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Ospedale di Sapri: Covid-19, montata una tenda per bio-contenimento
Emergenza Covid-19 l’Ospedale di Sapri si dota di una tenda per bio-contenimento
SAPRI - L’Ospedale dell’Immacolata di Sapri, pronto a fronteggiare eventuali casi “sospetti” da “Coronavirus” con una tenda pneumatica per “bio contenimento”, fornita dalla Protezione Civile Nazionale (Comitato di Salerno) che ha dato mandato alla Croce Rossa Italiana, di trasportarla e montarla a Sapri (unitamente, agli Ospedali di Salerno, Battipaglia, Oliveto Citra, Eboli e Vallo della Lucania). L’importante “presidio”, lunga 10 metri e larga 6, è arrivata a Sapri, trasportata e montata dai volontari della Croce Rossa Italiana nella mattinata di sabato 29 febbraio. Ha due porte: una per l’ingresso, l’altra per l’uscita. Al suo arrivo, erano presenti: il direttore medico del Presidio dott. Rocco Mario Calabrese e i coordinatori dell’Ufficio Infermieristico Gianfranco Gallo e della Direzione Sanitaria Antonietta Falcone. E’ stata posizionata nel parcheggio interno all’Ospedale di fronte la Radiologia alle spalle del Pronto Soccorso. L’assemblaggio è stato eseguito da Giuseppe La Mura responsabile del Settore Emergenza CRI (Comitato Salerno) insieme ad Antonio Carucci direttore amministrativo CRI e Pietro Saggese presidente del Comitato CRI di Sapri. “Si tratta di una tenda pneumatica - spiega il direttore medico Calabrese - messa a disposizione dell’Ospedale di Sapri per eventuali pre-triage, isolamento di pazienti sospetti d’aver contratto il Covid-19. La tenda pneumatica, é un importante presidio sanitario, stabilito da precise indicazioni regionali e nazionali, per il bio-contenimento in sicurezza di un’eventuale paziente che giunge alla nostra attenzione e che potrebbe essere affetto da Covid-19. A secondo della tipologia di arrivo, il paziente del caso è gestito o al Pronto Soccorso o nella tenda struttura. E’ ovvio, che quando arriva l’autoambulanza del 118 si tratta di pazienti già sottoposti a monitoraggi, cioè pazienti a cui è già stato fatto un triage a bordo, per cui si segue il percorso “normale” all’interno della struttura ospedaliera mentre chi arriva con mezzo proprio viene accolto da personale della Croce Rossa Italiana che ringrazio, raccoglierà le prime informazioni sulle motivazioni dell’accesso. Nel caso il paziente ha una sintomatologia respiratoria acuta viene direzionato nella tendo struttura dove un infermiere formato e “protetto” dai DPI (dispositivi di protezione individuale) effettua un primo pre-triage. Il paziente per avere contezza che si tratta di un caso “sospetto” deve rispondere a due criteri: clinico (individuo con sintomi respiratori acuti, tosse, dispnea, febbre alta) ed epidemiologico (provenienza dalla Cina o sud est asiatico oppure da uno degli undici Comuni, definiti dal Ministero della Salute, come “zona rossa” o persone transitate in strutture sanitarie in cui si sono verificati casi di Coronavirus). Quindi, bisogna rispondere a questi criteri per determinare un caso “sospetto”. Se si rileva, un caso gestibile in maniera routinaria, viene attivato il solito percorso “normale” all’interno della struttura, altrimenti in presenza di condizioni di “preoccupazione” per un’eventuale “rischio”, gli accertamenti vengono eseguiti all’interno della tendo struttura, attrezzata per ricovero “protetto” temporaneo con un posto letto; ovviamente, in caso di “caso sospetto” bisogna attivare subito i percorsi corretti, compreso la somministrazione di un tampone oro-faringeo per verificare un’eventuale positività. Ad esempio nel sospetto caso di Lentiscosa (Sa) il paziente anche se non aveva sintomi clinici era stato all’interno di una struttura ospedaliera dove s’era registrato il primo caso di paziente con Covid-19 (il paziente “uno”). Gli abbiamo fatto sia il tampone iniziale che quello di controllo risultati entrambi “negativi”, per cui ora il sindaco di Camerota ha elementi per poter sciogliere i dubbi sulla quarantena. Fermo restando che in caso di positività si attivano tutti i percorsi atti a far sì che il paziente venga direzionato verso un Reparto attrezzato in Malattie Infettive (dotato di camere a pressione negativa), altrimenti è trasferito al Cotugno, che è la nostra prima struttura di riferimento”. Per quanto riguarda il trasporto, esistono in zona ambulanze attrezzate per il trasporto “speciale” di tali pazienti? “Dal maggio 2018, presso i tre SAUT del territorio, ci sono sia ambulanze attrezzate con dotazioni speciali, che auto mediche; tant’è che nel caso di Lentiscosa, partì un’auto medica, con medico a bordo, che praticò il tampone al paziente “sospetto”. In questo particolare momento critico per la nazione, l’invito è quello di non lasciarsi prendere dal panico che è del tutto immotivato e ingiustificato! Un siffatto comportamento è sbagliato! Infatti in questi casi si rischia di intasare i Pronto Soccorsi per casi di isteria, che così rischiano di collassare e non essere più in grado di dare risposte sanitarie appropriate a chi ne ha effettivamente bisogno! “Va precisato - ribadisce Calabrese - che il Pronto Soccorso e i suoi medici non vanno bloccati! Ci si può tranquillamente rivolgere al medico di Medicina generale e/o alla Guardia Medica sempre disponibili a un triage “telefonico” con eventuali soggetti che possono presentare dei sintomi e successivamente, se ci sono le condizioni, si attiva il 118 che va sul posto a verificare le reali condizioni del paziente; nel caso, presenti i sintomi classici di contagio da Coronavirus, non deve pervenire in Ospedale a Sapri, ma dovrebbe per sé già essere direzionato dalla Centrale Operativa ripeto, presso un Ospedale fornito di Reparto di Malattie Infettive o in alternativa presso il “Cotugno” (Napoli). Ne consegue, che il personale del 118, già opera uno screening. Per orientamento e ulteriori informazioni sul Covid-19 telefonare ai seguenti numeri: 089/693960 (attivato dall’Asl Salerno), 800/909699 (numero verde della Regione Campania), 1500 (numero nazionale di Pubblica Utilità). Infine se si sospetta che un paziente a domicilio presenti dei criteri per una quarantena, va contattato il Dipartimento di Prevenzione; ovvero, la Struttura UOPC Territoriale, che di concerto con il sindaco del Comune interessato, stabilisce se vi sono i criteri per una quarantena e misure contenitive a domicilio. Detto questo, si rassicura la popolazione locale e il personale dipendente, soprattutto quello che opera nella struttura Ospedaliera, che le attività devono proseguire come sempre, perché altrimenti, si ingenerano meccanismi e fenomeni di paura “ingiustificata”, che a loro volta possono generare altri fenomeni altrettanto ingiustificati! In questo momento particolare invito tutti (dipendenti, pazienti, visitatori e utenti) a rispettare le regole stabilite dal protocollo regionale che regola correttamente gli accessi dei parenti in visita, all’interno dei vari Reparti. Infine, invito a rispettare rigorosamente la regola, per la quale i bambini al di sotto dei dodici anni, è fatto divieto assoluto di accedere in Ospedale! Paradossalmente avverte Calabrese - sono quelli, che possono contrarre più facilmente l’infezione che però decorre in maniera più lieve e paradossalmente, possono essere serbatoi di eventuali infezioni! “Consapevole che il momento è delicato, ma non grave, consiglio a tutti di vivere con serenità e non con apprensione le notizie, che arrivano giornalmente alla nostra attenzione. No! a un eccessivo allarmismo, Si! a un giusto grado di attenzione sulla delicata questione!” Come Redazione, riteniamo di tributare un plauso al manager dell’Azienda Salute Salernitana dott. Mario Iervolino, che presso la Direzione Strategica di Via Nizza, a Salerno, ha istituito una cabina di regia, con la quale segue con particolare attenzione ogni caso “sospetto” Covid-19 attenzionato dalle strutture sanitarie del salernitano. Inoltre, un “grazie di cuore”, alla Protezione Civile Nazionale (Comitato di Salerno), che al Presidio di Sapri ha inviato e montato in loco per il tramite dei volontari della Croce Rossa Italiana, altrettante tende strutture presso gli Ospedali di: Salerno, Battipaglia, Vallo della Lucania, Oliveto Citra, Eboli. (Pino Di Donato)
Il D.S. Calabrese dinanzi alla tenda con personale CRI (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Calabrese con CRI e collaboratori (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Calabrese con i dirigenti CRI (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
La tenda pneumatica (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Il D.S. Rocco Calabrese (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Il Manager dell'Asl Mario Iervolino (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Il terrore che si sta vivendo, causato dal "coronavirus" resistente a tutte le cure conosciute, ha imposto, a chi scrive, di guardare al passato, che esiste, in un presente caotico, per un futuro che fa paura.
A partire dal 1829 l'Europa occidentale cominciò a conoscere una nuova forma di malattia epidemica: il colera. Questa malattia, divenuta quella del secolo, più di ogni altra, aveva bisogno dell'uomo per diffondersi. Infatti fu l'uomo a creare le propizie condizioni alla emigrazione del male con i suoi repentini spostamenti: viaggi d'affari, pellegrinaggi e guerre coloniali. I luoghi più colpiti furono le città portuali maggiormente frequentate. Pur essendo il Regno ben guardato dal mare dal cordone sanitario, il colera giunse anche da terra, dall'Asia passò in Russia, Germania, Spagna, Francia, e da qui in Liguria per scendere nel Regno delle Due Sicilie. Il cholera morbus, detto anche morbo asiatico, cominciò a mietere le sue prime vittime, nel nostro regno, ai primi di ottobre del 1836. Durante il corso del secolo la malattia si manifestò ancora nei periodi: 1846 - 1857; 1864 - 1869: 1884 - 1889; 1893 - 1897 costringendo i bilanci comunali a sopportare grosse spese per le relative forniture necessarie allo scopo di far fronte al male. La legge 2892 del 15 gennaio 1885, detta anche "Legge di Napoli", fu formulata per far fronte all'emergenza venutasi a creare dopo lo scoppio di un'epidemia colerica nell'anno precedente. L'onorevole Roberto Mirabelli, fondatore del partito Repubblicano con altri 21 colleghi, nel 1897, fece estendere i benefici che scaturivano dalla detta legge prima alla provincia di Cosenza e successivamente all'intero mezzogiorno. Sin dalla prima emergenza, ogni Comune dovette dotarsi di una Commissione di Sanità composta da cinque membri, tra cui due medici. Quella di Vibonati era composta da Giovanbattista Pasca (presidente, medico e Sindaco), Ludovico Giffoni (parroco), Gaetano Giffoni Barone (civile, possidente), Vincenzo Pugliese (supplente al Regio Giudice) e Francescantonio Pugliese (medico). In qualità di sede di Circondario (poi Mandamento), Vibonati dovette dotarsi di un luogo di confinamento e di isolamento lontano dalle abitazioni (lazzaretto). La Commissione destinò, sin dal 1832, ad uso di isolamento, un locale sito sopra Vibonati, (odierna contrada S. Lucia) dovendolo dotare di letti e suppellettili. Ma "Circa la fornitura dei letti, ed altra mobilia, la Commissione tenendo presente il notamento delle offerte ricevute nel 1835, che ammonta a ducati 16:50, ed un letto completo, ha conosciuto essere ben modica tale somma; quindi da questo stesso giorno si farà un dovere commuovere l'animo di tutti per eccitarli ad altre offerte, girando personalmente per l'abitato". Qualora il luogo non fosse stato sufficiente, stabilì prendersi il locale ubicato ad esso di fronte la cui proprietà era di tale Biase Bruno. Il lazzaretto fu poi riaperto nel periodo epidemico 1884 - 1889. Tra i vari provvedimenti riguardante l'igiene adottati, uno interessò seriamente le "officine addette alla concia dei cuoj" cui fu vietato introdurre pelli nell'abitato per la concia; un altro impose ai proprietari di imbiancare le abitazioni con la calce. Al fine di evitare che persone si fossero introdotte nel Comune senza la preventiva presentazione di Bolletta Sanitaria, decise doversi stabilire, sopra e sotto il Comune, un posto di guardia al cui capo bisognava presentare la bolletta per essere esaminata dalla Commissione la quale ne deliberava l'ammissione, o meno, nel Comune. Dalla Commissione, il 20 febbraio 1837, fu presentata la lista delle spese, un totale di ducati 38,05, sostenute per fronteggiare l'emergenza "pel Colera nei due posti situati all'ingresso del Comune, uno sopra, e l'altro sotto l'abitato, nel Regio Giudicato, nella Cancelleria Comunale, nelle prigioni e nella Deputazione di salute della Marina"
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La fase colerica 1864 - 1869 fece molto seriamente considerare l'igiene pubblica a fini sanitari. Il Sottintendente volle sapere se a Vibonati vi fossero prostitute di professione, la risposta fu negativa. Le varie amministrazioni s'infittirono di circolari, di provvedimenti da adottare, di ordini e di obiezioni tanto che non mancarono esempi di rinunce alle diverse cariche municipali. Nella Provincia tutte le fiere, le feste e le processioni furono sospese sino a nuovo ordine.
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All'alba del XX secolo, quando il mondo era ancora in guerra, tra il 1918 e il 1920, il pianeta fu invaso da una influenza chiamata Spagnola, così detta perché i primi giorni di febbraio del 1918 la Spagna, per prima, denunciò in Madrid la strana forma di malattia il cui virus fu isolato nel 1933. Definita "la più grande pandemia della storia dell'umanità", per lo più colpì le persone dai 15 ai 40 anni e soprattutto le donne, stando gli uomini al fronte. In Italia le regioni meridionali furono le più colpite. Il governo centrale impose una severa censura alla stampa, fu proibito il rintocco funebre delle campane, banditi gli annunci mortuari, cortei e funerali, al fine di evitare la demoralizzazione della gente. (Ferruccio Policicchio)
Comune di Santa Marina: 1 marzo intervento di disinfestazione e sanificazione
Oggi, domenica primo marzo 2020 con inizio dalle ore 24, sarà effettuato intervento di disinfestazione e sanificazione contro batteri e virus nel Comune di Santa Marina. “Dopo aver sanificato le scuole e di altri edifici comunali, continuiamo l’intervento straordinario per la tutela della salute e per garantire la difesa della pubblica e privata incolumità -Spiega il Sindaco di Santa Marina Giovanni Fortunato- Saranno interessate le aree verdi, muri di cinta esterni e interni, parchi e viali. Si raccomanda alla cittadinanza di chiudere porte e finestre, rientrare eventualmente biancheria, gabbia ed animali domestici posti all'esterno delle abitazioni”. Santa Marina lì 01.03.2020 (Comune di Santa Marina)
San Giovanni a Piro: un antidoto chiamato rispetto!
Proviamo a distrarci dal virus. Sia chiaro che sono e siamo contenti che partano i lavori di somma urgenza sul Porto di Scario. Era il momento visto l'approssimarsi della stagione estiva, auspicando che la stessa non venga compromessa dalla follia italiota legata alle vicende più note di questi giorni. Avremmo potuto "gridare" allo scandalo dopo 30 giorni. Non l'abbiamo fatto. In altri tempi ci avete abituato così. Non appartiene ai nostri modi di fare. I miei passaggi in Regione sono stati fatti con il chiaro intento di stimolare quei lavori e di capire lo stato dell'arte, perché voglio dare un contributo per la mia Terra. Ciò che mi preoccupa, è questo "rapporto di immedesimazione organica" che pare una costante di questo quinquennio amministrativo e reso più acuto nell'ultimo periodo, testimonianza di un preoccupante appiattimento, conseguenza dell'uno che decide tutto. Non dovrebbe essere "io sono stato autorizzato" ma ad essere autorizzato è l'Ente che si rappresenta. Un Comune che non può essere amministrato in maniera familistica. Non si può sempre lasciare da parte la responsabilità verso il gruppo sociale intero e creare cerchi di affiliati. Restare legati ai modi di fare politica di un tempo e/o di manovrare e tenere sotto controllo sarebbe deleterio per il nostro vivere e per le nostre terre. Riempirsi la bocca di democrazia e non riuscire ad applicarla nel quotidiano è ancora più triste del non parlarne affatto. Il primo atto di un sindaco, dopo aver carpito che avevo un progetto politico diverso dal suo, è stato quello di epurarmi da facebook (bloccandomi) e revocare gli incarichi che il mio papà aveva presso questo Ente. Una persona, Enzo, mio padre, che si è sempre spesa per questo Paese, senza interessi, e non ho bisogno di provarlo. Un gesto che non ha bisogno di essere qualificato e di cui mi avrebbe fatto molto più piacere non parlare. Se ne parlo, è perché ritengo questo atteggiamento molto grave e pericoloso. Il lavoro e l'impegno verso il mio territorio non sono mai stati dettati da vendette o convenienze. Ritengo davvero retrogradi i tentativi di infangamento verso persone che vogliono solo poter esprimere un pensiero che, anche se diverso (è qui il sostanziale nodo) andrebbe semplicemente rispettato. San Giovanni a Piro, 29.02.2020 (Avv. Alberico Sorrentino)
Iniziata nel Comune di Santa Marina la sanificazione degli ambienti pubblici
Iniziata nel Comune di Santa Marina la sanificazione a scopo preventivo degli ambienti pubblici del territorio comunale. “Abbiamo cominciato questa mattina un intervento straordinario di sanificazione delle scuole e di altri edifici comunali -Spiega il Sindaco di Santa Marina Giovanni Fortunato- sono stati sanificati il plesso scolastico di Policastro Bussentino, il Convento di San Francesco, il Cineteatro Tempio del Popolo e la Delegazione Comunale. Nel Capoluogo l’edificio scolastico e la Casa Comunale. L’obbiettivo è quello di rendere sicuri tutti gli edifici pubblici di nostra competenza, per la tutela della salute e per garantire la difesa della pubblica e privata incolumità”. Santa Marina lì 28.02.2020 (Comune di Santa Marina)
Il previsto incontro del 29/02 p.v. è stato rinviato a data da destinarsi. L'Associazione Culturale Proudhon preso atto dell'evoluzione della situazione relativa alla potenziale diffusione del "corona virus" anche nel Cilento, per senso di responsabilità ed in sinergia con l'Assessorato alla cultura del Comune di Sapri, ha deciso per il differimento dell'evento al fine di tutelare al meglio gli interessi della cittadinanza. (Associazione Proudhon Golfo di Policastro)
Il terrore che si sta vivendo, causato dal "coronavirus" resistente a tutte le cure conosciute, ha imposto di guardare al passato, che esiste in un presente caotico, per un futuro che fa paura.
A partire dal 1829 l'Europa occidentale cominciò a conoscere una nuova forma di malattia epidemica: il colera. Questa malattia, divenuta quella del secolo, più di ogni altra, aveva bisogno dell'uomo per diffondersi. Infatti fu l'uomo a creare le propizie condizioni alla emigrazione del male con i suoi repentini spostamenti (non paragonabili, ovviamente, a quelli dei nostri tempi): viaggi d'affari, pellegrinaggi e guerre coloniali. I luoghi più colpiti furono le città portuali. Il decreto 504 del 26 agosto 1831 affidò al cordone sanitario, lungo il litorale, la custodia del nostro Regno a mezzo della catena delle torri costiere, dovendo i bilanci comunali sopportare grosse spese per fornire i posti di riscaldamento, olio, pece, aceto e zolfo. Nicola Farano in quell'anno, concesse al Comune, per tre anni, una stanza a beneficio della Commissione Sanitaria nel cui contratto si pattuivano complessivi 9 ducati. Ma il 27 aprile 1835, il Decurionato deliberò il pagamento di soli 17 carlini e grana 5 da prelevarsi dal resto di cassa dell'anno precedente. Il proprietario si lagnò con l'Intendente per la mancata differenza e il Sindaco si giustificò adducendo che il cordone sanitario era durato solo otto mesi. Su parere delle Deputazione Sanitaria, furono espurgati i canali fino a mare onde ben incanalare a mare le acque piovane. Per tale urgente operazione, il 14 ottobre 1836 si deliberarono 10 ducati da stornarsi dall'art. 34 del bilancio in cui erano previste riparazioni alla Chiesa Madre. Giusto l'anno dopo, il 22 ottobre fu deliberato lo stesso lavoro, per lo stesso importo da prelevarsi i fondi dallo stesso articolo. Pur essendo il Regno ben guardato dal mare, il colera giunse anche da terra. Partito dall'Asia passò in Russia, Germania, Spagna, Francia e da qui in Liguria per scendere nel sud dell'Italia. Biase, Vincenzo, Marcantonio, Benedetto, Francesco e Antonio Farano, Giuseppe Lacorte, Felice e Biase Pasquale, dopo essere stati assenti da Sapri 28 giorni per esercitare la loro professione di ramaj, vi rientrarono il 19 settembre 1836. Asserirono che durante la loro assenza erano stati nel comune di S. Angelo, in Basilicata e che la mattina del 10 settembre si spostarono in Castel Saraceno dove le autorità di detti paesi, anziché munirli delle debite carte sanitarie, imposero loro il rientro in patria, per poi qui ne fossero forniti. Il Sindaco credette prudente inibirli al contatto con i cittadini, domandò disposizioni al Sottintendente che, per l'emergenza del morbo, ritenne grave l'irregolarità e, sospettando d'esser potuti passare da luoghi contagiati, perchè col loro comportamento contravvennero al regolamento dell'8 agosto 1835, pur godendo ottima salute, dispose la continuazione della purga sanitaria. Il 16 ottobre, al ricevere la segnalazione l'Intendente, ordinò che: "elassi 15 giorni ed essendone buono lo stato di salute li faccia mettere in libera pratica". Questa malattia epidemica, come la maggior parte di esse, arrivò da levante e i forti e rigorosi cordoni sanitari, soprattutto sulla sponda adriatica, non furono di impedimento al male. Il cholera morbus o bacillo virgola, cominciò a mietere le sue prime vittime, nel Regno, ai primi di ottobre del 1836. Per far fronte al morbo furono anche istituiti posti di blocco nei tre principali punti d'accesso al paese denominati: uno Calabria, sito in contrada Chiappe, il quale controllava la provenienza da Lagonegro, Rivello, Lauria e la Calabria; un altro Cilento, sito in contrada Cammarelle, il quale controllava le provenienze da Capitello, Ispani e altri siti dell'intero Cilento; il terzo chiamato Napoli, sito al Camposanto (odierna Trovatella), controllava la Strada proveniente da Napoli e il Vallo di Diano. La spesa affrontata per il mantenimento dei tre posti dal 21 novembre 1836 al 10 febbraio 1837 ammontò a ducati 38,46. Altra nota spese, per un totale ducati 40,10, relativa al periodo 24 maggio 30 settembre 1837, sostenuta per fronteggiare il male, non poté fare a meno di denunciare un sospetto decesso per Cholera Morbus.
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Durante il corso del secolo la malattia si manifestò ancora nel periodo 1846 - 1857. Nei giorni 13 e 21 settembre 1855 si verificarono due morti causate dal colera, e quando il Sindaco ne diede notizia al Sottintendente, questi, all'Intendente rapportò d'aver dato disposizioni affinché la Commissione Sanitaria avesse adempiuto scrupolosamente a quanto prescritto dalle ordinanze sanitarie. All'alba del XX secolo, quando il mondo era ancora in guerra, tra il 1918 e il 1920, il pianeta fu invaso da una influenza chiamata Spagnola, così detta perché i primi giorni di febbraio del 1918 la Spagna, per prima, denunciò in Madrid la strana forma di malattia il cui virus fu isolato nel 1933. Definita "la più grande pandemia della storia dell'umanità", per lo più colpì le persone dai 15 ai 40 anni e soprattutto le donne, stando gli uomini al fronte. In Italia le regioni meridionali furono le più colpite. Il governo centrale impose una severa censura alla stampa, fu proibito il rintocco funebre delle campane, banditi gli annunci mortuari, cortei e funerali, al fine di evitare la demoralizzazione della gente. (Ferruccio Policicchio)
Comunicato n. 3 Comitato dei Sindaci D.S. 71 - Chiusura scuole
I sindaci del DS 71 comunicano che il governatore Vincenzo De Luca con l’ordinanza n. 4 del 26.02.20 ha disposto la sospensione dei servizi educativi a far data da oggi 27 febbraio e fino a tutto il giorno 1 marzo 2020 in tutte le scuole dell’infanzia, di ogni ordine e grado nonché delle università ricadenti nel territorio della regione Campania per la realizzazione di un programma di disinfezione straordinario dei locali sedi di attività didattiche e formative. Comuni afferenti: Sapri, Alfano, Camerota, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Celle di Bulgheria, Centola, Ispani, Morigerati, Roccagloriosa, Rofrano, San Giovanni a Piro, Santa Marina, Torraca, Torre Orsaia, Tortorella, Vibonati (Comitato dei Sindaci Distretto Sanitario 71)