di regole, che contribuiscono a coordinare le nostre esistenze e a facilitare l’azione congiunta, a volte di sole due persone, altre volte di milioni e milioni. Si capisce, dunque, perché possa essere rilevante chiedersi quando e per quale ragione alcune di queste regole vengano rispettate e quando e per quale ragione invece no; cosa rende alcune regole “effettive” e altre “non effettive”. Perché, come sostiene qualche voce malevola, a Milano i semafori siano un obbligo, a Roma un suggerimento e a Napoli decorazioni? Prendiamo in esame gli studenti, se questi sanno che gli insegnanti si aspettano poco, giustificano e auto-giustificano lo scarso impegno e tollerano l’apatia, e quindi saranno indotti ad impegnarsi poco e anche quelli che invece vorrebbero dare di più, in un clima di lassismo generalizzato, finiranno, presto o tardi, per adattarsi; studenti e insegnati allo stesso modo. Antanas Mokus è stato, tra il 1995 e il 2004, per due mandati sindaco di una città in Colombia, e sotto la sua guida la city ha subito una rivoluzione urbanistica e sociale senza precedenti che l’ha trasformata, in pochi anni, da una città insicura, inquinata e corrotta, in una città moderna e decisamente più vivibile. Uno dei pilastri del programma di cultura civica di Mokus è stato quello di «promuovere la capacità dei cittadini di incoraggiare gli altri cittadini ad un pacifico rispetto delle leggi». Utopia nel nostro amato Cilento? (Nicola Filizola) 

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