Quando si va ad un pellegrinaggio l’intento è quello di rinnovare il nostro cuore, aprirlo al Signore per portare la sua luce nella nostra esistenza. Questo è quello che ci ha ripetuto per tutto il viaggio il seminarista che ci ha guidati all'incontro della nostra Diocesi di Teggiano-Policastro con il Santo Padre Papa Francesco, ed effettivamente è proprio questo che un pellegrino si aspetta quando decide di intraprendere un cammino della fede. Purtroppo non è sempre così, a volte un pellegrinaggio può essere condito con un pizzico di maleducazione, di gente che spinge e cerca di intrufolarsi da ogni dove. Questo è lo spiacevole episodio che è capitato ad alcune persone della parrocchia di Policastro Bussentino, alla quale io mi ero unita per partecipare all'udienza pubblica del Papa. Stare in fila dalle 6:50 del mattino, tutti fermi davanti a una transenna che si aprirà soltanto alle 8:30 può creare un po’ di disagio, soprattutto se si è reduci da una notte insonne passata fuori casa o su un pullman scomodo, ma si sopporta da buoni cristiani, e da buoni cristiani ci eravamo messi in fila preceduti soltanto dalla parrocchia di Buonabitacolo, che era partita alle 23:30 della sera precedente, con ben 5 autobus, la prima ad arrivare in maniera da evitare la lunga attesa. In fila si chiacchierava e si rideva anche per intrattenere i bambini che erano con noi e che si annoiavano. Ad un certo punto senza renderci conto ci siamo trovati separati dal nostro gruppo, perché i soliti furbi si erano intrufolati ed erano passati avanti, con delle persone non meglio identificate, che non hanno ritenuto nemmeno opportuno presentarsi, di sicuro appartenenti alla nostra Diocesi. Questi gentiluomini e gentildonne hanno iniziato a spingere e strattonare nel tentativo di passare davanti e quando hanno capito che questo non sarebbe successo perché, a questo punto, non avevamo intenzione di ritrovarci ulteriormente arretrati e cercavamo di riunirci alla nostra compagnia, hanno dato il meglio. Un ragazzo dai modi affabili, molto gentile ed educato, ha accusato la signora che stava davanti a lui di averlo spinto, e con i suoi modi da gentleman le ha rivolto degli epiteti non molto cortesi. Naturalmente era solo un pretesto per attaccare briga perché a questo punto altri si sono intromessi, minacciando di percosse il marito della signora che era intervenuto per difenderla, anche le donne non erano da meno, provocavano e istigavano in maniera imbarazzante. Per fortuna siamo riusciti a staccarci da questi personaggi e a ritrovare il nostro gruppo, che nel frattempo era arrivato quasi al’entrata. I maleducati si trovano dappertutto, e anche se noi abbiamo solo reagito alle loro provocazioni, io dopo mi sono vergognata perché provenivamo tutti dallo stesso territorio, il Cilento, e abbiamo dato una pessima immagine del nostro meraviglioso luogo. Mi sono vergognata perché eravamo tutti della stessa Diocesi, e invece di avere spirito di gruppo, rispettare le file e aiutarci gli uni con gli altri cercando di essere civili nel sopportare l’attesa, abbiamo sfiorato la rissa dando il peggio di noi stessi. Mi sono vergognata perché ci preparavamo a incontrare il nuovo Papa, un uomo buono, che ama il dialogo con i suoi fedeli, che in poco tempo con la sua semplicità e dolcezza ha conquistato il mondo cristiano. Mi sono vergognata perché non è così che si rinnova il nostro cuore. Arrivati finalmente in piazza San Pietro, l’emozione dell’incontro con Papa Francesco è stata indescrivibile, vederlo passare tra la folla cercando il contatto con i fedeli, vedere l’amore con cuoi accarezzava i bambini e li baciava, sentire la sua immensa fede, ha cancellato tutte le difficoltà della mattina e mi ha fatto pensare che ne era valsa la pena perché credo che tutti in quella piazza abbiamo sentito penetrare una nuova luce nella nostra esistenza. (Olga Marotta)
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