Sapri, bella e ridente cittadina baciata da madre natura si accorge (non da ora), che passeggiando per le vie cittadine, specie nel centro storico, dove tempo fa regnava la vita...lo splendore e con loro il benessere, le luci delle insegne colorate di tanti negozi, bar, ristoranti, botteghe artigiane, attivita' commerciali che pullulavano di visitatori e consumatori di ogni tipo non ci sono più. Chi scrive ha vissuto oltre 35 anni della propria vita in quel corso. Sulla mia pelle è passato di tutto: sacrifici, rischi, persino persecuzioni (da parte della commissione commercio quando questa esisteva ed aveva il potere di decidere il futuro di un giovane accordando o negando la licenza per intraprendere una attività commerciale). In quel tempo si viveva con speranze, entusiasmo, applicazione, crescita ed infine il meritato successo. Ho avuto l'opportunità di vivere ed essere stato testimone nel mondo del commercio di fatti e misfatti - gioie e dolori a partire dai lontani anni “80 fino ad ad oggi. Passando per il 2008 quando accadde qualcosa, forse senza precedenti. Sono trascorsi dodici anni dallo scoppio di una delle più grandi crisi finanziarie della storia italiana. La banca statunitense di investimenti Lehman Brothers fallì, era il 15 settembre 2008, causando milioni di licenziamenti, sfratti, fallimenti, una vera e propria paralisi dell’economia e tanta disperazione. L'intera Europa -ma l'Italia in particolare- fu investita da una totale débâcle dei negozi di vicinato e non solo, completamente falcidiati che oggi, a parte qualche coraggiosa eccezione sono andati giù come birilli in un perfetto ma nefasto Strike. Le cause? Per cercarle, elencarle e spiegarle gli specialisti e gli economisti hanno consumato i polpastrelli delle loro dita. Qualche giorno fa il cronista di una TV locale accompagnato dal suo operatore cercava affannosamente per le strade cittadine qualche attività commerciale ancora aperta. Compito alquanto difficoltoso. Accennavamo alle cause che hanno determinato questa situazione per alcuni versi...spettrale (basta girare per strada dopo le ore 19..). Senza ombra di dubbio la Grande Distribuzione (centri commerciali), i grandi marchi (con tutti i più famosi e prestigiosi brand), le vendite online e la pressione fiscale per i più piccoli è ritenuta insopportabile. Tutto ciò avvolto in un vortice di crisi economica che non ha risparmiato quasi nessuno (facendo solo la fortuna di pochi) e che ha determinato tutto questo. Quel che si vede a Sapri non colpisca più di tanto se è vero che proprio qualche giorno fa, in Emilia Romagna (regione che frequento) apprendevo che i sindaci di città d'arte come Ferrara, Reggio Emilia e Modena si sono accorti (finalmente!)(e nel nostro piccolo lo stiamo dicendo da più di dieci anni) del grave svuotamento e della desertificazione dei centri storici così ricchi di opere d'arte e stanno correndo ai ripari mettendo in atto coraggiosi tentativi di “ripopolamento”, invogliando ed incoraggiando imprenditori e commercianti ad investire in nuove attività promettendo loro sgravi fiscali e vantaggiose offerte sull'affitto degli immobili in concerto con i proprietari. Naturalmente, considerando le dovute distanze dalle città sopra citate, appare singolare se non addirittura fuori luogo l'invito del presidente dell'associazione commercianti di Sapri che, sconvolgendo ogni principio di economia, invita noi concittadini sapresi ad acquistare presso i negozi locali. I consumatori attenti, specie i più giovani che spesso sono anche i più esigenti, spendono dove gli si garantisce prezzo, qualità e...cordialità, oltre ad una ampia scelta di prodotti. La cittadina ha ormai perso il treno, questa associazione nata di nascosto in un oscuro retrobottega di un negozio senza il consenso e la partecipazione di una parte importante degli interessati risulta non in grado di affrontare le gravi problematiche che affliggono il comparto. Si sperava che almeno potesse tamponare o frenare la disgregazione e l'isolamento di quelle poche attivita' rimaste coraggiosamente in piedi. In tempi dove Amazon e Alibaba diventano ogni giorno più potenti, il piccolo negozio parte svantaggiato si, ma non sconfitto. Usare la rete esattamente come fanno i colossi del web, a partire dall'e-commerce, ammodernare i propri negozi rendendoli piacevoli da visitare. In una parola essere un PUNTO DI RIFERIMENTO. Oggi è possibile mettere in atto strategie vincenti non praticabili dai giganti del web. Piccolo è bello, vicino al cliente, disponibile in grado di dare qualcosa in più in termini di "coccole" e "assistenza" rispetto ai colossi: attenzione al cliente, fidelizzazione anche se purtroppo ormai non è garanzia di successo. I profondi conoscitori del tema, hanno più volte usato la parola «alleanza», anche se può sembrare improprio, per delineare l’orizzonte del piccolo commercio nei centri storici: un invito a non giocare in difesa ma cercare nuovi format e sfruttare semmai l’effetto-traino delle grandi catene che portano gente che di stare barricate nei centri commerciali, di nuova o vecchia generazione che siano, non ne vogliono sapere: sveglia! (Nicola Filizola) 
 Nicola Filizola
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