Artisti, musicisti, architetti e designer reinventano le corde vegetali: libbàni e mazzoccole diventano strumenti musicali con Maurizio Capone, l’Open Design School di Matera 2019 sperimenta nuovi metodi di intreccio e Fabiana Longo e Francesco Semmola inventano un metodo per misurare Maratea in libbàni. MARATEA RI-CORDA / intrecci di comunità 23, 24 e 25 aprile 2019 Grande successo per la prima edizione di RI-CORDA, intrecci di comunità, l’evento che per tre giorni, dal 23 al 25 aprile, ha visto Maratea, perla del Tirreno, diventare palcoscenico di esperienze, spettacoli, mostre, laboratori e passeggiate naturalistiche dedicate al recupero delle tradizioni, della memoria e del patrimonio culturale attraverso un viaggio nell’antica lavorazione dei Libbàni, le tipiche corde vegetali usate fino agli anni’70 nel territorio. Il progetto, ideato dall’Associazione Liberi Libri – Beatrice Avigliano, Marialuisa Firpo e Angelo Licasale – e coprodotto dal Comune di Maratea con Fondazione Matera Basilicata 2019 per Capitale per un giorno, rientra nel programma di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, che quest’anno consente ai paesi della Basilicata di diventare protagonisti di questo appuntamento importantissimo per tutta la regione. Gremita la piazzetta Buraglia del centro storico di Maratea ieri, giovedì 25 aprile, per la festa conclusiva, che per tutto il giorno ha visto susseguirsi eventi, passeggiate alla scoperta del borgo antico, mostre e spettacoli fra musica e teatro. Dalla mattina sono stati accolti più di 100 turisti che hanno usufruito del servizio navetta messo a disposizione da Matera 2019, che dalla città dei sassi sono venuti ad assistere all’evento e a scoprire il territorio di Maratea, tra la montagna e il mare. A Palazzo De Lieto (via Gafaro, 5 - Centro Storico di Maratea) è stata inaugurata, con una grande affluenza di pubblico, la mostra di prototipi, manufatti e installazioni dedicata ai Libbàni, dove sono stati esposti i progetti nati dalle riflessioni di artisti, fotografi, architetti e designer tra cui l’Open Design School di Matera 2019, Stefania de Rosa, Flavio Di Giorno, Benedetto Ferraro, Francesco Gallico, Walter Giovaniello, Gaetano Lofrano, Fabiana Longo, Giuseppe Maimone, Manuela Marotta, Sara Milione, Francesco Semmola, Carla Viparelli e Vittorio Zaccaro. Così l’Open Design School di Matera 2019 ha proposto idee da sviluppare che uniscono antiche tradizioni a nuovi metodi di lavorazione delle fibre naturali. Attraverso studi di automazione di intreccio dei libbàni hanno costruito dei prototipi con la funzione di velocizzare la fase di intreccio delle corde vegetali; l’artista Carla Viparelli che ha dedicato la sua opera a un “confronto fra i tempi” dove la tradizione incorniciata nell’arte diventa contemporanea; il progetto di sperimentazione, di viaggio e di misura di Fabiana Longo e Francesco Semmola, rispettivamente architetto e fotografo, che hanno inventato il sistema libbanico decimale, utilizzato per misurare alcune zone del centro storico, del porto e di Acquafredda di Maratea. La loro non è solo una unità di misura (un libbàno corrisponde a 25 mt, libbanello 2,5 mt, il libanetto 25 cm) ma è un percorso nel tempo che scandisce la memoria collettiva della gente di Maratea. L’idea è quella di misurare tutta Maratea con questo nuovo sistema, tessendo con le corde il cammino e unendo il territorio; Benedetto Ferraro che ha realizzato dei cubi in argilla rossa, simbolo dell’importante patrimonio della memoria del passato, attraversati dalle corde vegetali, come in un cammino e percorso diretto verso il futuro; Flavio Di Giorno che ha utilizzato le corde vegetali per creare una bellissima scultura dedicata al mare; i fotografi Giuseppe Maimone, Stefania de Rosa, Manuela Marotta, Gaetano Lofrano, Vittorio Zaccaro che con il loro sguardo hanno immortalato alcuni bellissimi attimi di queste intense ed emozionanti giornate; Francesco Gallico e Sara Milione che con TINCO, la tintura naturale delle corde, propongono una sperimentazione collettiva che partirà questa estate a Maratea, con laboratori e passeggiate dedicate alla ricerca di prodotti naturali per colorare i libbàni; Walter Giovanello che ha inventato “amacord”, un amaca completamente realizzata in libbàni. In mostra anche il documentario “Libbàni. Storie di persone e tagliamani” con la regia di Danilo Cernicchiaro, proiettato in anteprima il 23 aprile a Villa Nitti in occasione dell’inaugurazione di RI-CORDA. Un lavoro emozionante che dà voce alle “libbanare” di Maratea che intrecciavano fino agli anni ’70 e che sarà presentato a luglio al Maratea Film Festival. In serata il gran finale in una affollata Piazza Buraglia al centro storico di Maratea, diventata palcoscenico per il musicista e cantautore Maurizio Capone e i Kalura – arte popolare di strada dove è andato in scena uno spettacolo di piazza con parole, musica e suoni in cui mazzoccolatura e intreccio sono diventati storie e ritmo. Lo spettacolo è frutto dei laboratori artistici che si sono svolti durante questi giorni al porto di Maratea, luogo in cui le donne usavano “mazzoccolare” - cioè percuotere le foglie per sfibrarle e renderle lavorabili dopo la bagnatura - per poi intrecciarle. Il laboratorio di musica, condotto da Maurizio Capone e dedicato alla fase di lavorazione della “mazzoccolatura”, ha esplorato e ricercato con la “battitura” delle fibre vegetali un ritmo ad hoc creando uno strumento musicale, la “Mazzoccorimba”, fatto di “mazzoccole” e libbàni che è stato suonato durante la festa finale. I cantastorie Nicoletto D’Imperio e Beatrice Candreva (Kalura-Arte popolare di strada), hanno incantato il pubblico con storie e racconti, intrecciando, fra narrazione e canto, i racconti raccolti dalla comunità del territorio. Ri-CORDA è dedicato al tema del dossier di Matera 2019 "Futuro Remoto" per ipotizzare nuovi modelli di sviluppo per i prossimi decenni attraverso la riscoperta e valorizzazione di pratiche antichissime. Il progetto è un percorso di sperimentazione e ricerca per condividere e riscoprire - in una visione contemporanea - l’arte dell’intreccio delle piante dei “tagliamani”, dove una comunità temporanea, formata da cittadini e visitatori, hanno ripercorso attraverso esperienze e laboratori, ogni fase della lavorazione grazie alla memoria delle ultime libbànare ancora viventi nel territorio, affiancando ad ognuna di esse un’esperienza. Così la Raccolta è stata l’occasione per un trekking alla scoperta del territorio, la Bagnatura un tempo di attesa, di ristoro e di riflessione, la Mazzoccolatura un laboratorio di percussioni e l’Intreccio un gioco di storie e “cuntastorie”. Attraverso azioni laboratoriali, interventi artistici, antropologici e partecipativi sull’arte dei libbàni, si intende valorizzare il patrimonio culturale locale con l’obiettivo di recuperarne la conoscenza e promuoverne un possibile sviluppo produttivo con la creazione di un artigianato locale. In quest’ottica sono già attivi a Maratea i laboratori di comunità, che proseguiranno anche dopo l’evento, in modo da rendere consapevole di tale patrimonio il territorio e tramandarne le tecniche di lavorazione. (Enrica Sbordone)
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