L'ingegnere irlandese Robert Mallet, studioso e autore di opere sulle teorie dei terremoti, da diverso tempo aspettava l'occasione di una ulteriore missione scientifica. Questo terremoto gli offrì un'opportunità enorme per l'approfondimento della conoscenza di questo ramo della scienza della terra, ma non aveva la possibilità economica. Disponendo di buone carte geografiche e degli strumenti occorrenti, domandò un finanziamento di 150 sterline alla Royal Society di Londra e, dichiarandosi pronto, offrì di recarsi nella zona terremotata al fine di raccogliere, esaminare e riferire i dati a beneficio della scienza. La somma fu ritenuta necessaria e sufficiente a coprire le spese a favore degli aiuti locali: interpreti, contadini, mezzi di trasporto e altre spese aggiuntive. Accordata l'intera somma, gli fu concesso di procedere nella indagine. Imbarcatosi per il continente il 27 gennaio 1858, arrivò a Napoli, via mare da Marsiglia, il 5 febbraio. Qui fu trattenuto per cinque giorni "in noiosa attesa della decisione del governo di Napoli sulla opportunità di lasciarlo proseguire". Nella capitale impiegò l'attesa a trovare persone adatte e fidate che lo accompagnassero e fossero in grado di parlare e capire i vari dialetti; trasportare le diverse attrezzature occorrenti allo scopo: cucina, coperte, cibo, medicinali e quant'altro, a dorso di mulo, attraverso un territorio aspro e montuoso. Saputo della presenza a Napoli del fotografo francese Bernaud, si rese conto della necessità anche di una ricognizione fotografica e, sempre alla Royal Society, domandò l'autorizzazione ad una ulteriore spesa per avere la collaborazione di un fotografo sul posto. A mezzo telegrafo gli furono accordate 50 sterline. Nel viaggio di trasferimento verso l'interno fece una deviazione a Paestum per osservare gli effetti sui templi. Solo quando giunse ad Auletta, dove da ogni lato potevano osservarsi edifici crollati e macerie, si rese conto di trovarsi nel raggio d'azione del sisma. A Polla, poi, gli fu chiaro "di poter dare una buona descrizione delle direzioni, della posizione, del fuoco, della velocità e dell'ampiezza dell'onda principale". Durante il viaggio, con pioggia incessante e freddo intenso di notte, camminando tra le macerie, raccolse ogni tipo d'informazione sugli effetti delle scosse che erano state avvertite e, separando le osservazioni tecnico-scientifiche da quelle descrittive, stilò un diario straordinario. Rientrato a Napoli il 28 febbraio, adducendo che il movimento sismico fosse stato in stretto legame con l'attività del Vesuvio iniziata pochi giorni prima dell'infausta data, per completezza dei suoi studi, fece una ricognizione sul vulcano e, successivamente, visitò anche l'area vulcanica dei Colli Albani. (Ferruccio Policicchio)
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