Protesta del personale scolastico: riceviamo e pubblichiamo la lettera che la professoressa Antonella Gagliardo dell'IIS Leonardo Da Vinci di Sapri ha inviato al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Gentile Presidente del Consiglio, mi chiamo Antonella Gagliardo, insegno scienze naturali e chimica nella Scuola Italiana da circa 30 anni e credo di conoscere abbastanza bene la realtà della Scuola Pubblica Italiana. Sono convinta anch’io, come Lei, che sia necessario attuare dei cambiamenti ed investire più soldi nella Nostra Scuola. Sono consapevole della responsabilità, della delicatezza e della centralità del ruolo che rivesto nel guidare la crescita umana, culturale, civile e sociale dei giovani a noi affidati. Proprio partendo dalla centralità della funzione educativa di noi insegnanti, mi pongo e Le pongo alcune domande. 1) Perché Lei e il Suo Governo non avete pensato di scriverci e di confrontarVi con noi “ lavoratori della Scuola” nella stesura di una seria e definitiva riforma scolastica, ma ci contattate solo a cose fatte? (La piattaforma sulla “Buona Scuola” ha raccolto, per quello che io conosco, molti dissensi tra i colleghi, che hanno ben esplicitato il loro pensiero ma non sono stati ascoltati.) 2) Perché, invece di dare un “contentino” di 500 euro ad ogni insegnante, non si provvede allo sblocco del nostro contratto nazionale di lavoro, ormai vergognosamente fermo da 7 anni, riportando i nostri stipendi ad un livello dignitoso? 3) Perché nel DDL non è considerato affatto il personale ATA, tassello fondamentale nella gestione quotidiana della vita scolastica? 4) Perché dare tanto potere o, come Lei dice, “responsabilità” al Dirigente Scolastico quando c’è già una legislazione che contempla il riconoscimento al D.S. di molteplici funzioni, tra cui anche quella di comminare sanzioni disciplinari (con procedure in contraddittorio), e prevede compensi economici, con attribuzione di incarichi, approvati dagli Organi Collegiali garanzia, Questi sì, di autentica vita democratica? Se, come Lei dice, il D.S. è “primus inter pares”, è sufficiente ridare dignità e funzionalità agli Organi Collegiali e qui, certamente, il D.S. può e deve essere “primus inter pares”. 5) Perché non attuare una Vera Riforma, non citando soltanto le esperienze dell’Alto Adige o rifacendosi all’organizzazione scolastica dei Paesi del Centro Europa (che prevedono, fra l’altro, fondi per la scuola molto consistenti) ma, concretamente, avviare processi di integrazione scolastica, di educazione alla legalità e di alternanza scuola-lavoro, che prevedano investimenti economici consistenti, visto che al Sud, dove io vivo e lavoro, aziende disponibili ad accogliere studenti sono poche e chiedono di avere un adeguato riconoscimento economico? 6) L’inizio della stabilizzazione dei precari è, sicuramente, un segnale positivo, ma deve includere anche coloro che hanno lavorato per anni nella Scuola e si vedono esclusi per la mancanza di qualche titolo. Ci sarebbe ancora tanto da dire, anche perché un’autentica riforma richiedeva un confronto serrato con i docenti soprattutto sul piano didattico, assolutamente non contemplato nel DDL: come Lei sa, la Vera Cultura si fonda, soprattutto, sulla capacità di far nascere nei giovani la passione per la conoscenza e di educarli a pensare in maniera libera ed aperta al mondo (compito difficilissimo con classi di 26-32 allievi). Sperando che vi siano delle modifiche nel DDL in tal senso, Le porgo distinti saluti. Antonella Gagliardo IIS “Leonardo Da Vinci” - SAPRI (SA)
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