Con l'obiettivo di cambiare l'assetto politico, fu la Carboneria a guidare il movimento rivoluzionario di cui ci stiamo occupando. La Carboneria è stata una delle società segrete che più hanno influenzato la cultura politica del tempo fomentando il cambiamento attraverso la ribellione all'ordine costituito ed alle dinamiche del potere dei sovrani legittimate dalla tradizione monarchico-religiosa. La richiesta fondamentale era la Costituzione, essa assunse un valore ideologico forte. Con la sua promulgazione i valori democratici ed anti-assolutistici si sarebbero consolidati. Agli inizi del secolo Decimonono, alla Carboneria aderirono solo piccoli borghesi. La gran massa, ignorante ed analfabeta, rimase estranea ed indifferente, se non addirittura diffidente. Dopo la Restaurazione la Carboneria si era capillarmente diffusa nel regno presso esponenti dell'aristocrazia liberale, della borghesia professionale, degli impiegati amministrativi, artigiani, popolani e, soprattutto, all'interno di militari dell'esercito ex murattiano. Il movimento era anche diffuso ed operante nella capitale ove nacquero diverse "Vendite" che costituirono una "Giunta centrale", nel luogo detto "Largo di Carità", di cui faceva parte un ristretto numero di membri. La sua struttura era regolata dall'alto ed il comportamento degli affiliati era ispirato alla massima segretezza. Dalla "Grande Vendita" (o Giunta) gli ordini venivano trasmessi alle "Vendite locali" composte da pochi affiliati (una ventina) detti "Cugini" (fratelli per la massoneria) che, entrando da apprendisti, potevano ascendere a "Maestri" ed infine anche a "Gran Maestri". Nel grado basso venivano professati principi umanitari, democratici, moralistici e religiosi. Man mano che si passava ai gradi superiori si accedeva ad argomenti politici quali il sistema costituzionale, l'indipendenza nazionale o le libertà individuali. La Carboneria risultò essere l'organizzazione segreta più forte per la sua diffusione capillare, soprattutto nel nostro Regno. Il meglio di sé, infatti, lo diede nel meridione dove si fece interprete del diffuso malcontento, abbiamo visto, verso i governanti tornati sul trono con la Restaurazione. Proprio per la sua massiccia presenza nel sud dell'Italia, il regno borbonico veniva indicato come la patria della Carboneria, da intendere come una massoneria riformata per raccogliere il malcontento. Sopra i suoi natali, nelle Due Sicilie, vi sono divergenze. C'è chi sostiene che nacque negli Abruzzi, chi in Basilicata e chi in Calabria portata da funzionari o militari francesi. In Calabria, effettivamente, fu introdotta Pierre Joseph Briot che, passato dalla tonsura all'avvocatura, dal luglio 1807 fu Intendente a Cosenza, il quale, come il suo predecessore Matteo Galdi, mal sopportava la tirannide del potere militare nella vita civile della provincia. Una volta organizzatisi, i carbonari, per avere aiuti economici, agli inizi della occupazione francese dal 1806 al 1815, strinsero relazioni con gli inglesi, fomentatori del brigantaggio nella parte continentale del Regno, i quali, in tutta Europa, appoggiavano chiunque mostrasse contrarietà verso Napoleone nella lotta contro il dominio della Francia. Quando la coscienza nazionale era ancora acerba, differenze sostanziali esistevano fra la Carboneria del nord, del centro e del sud dell'Italia. Se nel Lombardo-Veneto era fondamentale l'indipendenza dal dominio austriaco, nelle Due Sicilie, i "cugini" continentali chiedevano la fine dell'assolutismo borbonico, mentre nell'isola aspiravano in uno Stato separato ed autonomo. Altra principale innovazione che permise la capillare diffusione della Carboneria, a differenza della massoneria, fu quella di non essere atea, anzi traeva aspirazione dal Vangelo e dall'esempio di Gesù Cristo che fu eletto protettore della setta insieme a S. Teobaldo. Da ciò la presenza in essa di molti preti "progressisti", ostili alla Santa Alleanza. La Carboneria, quindi, non aveva una ideologia unica ed un programma chiaro. Nel termine carbonaro era solito indicarsi tutti gli scontenti delle politiche amministrative d'Italia: liberal sabaudi, anti-austriaci, anti-papisti, anti-borbonici, rivoluzionari moderati e rivoluzionari estremisti. Alcuni autori, pur essendo il dato scarsamente verificabile, azzardano essere stati i carbonari, nel periodo di maggior sviluppo tra il 1819 e 1821, intorno ai 600.000 affiliati. (Ferruccio Policicchio)
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