Ci sono 9329 News in 933 pagine e voi siete nella pagina numero 470
Villammare: raduno beach volley under 14 M/F
Villammare- Si è tenuto ieri, 19 aprile 2019, sulla spiaggia del Love Beach di Villammare, il raduno di beach volley under 14 maschile e femminile in programma da diverso tempo. Sulla sabbia si sono sfidate le formazioni del San Gregorio Magno, dell'ASD Volley Citra di Sapri e una rappresentativa di atleti di Villammare e Vibonati. La manifestazione ha avuto inizio alle ore 11 ed è terminata nel primo pomeriggio alle ore 15.30 circa intervallata da un piccolo momento di ristoro per i partecipanti. Le telecamere di TeleArcobaleno 1 erano presenti per voi per intervistare alcuni dei protagonisti. Buona visione !
Villammare: raduno beach volley under 14 M/F Interviste di TeleArcobaleno 1 ad Antonio Lembo (organizzatore raduno beach volley under 14 M/F), Fabio Trovato (allenatore ASD SGM Volley San Gregorio Magno) e Pino Torre (ASD Volley Citra Sapri) www.telearcobaleno1.it
Maratea: 23-24-25 Aprile «Ri-Corda / intrecci di comunità»
MARATEA – CAPITALE PER UN GIORNO per Matera 2019 presenta RI-CORDA / intrecci di comunità A MARATEA LA FESTA DEI LIBBANI
Tre giorni tra musica, narrazioni, laboratori, arte e passeggiate naturalistiche con musicisti, artisti e designer tra cui Maurizio Capone, Nicoletto d'Imperio e Beatrice Candreva / Kalura arte popolare di strada, Carla Viparelli e l’Open Design School di Matera 2019 23-24-25 aprile 2019 MARATEA
Ri-Corda è “di nuovo corda” Ri-corda attinge alla memoria
Maratea, perla del mar Tirreno, diventa dal 23 al 25 aprile 2019 Capitale Europea della Cultura con RI-CORDA, l’evento ideato dall’Associazione Liberi Libri – Beatrice Avigliano, Marialuisa Firpo e Angelo Licasale – e coprodotto dal Comune di Maratea con Fondazione Matera Basilicata 2019 per Capitale per un giorno, progetto di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, che consente ai paesi della Basilicata di diventare protagonisti di questo appuntamento importantissimo per tutta la regione. Ri-CORDA è dedicato al tema del dossier di Matera 2019 "Futuro Remoto" per ipotizzare nuovi modelli di sviluppo per i prossimi decenni attraverso la riscoperta e valorizzazione di pratiche antichissime. Tre giorni di eventi dedicati al recupero delle tradizioni, della memoria e del patrimonio culturale attraverso un viaggio nell’antica lavorazione dei Libbàni, le tipiche corde vegetali, con appuntamenti fra musica, narrazioni, arte e passeggiate naturalistiche. Il progetto è un percorso di sperimentazione e ricerca per condividere e riscoprire - in una visione contemporanea - l’arte dell’intreccio delle piante dei “tagliamani”, dove una comunità temporanea, formata da cittadini e visitatori, ripercorrerà attraverso esperienze e laboratori, ogni fase della lavorazione grazie alla memoria delle ultime libbànare ancora viventi nel territorio, affiancando ad ognuna di esse un’esperienza. Così la Raccolta sarà l’occasione per un trekking alla scoperta del territorio, la Bagnatura un tempo di attesa, di ristoro e di riflessione, la Mazzoccolatura un laboratorio di percussioni e l’Intreccio un gioco di storie e “cuntastorie”. Ad inaugurare il progetto, martedì 23 aprile alle 17, nella suggestiva Villa Nitti a picco sul mare (Acquafredda di Maratea) saranno il Sindaco di Maratea Domenico Cipolla, Marialuisa Firpo, Beatrice Avigliano e Angelo Licasale, ideatori e organizzatori dell’evento, il professor architetto Ermanno Guida del Politecnico di Milano e Giovanni Diele dell’Open Design School di Matera 2019. Per l’occasione sarà proiettato in anteprima il documentario “Libbàni. Storie di persone e tagliamani” con la regia di Danilo Cernicchiaro, un lavoro emozionante che dà voce alle “libbanare” di Maratea che intrecciavano fino agli anni ’70. Ad aprire il programma dei tre giorni dedicati a questo viaggio esperienziale ed antropologico, sarà la fase di raccolta con il trekking che, martedì 23 aprile alle 10, partirà da Villa Nitti, insieme ad esperte guide locali, alla scoperta del territorio di Acquafredda tra Piano degli Zingari e il mare. Si raccoglieranno i tagliamani imparando a riconoscerne le foglie da cui si producono i resistenti libbàni, e si riscopriranno i luoghi dove fino a 50 anni fa le donne e i bambini procedevano alla ricerca della preziosa pianta. La comunità locale accoglierà i visitatori condividendo racconti e assaggi di cibo, invitando tutti a partecipare al rituale della condivisione (necessari scarpe da trekking, acqua e pranzo al sacco). Dopo il rientro a Villa Nitti si procederà a sistemare il materiale raccolto per la fase della bagnatura per permettere alle fibre di diventare elastiche. Nel pomeriggio, dalle ore 16, si alterneranno diversi momenti con la proiezione del documentario di Danilo Cernicchiaro, il reading del racconto “Marianna” scritto e interpretato dall’attrice Giulia Maestri, e una degustazione in collaborazione con le aziende agroalimentari del territorio. Saranno presenti le associazioni di Maratea per raccontare a chi vorrà il ricco patrimonio di attività. La giornata si concluderà con una visita alla Villa, osservando lo splendido tramonto dal terrazzo. Mercoledì 24 aprile, a partire dalle ore 10, gli appuntamenti e le fasi di lavorazione delle corde vegetali proseguiranno tutto il giorno con i laboratori artistici che si svolgeranno nel bellissimo Porto di Maratea, luogo in cui le donne usavano “mazzoccolare” - cioè percuotere le foglie per sfibrarle e renderle lavorabili dopo la bagnatura - per poi intrecciarle. Sarà il musicista e cantautore Maurizio Capone a condurre, nella piazzetta del porto (ore 10-13 e ore 15-18), il laboratorio musicale dedicato alla fase di lavorazione della “mazzoccolatura”, con la “battitura” delle fibre vegetali al ritmo delle percussioni. Un lavoro in cui il ritmo diventa una dimensione fondamentale, da esplorare nelle sue forme espressive, ricercandone uno ad hoc che sarà poi presentato durante la festa finale. In contemporanea al laboratorio di musica, sulla spiaggetta del porto di Maratea, saranno Nicoletto D’Imperio e Beatrice Candreva (Kalura-Arte popolare di strada), a incantare il pubblico con storie e racconti, accompagnando l’ultima fase della lavorazione dei libbàni dedicata all’intreccio e alla realizzazione delle corde vegetali (ore 10-13 e ore 15-18). Gli artisti cantastorie raccoglieranno i racconti dai partecipanti, lavorando sulla narrazione orale, e unendo insieme all’intreccio materiale quello dei racconti. Come usavano fare le donne di Maratea quando intrecciavano i fili d’erba sottili per renderli corde. Chiacchieravano, raccontavano storie, condividevano saperi. Durante i tre giorni dell’evento artisti e designer tra cui Carla Viparelli, Fabiana Longo, i fotografi Francesco Semmola, Giuseppe Maimone e Stefania de Rosa, Walter Giovanniello, Francesco Gallico, Flavio Di Giorno e Benedetto Ferraro, reinterpreteranno l’utilizzo delle corde vegetali o della pianta con progetti, prototipi, installazioni e tutto quanto possa essere espressione e visione trasversale. Prima tra tutti l’Open Design School, laboratorio di sperimentazione e innovazione interdisciplinare nonché uno dei progetti pilastro del programma di Matera 2019, che da subito ha raccolto l’invito ad una riflessione sull’uso dei tagliamani e dei Libbàni. Giovedì 25 aprile, il centro storico di Maratea diventerà palcoscenico della grande Festa dei Libbàni con spettacoli, mostre e passeggiate fra i vicoli del borgo: partirà da piazza Vitolo (ore 17) la visita guidata alla scoperta della storia e della bellezza di Maratea, sovrastata e protetta dalla grande statua del Cristo Redentore, dove fra chiese e stradine caratteristiche si giungerà fino a Palazzo De Lieto; l’inaugurazione della mostra di prototipi, manufatti e installazioni (ore 18) allestita presso il museo del Palazzo De Lieto (via Gafaro, 5 - Centro Storico di Maratea) dove saranno esposti i progetti nati dalle riflessioni di artisti e designer; gran finale con Maurizio Capone e i Kalura – arte popolare di strada a Piazza Buraglia nel centro storico di Maratea (dalle ore 19), dove andrà in scena uno spettacolo di piazza con parole, musica e suoni dal porto in cui mazzoccolatura e intreccio diventano storie e ritmo. Attraverso azioni laboratoriali, interventi artistici, antropologici e partecipativi sull’arte dei libbàni, si intende valorizzare il patrimonio culturale locale con l’obiettivo di recuperarne la conoscenza e promuoverne un possibile sviluppo produttivo con la creazione di un artigianato locale. In quest’ottica sono già attivi a Maratea i laboratori di comunità, che proseguiranno anche dopo l’evento, in modo da rendere consapevole di tale patrimonio il territorio e tramandarne le tecniche di lavorazione. Le attività e i laboratori sono aperti a tutti e a ingresso libero. Per maggiori informazioni liberilibri.maratea@gmail.com o al 340 9076693. (Enrica Sbordone)
Per essere stato prorogato il tempo della "rimembranza" sulla Grande Guerra fino al 4 novembre 2021, giorno in cui giunse a Roma il Milite Ignoto, e ricordando che Ulisse, mentre narrava ai feaci i molti e difficili ostacoli che dovette affrontare nel corso del suo lungo viaggio verso Itaca, raccontava che la prova più pericolosa a cui era stato sottoposto fu quella dell'oblio; mi sono spinto a offrir ragguagli, credo ignoti ai più. Uno di questi è il modo come i nostri eroi caddero su quel fronte. Quindi, a te che leggi, porgo la parte centrale, il cuore, dei certificati di morte che giunsero in comune, e che vennero trascritti sul relativo registro in un dato periodo (1915-1932) e in un dato comune. Va ricordato che, considerando tempi, condizioni e cause, non di ogni caduto il certificato giunse nel rispettivo comune. In ogni paese, i certificati sono stati sempre di numero inferiore rispetto all'elenco posto sulla lapide o sul monumento appositamente ivi eretto. Per molti si dovette ricorrere, a mezzo del tribunale competente, alla morte presunta del soldato avvenuta lì dove il congiunto poteva dimostrare l'ultima notizia avuta dal fronte. Ogni atto veniva accompagnato da una nota in cui s'invitava il sindaco a verificare l'esattezza dei dati in esso contenuti e, rilevandosi errori, notificarli al Ministro della Guerra. Gli atti qui esposti, anche per dare idea del caos in cui si viveva, sono in ordine di arrivo e di registrazione piuttosto che, per esempio, in ordine alfabetico: essi sono quelli giunti nel comune di ISPANI. I comuni di Ispani e Santa Marina, durante il fascismo, ebbero vita abbastanza travagliata. Di seguito, spiegando la realizzazione del monumento ai Caduti, sarà sintetizzata. (Ferruccio Policicchio)
(Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Il bersagliere Antonio Perazzo (19.11.1886 - 23.8.1918) (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
Monumento Capitello (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
LA REALIZZAZIONE DI QUEST'OPERA È PARTICOLARE E MERITA UNA SPIEGAZIONE. Il dr Francesco Giffoni, di Capitello, fu nominato Podestà del comune di Ispani a decorrere dal 26 settembre 1926, con Regio Decreto del precedente giorno 24; giurò fedeltà al regime alle ore 12 del 27, nelle mani del segretario comunale, alla presenza del ff. Sindaco, Francesco Falcone e del consigliere Francesco Bello. A caratteri cubitali, prima che si iniziasse la registrazione dei suoi provvedimenti, sul registro delle delibere fu scritto: INCIPIT NOVUS ORDO (Incomincia un nuovo ordine). Nella sua qualità di Podestà, il 15 aprile 1928, accettò l'unione dei comuni di Santa Marina e Ispani sotto il nome di Policastro del Golfo, con sede in Capitello, senza valutare che l'unione dei due campanili potesse essere non gradita. Il provvedimento di unione dei piccoli comuni limitrofi, voluto dal Regime, fu adottato in tutto il Regno. Solo dopo una decina di anni si tornò, per tutti (o quasi), alle origini delle cose anche se gli abitanti di Santa Marina e di Policastro, lagnandosene fin da subito, misero in atto violente proteste. Gli scontri (incendi, trafugamento di documenti, ecc.) tra i cessati comuni di Ispani e S. Marina, causarono difficoltà nell'andamento amministrativo e, quindi, nella realizzazione delle opere pubbliche. Con deliberazione del 5 luglio 1928, il Podestà del comune di Policastro del Golfo nominò direttore dei lavori dell'edificio scolastico, da costruire in Santa Marina, l'ingegnere Giuseppe Magaldi da Sapri. Successivamente a detta decisione, l'ingegnere Antonio Martuscelli, da Centola, lamentò che, già fin dal 1927, dal Podestà di S. Marina, aveva avuto mandato sulla direzione dei lavori per la stessa opera. Poiché nessuna traccia fu rinvenuta nel carteggio del cessato comune di Santa Marina parzialmente distrutto in occasione di avvenimenti rivoltosi e considerata prematura l'eventuale nomina, per non aver ancora, in quell'epoca, contratto il mutuo, con decisione del 22 settembre 1928 il Podestà di Policastro del Golfo ritenne che "[…] che trattandosi di professionisti a parità di merito, la nomina del Magaldi è finanziariamente conveniente in quanto che la minore distanza da Sapri, in confronto di Centola o Napoli ove saltuariamente risiede il Martuscelli, alla località dei lavori importa una minore spesa per i viaggi d'accesso e relative indennità". I comuni di S. Marina e Ispani si fusero alle seguenti condizioni: 1) Unificazione dei patrimoni, con riserva che una quota parte, non inferiore ad un terzo, della rendita del patrimonio di S. Marina venga sempre destinato ai bisogni del comune originario (S. Marina e Polica-stro). 2) Unificazione dei debiti e delle spese obbligatorie delle quali è cenno nel citato articolo 119 della legge comunale e provinciale. 3) Nel capoluogo S. Marina verrà conservato e riparato l'attuale cimitero; sarà impiantata la illuminazione elettrica e promossa l'istituzione di un ufficio di Stato Civile e di Conciliazione. 4) La zona litoranea, adibita dagli abitanti di S. Marina e Policastro al prosciugamento dei lupini, verrà conservata all'attuale destinazione. 5) Resta immutato l'esercizio del diritto degli usi civici. Ma se era sempre il comune piccolo che confluiva in quello grande perché qui successe il contrario, quando, tra l'altro, Policastro era anche sede vescovile? Verosimilmente tale scelta scaturì dal fatto che il comune di Ispani, con delibera di Giunta n. 203 del 29 maggio 1924, concesse la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. La realizzazione del monumento ai caduti fu facilitato grazie al fatto che: 1) a fine Ottocento fu compiuta la strada Cuccaro-Sapri (Quella che oggi attraversa l'abitato di Capitello); 2) il comune cominciò a lottizzare, per vendere, parte del terreno posto tra la strada e il mare; 3) in paese vi fu l'Associazione Combattenti e Reduci, presente e attiva. Il presidente dei Combattenti e Reduci, a nome dell'Associazione, richiese di assumere l'incarico, per come previsto dall'art. 20 del R. D. 31.12.1923 n. 3043, per l'apposizione delle targhe metalliche ai vicoli indicanti la via ed anche perché, con relativa approvazione Prefettizia, identica iniziativa era stata adottata dal comune di Salerno. Il 16 dicembre 1928, con delibera n. 58, fu accordato l'incarico all'Associazione. Oggi ancora esistono alcune di quelle targhe metalliche nel centro storico di Ispani. Il 16 giugno 1928, il Commissario Prefettizio, Francesco Giffoni, con propria decisione n.12: "Considerato che l'appezzamento di terreno sito nell'abitato di Capitello confinante da un lato con la rotabile, da un altro con proprietà Falcone Felice, da un altro con proprietà Falconi G. Crisostomo, e da un altro con spiaggia marittima, della misura di metri 11x11, può opportunamente essere destinato al monumento ai caduti per la Grande Guerra; considerato che non vi sarebbe altra località adatta per l'oggetto" decise "di destinare il suolo comunale come sopra determinato per il monumento ai Caduti della Grande Guerra." L'opera, realizzata avendo lo stile di nobile sacello come prescritto dalle norme emanate nel secolo precedente per la realizzazione dei sepolcri all'interno dei cimiteri, con obelisco, fu inaugura il 24 maggio 1937. Questo monumento ai caduti è forse l'unica opera che testimonia l'unione dei comuni. Infatti, su di esso, furono incisi i nominativi dei caduti del comune di Policastro del Golfo, ossia Santa Marina e Ispani. Le unioni dei comuni volute dal fascismo furono poi revocate dallo stesso regime nel 1937. Ci volle il dicembre 1968 perché il comune di S. Marina realizzasse, nei pressi della stazione ferroviaria, il suo monumento ai Caduti della Grande Guerra a Policastro.
Monumento Policastro (Fare clic sull'immagine per ingrandire)
TeleArcobaleno 1: «Cotto a Puntino - Le Ricette di Olga», Speciale Pasqua 2019
In occasione della Settimana Santa e della Pasqua targata 2019, torna su TeleArcobaleno 1 e Golfonetwork, in edizione straordinaria, la rubrica televisiva "Cotto a Puntino - Le Ricette di Olga". Il programma gastronomico vi propone tante succulente e stuzzicanti ricette della cucina tipica cilentana ed italiana. Per la Santa Pasqua Vi proponiamo "La Pastiera rustica". E' un piatto abbastanza consistente e nutriente, adatto soprattutto per le scampagnate in programma il lunedì di Pasquetta! A condurre il format Olga Marotta. Buona visione e buon appetito!
Caselle in Pittari: inaugurazione Micro Nido d´infanzia
Si rende noto che sarà inaugurato Martedì 16 Aprile 2019, alle ore 15.30, il Micro-Nido Prima Infanzia (riservato a bambini compresi nella fascia dì età 0-36 mesi) presso la scuola paritaria dell’infanzia in Viale Roma. Il servizio a titolarità pubblica del micro nido per la prima infanzia è uno spazio educativo, ricreativo e aggregativo che attraverso l’esperienza del gioco favorisce l’espressività, la creatività, la formazione personale ed il processo di crescita del bambino. L'amministrazione comunale ha istituito il servizio del micro-nido usufruendo del finanziamento previsto dall’Ambito Sociale S9 con risorse a valere sul fondo del Piano Azione e Coesione – Programma Nazionale per i servizi di cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti PAC INFANZIA I^ Riparto. (Ufficio coordinamento-Ufficio comunicazione Comune di Caselle in Pittari)
L´angolo della Grande Guerra: La neutralità italiana
A Giovanni Giolitti - presidente del consiglio fino al 21 marzo 1914, dal 29 marzo 1911 - era noto che la maggioranza del paese era neutralista. I giolittiani, a prescindere dalla debole struttura economica italiana, dalla scarsa preparazione militare e dai rischi che la guerra avrebbe potuto arrecare, basavano il loro neutralismo sulla convinzione che l'obbiettivo di riunire alla madre patria Trento e Trieste, ancora sotto l'Austria, era possibile attraverso trattative diplomatiche. Per evitare la guerra vi fu un intenso succedersi di colloqui diplomatici. Uno sforzo che si compì con la maggiore serenità di giustizia per trovare il modo di risolvere il problema della guerra e tutelare gli interessi nazionali senza imporre al Paese prove dolorose e sacrifici che si sarebbero avvertiti per lunghi anni. Una guerra, anche se intrapresa con i migliori auspici e la sicurezza della vittoria, è sempre una calamità nazionale, sia per le giovani vite che fatalmente sopprime e sia per lo scompiglio che apporta in tutte le funzioni dello Stato. La pace e il buon governo, al contrario, sono sempre stati l'unico fattore di evoluzione e di progresso per i popoli civili. La neutralità italiana consentì alla Francia di sguarnire la frontiera con l'Italia e di spostare tutte le sue truppe sul fronte germanico; e all'Italia fu di gran sollievo perché una guerra al fianco dell'Austria sarebbe risultata impopolare. Tra gli interventisti il gruppo più attivo e rumoroso fu quello dei nazionalisti che, ritenendo la guerra un dovere categorico, si riallacciava, idealmente, alla lotta Risorgimentale. Cattolici, Socialisti, liberal giolittiani e mondo della cultura, fatta eccezione per Gabriele D'Annunzio e pochi altri, furono neutralisti. Il neutralismo dei cattolici era alimentato dal papa Benedetto XV, appena succeduto, il 20 agosto 1914, a Pio X, il quale, nel suo primo concistoro pronunciò parole di pace e, da parte avversa, fu subito tacciato come un qualunque deputato giolittiano "che vede sfuggirsi il potere". Tra i socialisti va ricordato il direttore dell'Avanti il quale, definendo all'inizio la guerra "nuovo macello di popolo", aveva aspramente polemizzato contro la guerra capitalista e borghese. Questi era Benito Mussolini, che, pochi mesi più tardi, cambiando radicalmente opinione, espulso dal partito, riuscendo a trovare fondi da finanziatori favorevoli all'intervento, fondò un giornale di battaglia: Il Popolo d'Italia, che divenne uno dei più decisi e violenti giornali favorevoli all'entrata in guerra. Tra le maggiori industrie interessate alla guerra vi era la Fiat, costruttrice dell'arma più usata in quella guerra: la mitragliatrice; tanto usata che il nostro esercito organizzò circa duemila compagnie chiamate, appunto, "mitragliatrici Fiat". Sul primo numero, uscito a Milano il 15 novembre 1914, Mussolini scrisse: […] Oggi - io lo grido forte - la propaganda antiguerresca è la propaganda della vigliaccheria. Ha fortuna perché vellica l'istinto della conservazione individuale. Ma per ciò stesso è una propaganda antirivoluzionaria. La facciano i preti temporalisti e i gesuiti che hanno un interesse materiale e spirituale alla conservazione dell'impero austriaco; la facciano i borghesi, contrabbandieri o meno, che - specie in Italia - dimostrano la loro pietosa insufficienza politica e morale; la facciano i monarchici, che, specie se insigniti del laticlavio, non sanno rassegnarsi a stracciare il trattato della Triplice che garantiva, oltre alla pace (nel modo che abbiamo visto), l'esistenza dei troni; codesta coalizione di pacifisti sa bene quello che vuole e noi ci spieghiamo ormai facilmente i motivi che ispirano al suo atteggiamento. […] All'entrata in guerra dell'Italia, Mussolini, da socialisti e cattolici, per essere stato tra i capi degli interventisti, fu considerato imboscato e vigliacco per non essersi arruolato volontario. Il futuro duce partecipò al combattimento dopo il richiamo (classe 1883), dal dicembre 1915 a febbraio 1917. Non fu ammesso al corso ufficiali, ma riuscì ad avere il grado di Caporal Maggiore poco prima che venisse ferito. Dopo che, a quota 144, sul Carso, il 23 febbraio 1917, assaggiò la polvere austriaca - dichiarato guarito a luglio gli furono concessi due mesi di convalescenza che ad agosto furono prolungati a 12 - non tornò più al fronte come dovettero fare, invece, molti altri feriti da ogni angolo dell'Italia. Evidentemente le autorità militari ritennero che il suo contributo, invece al fronte, fosse più utile a Il Popolo d'Italia, dove, poi, cominciò a pubblicare il suo personale diario di guerra. Il negoziato che Giolitti stava portando avanti con Austria e Germania, poneva sul tavolo delle trattative Trento e Trieste, in cambio della neutralità. Ma il suo negoziato fu boicottato dal presidente del consiglio (21.3.1914 - 18.6.1916), Antonio Salandra; dal ministro degli esteri, Sidney Sonnino e dal ministro delle colonie Ferdinando Martini secondo cui l'Italia non doveva perdere l'occasione di annettersi il Trentino per concludere l'opera del Risorgimento. Salandra, convinto che la guerra sarebbe stata breve e costata poco, parlava di "piccola guerra" cioè a dire che l'Italia doveva condurre la sua guerra esclusivamente contro l'Austria, suo secolare nemico. E, come sempre succede, la guerra fu voluta da pochi e subita da molti. Il 26 aprile 1915, con l'Intesa, (Francia, Inghilterra e Russia) in Inghilterra, il Governo sottoscrisse il cosiddetto Patto di Londra in forza del quale s'impegnava ad entrare in guerra, nel giro di un mese, ricevendone in cambio, in caso di vittoria, il Trentino e l'Alto Adige fino al Brennero; Trieste e l'Istria, alcune isole sulla costa adriatica e Valona in Albania. Questo patto trovò il favore del Corriere della Sera di Milano, ma l'opposizione dalla Stampa di Torino. Il 24 maggio 1915 la guerra fu dichiarata dall'Italia all'Austria, ma non alla Germania cui verrà dichiarata il 25 agosto 1916, con l'aspirazione di compiere la sua indipendenza dal dominio straniero e la sua unità nazionale. Immediatamente la Bulgaria si schierò con gli Imperi centrali e la Romania con l'Intesa. Tutti entrarono in guerra senza tener conto degli sviluppi della tecnologia militare pensando che si trattasse della solita guerra, sanguinosa ma condotta con manovre di truppe e cariche di cavalleria: si scontrarono, invece, con aerei, mitragliatrici, cannoni e gas asfissianti. (Ferruccio Policicchio)