La prima adunanza parlamentare avvenne alle ore nove del 1° ottobre 1820, nella vasta Chiesa dello Spirito Santo, fu di convenevoli e reciproche buone considerazioni fra il Presidente Matteo Galdi ed il re che, anche se presente, "dopo aver gradito sommamente i leali sentimenti del Parlamento", si fece rappresentare dal Vicario, il figlio Francesco.
Le attività vere e proprie ebbero inizio il giorno dopo, riprendendosi alle ore dieci, e nominando le Commissioni parlamentari che, come appresso, erano nove:
- 1ª Commissione - Legislazione; - 2ª Commissione - Guerra, Marine ed Affari Esteri; - 3ª Commissione - Milizie Provinciali, Gendarmeria ed ogni altro oggetto di pubblica sicurezza (ne fece parte Gerardo Mazziotti da Celso di Pollica); - 4ª Commissione - Finanze; - 5ª Commissione - Commercio, Agricoltura, Arti ed Industria; - 6ª Commissione - Istruzione Pubblica; - 7ª Commissione - Esame e Tutela della Costituzione; - 8ª Commissione - Amministrazione Provinciale e Comunale (ne fece parte Antonio Maria De Luca, da Celle); - 9ª Commissione - Governo Interno. Il Parlamento si riuniva giornalmente, fatta eccezione per le giornate quando la seduta si protraeva fino a notte inoltrata. Nell'adunanza n. 13, del 21 ottobre, vi fu la discussione sulla relazione del ministro delle finanze, relativa al bilancio 1819, e primo semestre 1820, la quale presentava un deficit di sei milioni di ducati. Il 4 novembre fu approvato il progetto di regolamento dei lavori parlamentari. Nello stesso mese deliberò di accordarsi al re la facoltà, richiesta in virtù della Costituzione, di recarsi a Lubiana, lasciando l'autorità regia nelle mani del figlio Francesco, non più Vicario, ma Reggente del regno. Il re Ferdinando lasciò la capitale il 14 dicembre. Nell'adunanza n.26 del 17 novembre si discusse sull'offerta di mille ducati del comune di Palmi, proposta per il tramite del deputato Girolamo Arcovito, "per i bisogni della Nazione" e già disponibili in cassa per la costruzione del locale cimitero "che può differirsi a miglior tempo". A dicembre il Parlamento: - annullò la capitolazione militare di Palermo sottoscritta dal Tenente Generale Florestano Pepe ed il principe di Paternò;
- modificò la costituzione negli articoli concernenti la formazione del Consiglio di Stato; - provvide alla sorte degli ufficiali destituiti o dimissionati dal 1815 in poi; - vietò ogni autorizzazione ai giochi d'azzardo; - decise l'abolizione di alcune prestazioni alle Mense Vescovili; - abolì i Maggioraschi (ripresi dopo essere stati aboliti dai napoleonidi); - abolì la feudalità in Sicilia.
A gennaio del 1821:
- approvò la riforma della magistratura; - approvò l'organizzazione di un battaglione di militi in ogni Distretto delle Provincie del continente per essere impiegati, al di fuori delle provincie, in caso di aggressione estera.
L'adunanza del 31 gennaio ebbe come oggetto la chiusura della legislatura del 1820. Il 28 gennaio il re, da Lubiana, al figlio preannunciava la guerra mentre Metternik dava ordini a 60.000 uomini di portarsi nel Regno per attuare quanto nel congresso si era stabilito. Il 15 febbraio il Parlamento deliberò la guerra contro l'Austria. Com'è noto, il Parlamento non ebbe vita lunga per l'invasione austriaca e la conseguente sconfitta delle forze nazionali. L'ultima adunanza avvenne il 19 marzo 1821. (Ferruccio Policicchio)
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