Roma- E' morto a Roma Paolo Villaggio, aveva 84 anni. Ad annunciarlo la figlia Elisabetta su Facebook dove, su una foto del padre giovanissimo, scrive: "Ciao papà, ora sei di nuovo libero di volare". Secondo quanto apprende l'AdnKronos da fonti qualificate, l'attore si è spento nella clinica Paideia di Roma. Nato a Genova il 30 dicembre 1932, Villaggio è stato uno dei maggiori narratori di storie paradossali legate a personaggi di una comicità grottesca, dal professor Kranz al timidissimo Giandomenico Fracchia, fino alla figura iperbolica del ragionier Ugo Fantozzi, che l'ha consacrato sul grande schermo. "Con Fantozzi ho cercato di raccontare l'avventura di chi vive in quella sezione della vita attraverso la quale tutti passano o sono passati - raccontava qualche anno fa Villaggio - il momento in cui si è sotto padrone. Molti ne vengono fuori con onore, molti ci sono passati a vent'anni, altri a trenta, molti ci rimangono per sempre e sono la maggior parte. Fantozzi è uno di questi". All'attività comica ha fatto eco quella di scrittore, cominciata proprio con un libro su Fantozzi, al quale ne sono seguiti altri otto sul ragioniere e altri libri di carattere satirico. Non solo Fantozzi - Villaggio ha prestato il volto a più pellicole, recitando anche in ruoli drammatici e partecipando a film di registi come Fellini, Ferreri, Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli. Nell'ottobre del 1992 è uscito nelle sale cinematografiche 'Io speriamo che me la cavo', pellicola diretta da Lina Wertmüller: un affresco sul disagio economico del Sud tratto dall'omonimo best-seller di Marcello D'Orta, che raccoglie i temi scolastici di una terza elementare di Arzano, pronvicia di Napoli. La figura del maestro, assente nel libro, e interpretata da Villaggio, è il filtro attraverso il quale i piccoli esprimono la loro visione del mondo. Leone d'oro alla Carriera - Nello stesso anno, in occasione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Villaggio ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera, mentre nel 2000 è stato insignito del Pardo d'onore alla carriera al Festival del cinema di Locarno. (adn kronos)
Omaggio a Paolo Villaggio
Vi proponiamo l'intervista rilasciata in Esclusiva a TeleArcobaleno 1 il 15 dicembre 2012 da Paolo Villaggio prima di un suo spettacolo teatrale ad Ascea
Il racconto
L'emozione dell'incontro ,minuto per minuto,con un mito vivente del cinema italiano : Paolo Villaggio. La serata al teatro auditorium Parmenide di Ascea,grazie ad un grande artista ed alla sua umanità, è stata indimenticabile ed hanno condiviso le mie emozioni alcuni amici che ringrazio con affetto:Olga Marotta ,Paola Tangredi,Genny Gerbase,Rachele Ansel Furiati,Alessandro Polito,Francesco Polito, Enzo Antonio Nicoliello e Giovanni Mautone.
L'incontro con un mito vivente del cinema italiano non può non entusiasmare ed infondere paure ancestrali di sbagliare qualcosa o essere delusi. Ho iniziato ad amare i film ed libri di Paolo Villaggio fin da bambina .Mi dispiaceva per il debole e sottomesso Fantozzi nel quale tutti ci siamo immedesimati ,arrabbiandoci o sorridendo con amarezza,oppure ridendo a crepapelle. Ironizzare,a volte,anche con ferocia ,su determinati e drammatici aspetti della vita,serve a rendere meno greve il "cammino", a non arrendersi ,a non morire dentro. E l'artista nei suoi film e nei suoi libri ha compiuto un prodigio. Ha trasferito su carta e pellicola i problemi ed i difetti di tutti i "perdenti" ,i "deboli" ed i "sottomessi" descrivendoli con intelligenza , tramite il sarcasmo ed il paradosso che hanno condotto ad una risata liberatoria e catartica. Non si poteva non amare il personaggio creato da Paolo Villaggio ,perché avremmo odiato noi stessi. L'attore è stato riconosciuto ed apprezzato,a livello nazionale ed internazionale,con prestigiosi premi cinematografici ed anche letterari. E' del 2012,infatti, il premio Gogol come scrittore. Ben 18 sono i libri del noto attore. Ma mi fermo con la biografia ,conosciutissima, dell'artista e ritorno alla serata del 15 dicembre. Siamo arrivati a Ascea in auto alle 20,per realizzare un'intervista,dato che lo spettacolo doveva avere inizio alle 21.Durante il viaggio ho cercato con battute di stemperare l'emozione ,ma alla vista del teatro un timore recondito è balzato alla ribalta. Tachicardia e paura di blocco improvviso delle facoltà cognitive e poi il dubbio amletico sul cosa chiedere come prima domanda a chi è stato intervistato milioni di volte da giornalisti italiani ed esteri di famose testate . La solita domanda generale sulla carriera,sui riconoscimenti,sugli amici,sull'attualità ,sul mondo dello spettacolo,sulla vita ,sul denaro….E chi troverò di fronte il feroce professore Kranz o il timido Fantozzi?Il personaggio o l'uomo?E com'è davvero Paolo Villaggio?Come si pone di fronte agli interlocutori?Mentre mi arrovellavo ho saputo che Paolo Villaggio non avrebbe potuto rilasciare l'intervista perché mancava un quarto d'ora all' inizio dello spettacolo e lui era appena arrivato,dopo un giro esplorativo ad Ascea.
Con alcuni amici ed amiche ci siamo accomodati nella zona riservata alla stampa, ed io mi sono tranquillizzata ed ho tirato un sospiro di sollievo ,sapendo che anche la mia presentazione di un regalo della fondazione Alario all'artista era stata rinviata alla fine dello spettacolo. Mentre apprezzavamo felicemente il fatto di essere gli ultimi delle ultime file ,in alto ,nel teatro,come i bambini a scuola,è arrivato un ragazzo che poi abbiamo scoperto essere il figlio dell'attore :-"Siete della stampa vero?!Vi cercavo... Villaggio rilascia l'intervista adesso. Venite nel camerino."-Colpo apoplettico ….o quasi. Di corsa ho raggiunto con gli amici il camerino e mi sono dimenticata il giaccone e lo schema delle domande. Ma nemmeno me ne sono accorta.Me lo ha fatto notare un'amica. Lui ,il mito vivente, era seduto e ci ha accolto con un sorriso e ci ha chiesto di accomodarci. Non mi è sembrato vero vederlo a pochi centimetri da me. Ero paralizzata e gli ho fatto una domanda istintiva sul Cilento , non meditata,né prevista ,forse scaturita dall'appartenenza a questo territorio che amo infinitamente." Mi sarei aspettata anche un "Ma che razza di domande fai?"o "Ma fai le solite domande? E sii creativa!(alla Kranz)".Ma Villaggio ha risposto alla domanda e poi è partito con la descrizione dei momenti antecedenti all'intervista in un oleificio e in un caseificio, divagando ,a poco a poco ,su mille temi ,un compendio del monologo con il quale avrebbe coinvolto, il pubblico ,forse oggi troppo disabituato ad ascoltare il prossimo ed i messaggi importanti delle "vecchie" generazioni. Villaggio è un credente che critica il Papa e la chiesa per gli sprechi ,gli orpelli e gli attacchi ai matrimoni gay .Un uomo più a sinistra del partito comunista cinese che si autodefinisce terrorista. A spada tratta contro Berlusconi,ma soprattutto contro il colore dei suoi capelli....Un'intervista di circa 15 minuti con un amico di sempre ,mai conosciuto personalmente. Un colloquio da salotto, fra amici e colleghi ,ma con una telecamera e macchine fotografiche a fissare ,indiscretamente ,e per sempre, il momento. Ed il suo monologo,di oltre un'ora ,è stato anche questo. Racconti sulla sua vita ,con emozioni forti ,positive e negative,opinioni sulla politica e sulla società,sul passato e sul presente,sui giovani e sugli anziani e amarcord con foto e filmati. Una disquisizione appassionata e partecipata di un 79 enne ,prossimo agli 80,(30 dicembre 2012),che pur con gli acciacchi dell'età ,possiede ancora una grinta eccezionale ed un umorismo senza pari. L'interazione con il pubblico,spesso maltrattato e redarguito: "Lei sta dormendo?Si svegli!" , "Lei non mi frega!Si vede che dorme ad occhi aperti come facevo io in ufficio ...."; è stata una componente importante per un coinvolgimento quasi totale. Irresistibile la paradossale battuta sulla sedia con le rotelle per spostarsi agevolmente sul palco:"C'è un ristoratore in sala?Si, perché se cado giù e muoio non seppellitemi,non crematemi ,ma bollitemi nel ristorante. Preferisco".Commovente ,poi,il racconto di una notizia che cambiò la vita degli italiani :la fine della seconda guerra mondiale .Un'esplosione di vera gioia di tutto il suo quartiere ,a Genova, e l'arrivo degli americani che distribuivano sigarette e caramelle. Momenti che oggi ,forse ,non comprendiamo pienamente .Un'amara constatazione perché, forse ,effettivamente,non teniamo in giusto conto ed apprezziamo le vere gioie ed i veri valori della vita ,ma spesso solo ciò che è materiale ed effimero. Un uomo forte e profondo Villaggio che ha il coraggio di parlare del dolore provato di fronte ad una feroce e superficiale critica al suo spettacolo che è,invece, un piccolo capolavoro e rappresenta parte del patrimonio umano e professionale di una mente geniale ed attiva. Un attore che racconta il suo mondo ed il mondo. Il rapporto confidenziale che Villaggio instaura con grande parte del pubblico è unico ed esclusivo. Ed è un affetto ricambiato per un genovese che continuamente e quasi ossessivamente presenta battute sul denaro e sulla sua "fame" che lo ha spinto a tornare sulle scene. Fra le foto mi ha colpito in particolare quella con Ugo Tognazzi ed il racconto delle cene nelle quali il compianto attore sperimentava su Villaggio ed altri amici ricette spesso immangiabili. Fra i filmati proposti della serie di film su Fantozzi ,l'esilarante ed indimenticabile ,per me,episodio con il ragionier Filini,alle prese con il montaggio di una tenda,in un campeggio di tedeschi che pretendevano il silenzio assoluto. Avevo circa dieci anni…..mi ricordo di fronte al televisore, a terra, perchè caduta dalla sedia , quasi senza fiato,a causa delle risate inarrestabili . Non mi è mai più capitato di ridere così…..Il Maestro ha anche declamato ,accoratamente ," Il cantico delle creature" di San Francesco. Dieci minuti prima della fine del monologo , il direttore artistico ,Carlo Sacchi,mi ha avvisata che a breve avrei dovuto consegnare la riproduzione della moneta dell'antica Elea ,da parte della fondazione Alario, a nome dei cilentani . Avevamo stabilito ,con il direttore, che io dovevo intervenire sul palco ,dopo il secondo applauso. Sono salita dopo il primo applauso e il Maestro, invece di terminare, ha ricominciato a parlare. A quel punto sono cominciati gli ampi cenni da parte del direttore che mi invitava ad avvicinarmi a Paolo Villaggio. In una pausa dell'artista ,ho cercato di attirare l' attenzione dell'attore, ma il microfono non si è acceso, lui non mi ha sentita e ha continuato lo spettacolo.Il pubblico mi vede sul palco e applaude.Il direttore artistico cerca di attirare l'attenzione di Paolo Villaggio e di fargli capire che dietro di lui ci sono io. Il mito vivente del cinema italiano lo redarguisce e gli impone di sedersi. Il direttore si siede. Panico totale da parte mia.Pensieri terrificanti mi invadono…… Se l'artista mi vede e comincia ad imitare il professore Kranz, offendendomi e mandandomi a quel paese?Svengo sul palco di sicuro!O ,peggio,mi prende un infarto…..Non oso interromperlo a quel punto ,perché la sua vicinanza inibisce,mi affianco a lui e gli sorrido,ma sono internamente pietrificata. Lui mi vede e mi dà la mano. Un gesto paterno ,amichevole ed affettuoso che tranquillizza. Non c'è il terribile Kranz ,c'è il dolce ed amato Fantozzi che mi fa anche dei complimenti .Una sensazione unica ed emozionante. Torna la calma e gli parlo del regalo che noi cilentani ,a nome della fondazione Alario ,vogliamo fargli. Invitiamo a salire il fondatore dell'ente di Ascea,l'avvocato Franco Chirico, il presidente ,l'onorevole Carmelo Conte ed il direttore artistico Carlo Sacchi. La premiazione è un altro momento esilarante di spettacolo che questo artista eccezionale, ha saputo regalarci con straordinaria improvvisazione. Scendendo dal palco mi è dispiaciuto non risalutare di nuovo Paolo Villaggio ,stringendogli ancora una volta la mano. Finito lo spettacolo ho incontrato i miei compagni d'avventura che avevano il mio stesso sorriso e la mia stessa gioia ,dipinti sul volto .Condividere insieme a loro l'emozione per l'intervista, lo spettacolo e la presenza simultanea con Paolo Villaggio,per alcuni minuti,sul palco, ha raddoppiato ogni mia sensazione. L'incontro con Paolo Villaggio ha donato a me e credo a molti spettatori una grande carica. L'attore e scrittore ha ,sicuramente ancora, tanto da dire e dare,nonostante la veneranda età ,portata benissimo,ma anche, e soprattutto ,da ricevere da un pubblico che lo ama e lo segue. La sua energia,la sua umanità e la sua importante carriera sono un esempio straordinario per le vecchie e le nuove generazioni ,spesso senza stimoli ed obiettivi,senza la speranza di un futuro migliore. Il suo monologo è ,infatti,un sincero ed accorato inno alla vita ,che ci spinge a dire con affetto: Grazie Maestro ! (Biagina Grippo)
Ascea: Spettacolo di Paolo Villaggio al teatro Parmenide (Sabato 15 dicembre 2012 ore 21)
Lo spettacolo non inizia in orario. Il protagonista non c'è, ha fatto tardi, si è trattenuto. Si ma dove? Eccolo lì, seduto vicino al tavolino della camera che lo ospita, nella foresteria della Fondazione Alario, insieme a suo figlio e ai giornalisti che sono arrivati di corsa e in massa per poter strappare un'intervista, una foto o semplicemente per poter respirare la stessa aria del "fu Ragioner Fantozzi", l'attore, scrittore, uomo Paolo Villaggio. Un' intervista che lì per lì ti lascia un po' basito, ti viene quasi da chiederti: ma che sta dicendo, dove vuole arrivare? Poi scoprirai che in quei 10 minuti, in cui sei stato a pochi centimetri da lui e magari hai anche pensato di abbandonare la sala al primo momento utile, hai avuto la sintesi del suo spettacolo. Si torna in sala, e nel frattempo i posti vuoti sono stati riempiti, non c'è la stessa ressa della prima sera, ma un'attesa sensibile, nell'aria, perché tutti sono curiosi di vederlo da vicino. Ed arriva sorprendendo tutti, entrando dall'uscita di sicurezza come fosse un semplice spettatore un po' maldestro per via dell'età, si avvicina alla ribalta e, con la pacatezza tipica di un uomo di ottant'anni, inizia a prendere in giro tutto e tutti. Dal Papa a Berlusconi, (perché per sua stessa ammissione, lui si trova "alla sinistra del Partito Comunista Cinese", e quindi da buon "terrorista" non può far altro che puntare il dito contro l'ex premier), passando per i matrimoni, etero e gay, e non vengono risparmiati nemmeno i presenti in sala, senza distinzione di ceto sociale o ruolo istituzionale. Anche perché lui, per fortuna o purtroppo, non conosce le gerarchie cilentane, e così, scegliendo di canzonare tra tanti, proprio il Presidente e il Fondatore della Fondazione Alario, regala a tutti i presenti le prime risate. Risate che proseguono poi quando sale sul palco e, con l'ironia tipica di un comico navigato, racconta la sua vita, i suoi ricordi, le sue esperienze, insomma recita "il suo spettacolo", Lo Spettacolo di Paolo Villaggio. Uno spettacolo che non segue una trama o un testo, ma che attraversa 80 anni di storia d'Italia, partendo dalla quotidianità della seconda guerra mondiale per arrivare all'imbarco in aeroporto di poche ore prima dello spettacolo, aggiungendo il condimento dell'ironia anche quando tocca gli argomenti più tristi. Un dialogo privato, magari svoltosi nel salotto di casa, idea suggerita anche dalla scenografia non-scenografica, costituita da una bottiglietta d'acqua naturale e da una sedia, peraltro munita di ruote, utilissime quando Paolo si sposta per far proiettare sullo sfondo immagini tratte dai suoi ricordi personali e dai momenti più significativi della sua carriera cinematografica. É ovvio che, all'uscita dalla sala, in molti avranno pensato di chiedere un rimborso del biglietto o di manifestare, con commenti successivi alla serata, il loro sconcerto nel trovarsi di fronte ad uno spettacolo che anche dal Piccolo è stato definito "una merda". E forse non hanno tutti i torti, chi mai avrebbe voluto assistere ad uno spettacolo che lo stesso Paolo afferma di aver ideato "perché i soldi fanno sempre comodo" ?! Ma forse sfugge al pensiero dei più, la tenerezza, la semplicità, insita nel profondo di questo dialogo, quello di un uomo che nonostante la stanchezza, la vecchiaia e i tangibili acciacchi, ha ancora voglia di dare qualcosa, di trasmettere un messaggio, di veicolare emozioni ma soprattutto di riceverne, da quel pubblico che tanto lo ha amato, e tanto gli ha regalato finora. Il gesto dell'applauso, che lui ha spiegato all'inizio dello spettacolo, le parole che ha usato per descriverlo, è tutto racchiuso qui. Chi era presente ha capito. E lo racconti. (Giovanni Mautone)
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