La Ricorrenza Storica: Joe Petrosino, un presunto colpevole
Tra le tante ipostesi relative all'omicidio di Joe Petrosino vi fu quella che fu ucciso da qualcuno che lo seguì durante il suo viaggio dagli Stati Uniti in Italia, fino all'occasione opportuna. Alle autorità giunse nota che tale Alfredo Delli Bovi occupò la cabina di 1ª classe n. 29 dello stesso piroscafo su cui il poliziotto italo-americano aveva viaggiato da New York a Genova; e che durante il viaggio dimostrò intimità col Petrosino seguendolo in ogni suo passo tanto da indurre il Commissario di bordo, sig. Longobardi, a credere che anche lui fosse un agente di polizia. Ma Joe gli aveva dichiarato di essere un suo compaesano, facendo comprendere che fosse nativo di Padula, e che tornava in patria dopo la morte del padre. La polizia, ritenendo che dalle cose esposte da questi sarebbe potuto scaturire qualche elemento idoneo a far luce sul grave misfatto, a mezzo dispaccio circolare, si mise sulle sue tracce disponendo "le opportune investigazioni per identificare il Delli Bovi, del quale, in caso favorevole, occorrerà indagare i precedenti, ed a secondo dei medesimi procedere all'interrogatorio a mezzo di abile funzionario". Dalle prime indagini risultò che la famiglia Delli Bovi, a Padula, era sconosciuta, e mentre il Questore di Napoli era in attesa di riscontro, alla Tenenza dei Regi Carabinieri di Padula, tra l'altro, telegrafava: "Gradirò anche conoscere epoca, preciso arrivo del Delli Bovi in Padula, se e quando se ne sia allontanato, quale vita vi menò, chi frequenti ed in quali condizioni economiche versi, accennando anche se questi abbia avuto dei mutamenti". Il 14 aprile 1909, il maresciallo Bernardini dei Regi Carabinieri, da Vibonati, alla circolare rispose che mentre si trovava al comando della Stazione di Olevano sul Tusciano conobbe il "ricercato" Delli Bovi poiché "esso spesso intratteneva il sottoscritto sui discorsi inerenti al viaggio fatto dall'America insieme al luogotenente Petrosino". Alfredo Delli Bovi fu Vito, di anni 27, quindi, era di Olevano sul Tusciano frazione Palitto. Inoltre, circostanza importante, il maresciallo Bernardini riferì che mentre si consumava il delitto il 12 marzo 1909, il Delli Bovi, allontanatosi il dieci marzo e rientrandovi il 16, era assente dal paese. Combinazione però volle che il giorno del suo rientro s'incontrasse, nello scalo ferroviario di Battipaglia, ancora col Bernardini mentre questi, da Olevano, andava ad assumere il comando della Stazione di Vibonati. Il Delli Bovi gli aveva riferito di essersi recato a Napoli per affari e il maresciallo così concluse il suo rapporto: "Ho creduto doveroso informarlo qualora sul Delli Bovi cadesse qualche sospetto al riguardo". In conseguenza di un simile rapporto, com'era ovvio che fosse, le investigazioni si intensificarono ma ebbero esito negativo. Alfredo Delli Bovi, saputa la notizia della morte del padre avvenuta il 24 gennaio 1909, era partito da New York il 9 febbraio giungendo a Genova il 20. A differenza del Nostro che continuò il suo viaggio in treno da Genova a Roma, Alfredo Delli Bovi trasbordò sul piroscafo "Taormina" giungendo a Napoli il 22 successivo e a Olevano nella serata dello stesso giorno. Aveva frequentato, presso il Seminario Vescovile di Muro Lucano, negli anni dal 1894 al 1897 il corso ginnasiale mostrandosi d'indole buona e senza dare a sospettare cattive tendenze. Le sue condizioni finanziarie erano discrete e, secondo quanto si diceva quando era studente, era parente del vescovo, Mons. Raffaele Capone da Salerno, redentorista appartenente alla congregazione di S. Alfonso dei Liguori, il quale ebbe a cuore la sua educazione. Nel 1907 uscì dal seminario e si ritirò in famiglia. Le ricerche conclusero che il Delli Bovi era rientrato per liquidare la proprietà di famiglia e fare ritorno a New York dov'erano la moglie, le sorelle e il fratello Filippo, maestro di musica. Dalla sua venuta in Italia, visse in condizioni finanziarie non troppo floride presso i cognati, sempre serbando buona condotta. Era parente del sindaco Carmine Crucci, dell'assessore Francesco Crucci e dell'ex sindaco D. Gaetano Conte. (Ferruccio Policicchio)
Maratea verso la candidatura a capitale italiana della cultura 2026
MARATEA VERSO LA CANDIDATURA A CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2026 - APPUNTAMENTI 25 E 26 MARZO Maratea accende il percorso di candidatura a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2026. Una sfida appassionante che può dare nuovo slancio verso il futuro alla nostra comunità. La forte spinta alla mobilitazione e il diffuso coinvolgimento che un processo di candidatura è in grado di innescare è un patrimonio inestimabile. Possiamo costruire insieme nuovo valore sociale e rafforzare la partecipazione culturale per provare a disegnare la Città di domani. Il lancio di questo percorso è il 25 e 26 marzo. Tutti i cittadini di ogni età, le associazioni, le categorie professionali e i portatori di interesse sono chiamati a raccolta per prendere parte al primo incontro che sarà anche il primo passo verso la co-ideazione di Maratea2026 la Città degli orizzonti nuovi. Assessore al turismo Valentina Trotta
Sabato 25 marzo Ore 15.30 Giardino delle Arti, Largo Cappuccini
Domenica 26 marzo Ore 11.00 Sala Unesco, Giardino delle Arti, Largo Cappuccini Ore 16.00 Giardino delle Arti, Largo Cappuccini (Comune di Maratea)
IdM: Punti nascita, la schizofrenia della politica
La recente decisione del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di formulare al competente ministero una richiesta di deroga relativamente ai punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/anno di Polla, Sapri, Piedimonte Matese e Sessa Aurunca, deve ascriversi ad esclusivo merito del Comitato di Lotta per la difesa dell’Ospedale di Sapri, il quale è stato l’unico catalizzatore delle poche forze istituzionali e territoriali scese in campo la sera dell’11 di marzo su accorato appello dello stesso Comitato di lotta. Dunque nessun altro può intestarsi un risultato temporaneamente positivo, se non appunto il Comitato di lotta, anzi è opportuno sottolineare come questa vicenda abbia fatto emergere profili di pura schizofrenia della politica, a tutti i livelli, incomprensibili da un’opinione pubblica sempre più impotente e attonita innanzi ad uno scontro politico che ha trascurato le esigenze ed i diritti delle partorienti, per dare luogo allo spettacolo delle contraddizioni e delle smentite. Abbiamo infatti ascoltato un Presidente De Luca che ha affermato di aver inviato plurime richieste di deroga avendone in risposta solo pareri negativi e quindi impossibilitato a tenere aperti i punti nascita, salvo poi scoprire, tramite la recentissima nota del Ministero della Salute in riscontro ad una richiesta ultimativa della Regione Campania a voler conoscere le definitive determinazioni del Ministero, che testuale: “non è Questo Ministero a doversi esprimere sull’eventuale chiusura dei Punti Nascita citati nella nota in oggetto, bensì la Regione a dover manifestare la volontà di mantenere in esercizio i medesimi, attraverso la produzione di apposita richiesta di deroga”. Dunque il Ministero ha smentito un Presidente di regione che ha affermato esattamente il contrario smentendo il Ministero ovvero che è competenza di quest’ultimo a tenere aperti i punti nascita in deroga. Inoltre abbiamo anche ascoltato il Sindaco di Vibonati che ha affermato in perfetta buona fede, durante l’assemblea indetta dal Comitato di Lotta, la sussistenza di una volontà della Regione Campania a formulare una ulteriore richiesta di mantenimento dei punti nascita in deroga, a sua volta però smentito dal Presidente della commissione al bilancio regionale durante una trasmissione televisiva, il quale Presidente della commissione al bilancio regionale è stato poi ulteriormente smentito dalla recente decisione del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di avanzare al competente Ministero una richiesta di deroga che, precedentemente, il citato Presidente della commissione al bilancio regionale dava per non più formulabile. Infine abbiamo assistito all’insipienza del Ministero della Salute che ha finto di ignorare la reale situazione dei territori afferenti i punti nascita di Polla, Sapri, Piedimonte Matese e Sessa Aurunca, formulando iniqui pareri negativi nonostante le ripetute richieste d’aiuto della Regione Campania, facendo mancare il necessario supporto alle popolazioni dei territori interessati, abdicando di fatto ad una funzione di coesione sociale e territoriale prerogativa di uno Stato che necessariamente deve garantire il diritto alla salute così come previsto dall’art.32 della Costituzione. Il nostro movimento politico crede al rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti, alle giuste rivendicazioni delle popolazioni delle aree più lontane dai centri di potere, ad una politica non schizofrenica che faccia gli interessi dei cittadini che hanno necessità di cure e che contribuiscono con le loro personali risorse economiche al mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale, nessuno è padrone della salute delle persone. IL SEGRETARIO REGIONALE IdM CAMPANIA Gianfrancesco Caputo
La ricorrenza storica: Joe Petrosino, le prime indagini
Nei giorni immediatamente seguenti il delitto di Joe Petrosino, un ispettore generale del Ministero degli Interni, il Comm.re Di Domenico, fu inviato a Palermo per affiancare il Questore e collaborare nelle indagini. Pur non trascurando ogni ipotesi e tutte le indicazioni che sul proposito pervenivano alle autorità, febbrili furono i movimenti per la ricerca di elementi che potessero condurre alla conferma del sospetto che l'uccisione fosse la conseguenza di un complotto tra "La Mano Nera" e la delinquenza di Palermo. Si operarono subito degli arresti su larga scala. Nelle prime ore del 17 marzo furono fermati 29 individui sospetti di avere relazioni con gli affiliati de "La Mano Nera"; tre restarono da catturare, i quali, accortisi della presenza dei militari, riuscirono a fuggire. Essendo le autorità contrarie all'istituzione di uno dei soliti processi sommari in seguito a retate, gli arrestati cominciarono ad essere liberati solo dopo che gli stessi diedero sufficienti e concrete prove della loro estraneità all'omicidio. Anche se sui fermati vi fu un assoluto riserbo, si seppe che tra i trattenuti vi fu Paolo Palazzotto, un pregiudicato che, tre anni prima, a New York, era stato ferito con due coltellate che lo resero moribondo. Fattosi curare prima in ospedale e poi presso i parenti, non volle mai declinare le generalità e la fisionomia dei suoi offensori. Le autorità americane, dopo aver saputo che, in Italia, aveva riportato condanne penali in Sicilia, lo arrestarono a New York e, trattenuto in carcere per tre mesi, fu poi inviato a Napoli da dove, con mandato di traduzione, fu restituito a Palermo il 7 marzo 1909. Relativamente al delitto Petrosino dichiarò che la sera dell'omicidio, fino alle ore 22, si trovava in una bettola. Fu rilasciato per insufficienza di prove e solo dopo 105 anni, un membro del casato Palazzotto, arrestato insieme ad altri 95 "amici", nel corso di una intercettazione telefonica avvenuta il 23 giugno 2014, forse anche per acquisire maggior gloria nell'ambiente, vantando una appartenenza centenaria alla mafia svelò il nome del sicario ed il mandante del delitto. Disse: "Lo zio di mio padre si chiamava Paolo Palazzotto, ha fatto l'omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino, per conto di Vito Cascio Ferro". La vita del killer dell'efferato omicidio, lasciando poche tracce di sé, si ridusse in una avvilente condizione di bassezza passando da rissa in rissa e da bettola in bettola, fino alla fine dei suoi giorni conclusisi nel 1958. In poco tempo si decise di procedere a numerose nuove perquisizioni e si disposero molti pattugliamenti misti, di guardie e carabinieri. Il 24 marzo 1909, appena aperta la XXIII legislatura, l'on. Giuseppe De Felice Giuffrida politico d'ispirazione socialista, di Catania, al presidente della Camera inviò la seguente interrogazione: "Interpello il sig. Presidente del Consiglio e il Ministro dell'Interno sull'assassinio del detective Petrosino e sulla funzione della pubblica sicurezza in Italia". (Ferruccio Policicchio)
Volley,A2:Kemas Lamipel Santa Croce-Cave del Sole Lagonegro 3-0
Nulla da fare per la Cave del Sole che torna da santa Croce con un nulla di fatto, lasciando ai padroni di casa l'intera posta in palio. Tre set dove i lagonegresi hanno lasciato ai lupi fare il proprio gioco, ad eccezione della fase centrale del secondo set. Primo set: Santa Croce conduce il set poi Lagonegro riesce a trovare il pareggio in più occasioni. Nel finale si passa dal 21-18 al 22-21 ma alcuni errori condannano i lagonegresi che lasciano a Santa Croce il set. Il secondo set inizia ancora con il vantaggio locale, poi Lagonegro trova la possibilità di portarsi in avanti sul 11-13 ma la Kemas ripristina la parità e poco dopo infila un break importante. Mantiene così il vantaggio la formazione di Mastrangelo che si aggiudica anche il secondo set. Terzo con marchio sempre Santa Croce: i Lupi mettono avanti una buona distanza (17-10) e portano il vantaggio fino alla fine del set. Tre punti vanno così ai padroni di casa, mentre per Lagonegro nulla da fare ancora in chiave punti.
CRONACA DELLA GARA Primo set Santa Croce in vantaggio, poi Lagonegro trova il pareggio sul 11-11. Poi i padroni di casa si portano ancora in vantaggio sul 14-12 e mister Lorizio chiama il tempo. Al rientro nuovamente i padroni di casa si impongono sul 16-13, poi una serie di errori al servizio concedono il 19-14 ai Lupi. Urbanovicz prova a guadagnare terreno con una diagonale che tocca il muro (19-17), ma Trucchio poi ripristina il +3. Colli trova l’ace del 21-18 e mister Lorizio richiama ancora i suoi, Wagner gli risponde dalla sua metà campo e mette a segno l’ace del 22-20. Lagonegro si avvicina sul 22-21 ma due attacchi out dei lagonegresi permettono a Santa Croce di procurarsi il primo set point. Poi il muro di Izzo accorcia ancora sul 24-23 ma il servizio successivo del polacco va in rete e santa Croce guadagna il primo set. Nel secondo set Motzo mette giù l’ace del 4-2 poi la Cave del Sole riesce a trovare il pareggio sul 6-6, poi Santa Croce è ancora in avanti sul 9-7 ma Lagonegro ancora una volta ripristina la parità. Panciocco trova l’ace del primo vantaggio della Cave del Sole (10-11). Lagonegro si porta Sul +2 poi una invasione rivista a video check ripristina la parità sul 13-13. Motzo riporta i suoi in vantaggio, poi Maiocchi in diagonale mette giù il 16-12 e mister Lorizio chiama il tempo. Al rientro Urbanovicz accorcia con una parallela (16-13). La Kemas però piazza un break e allunga sul 19-14. Compagnoni trova l’ace del 23-17. Troppa la distanza da recuperare per la Cave del Sole che cede anche il secondo set ai padroni di casa. Inizia subito bene la formazione di casa che si porta sul 6-3 costringendo Lorizio a chiamare il tempo. Un muro su Wagner permette ai Lupi di imporsi sul 8-2. Lagonegro si vede poco , Santa Croce passeggia sul velluto 12-4 poi 17-10. Lagonegro prova a accorciare sul 19-14 ma la distanza è ancora molto larga. Truocchio trova l’ace del 21-14 poi i padroni di casa chiudono con facilità sul 25-10. (Paola Vaiano)
Cave del Sole Lagonegro : Boscardini , Biasotto Man 2, Izzo 2 , El Moudden (L), Panciocco 10, Biasotto Morgan 2, Mastrangelo, Bonola 5, Wagner 6, Di Carlo (L), Armenante 5, Urbanowicz 1. All. Lorizio
Volley, A2: presentazione Kemas Lamipel Santa Croce - Cave del Sole Lagonegro
Ultime tre gare per la Cave del Sole che domenica va in trasferta in Toscana. Avversari di turno sono i lupi della Kemas Lamipel Santacroce, in terra pisana che vorranno difendere la propria posizione che li vede quinti con 39 punti. Dal loro canto i lagonegresi devono cercare di far punti. “Andiamo a giocare in un campo difficile -spiega lo Schiacciatore Stefano Armenante- all’andata qui da noi abbiamo vinto. Per noi queste tre gare le dobbiamo vivere come una finale perché ci servono punti, quindi dobbiamo dare il meglio di noi e credere nell’obiettivo finale che è la salvezza. Durante la settimana ci siamo allenati bene, loro sono una buona squadra ma noi andremo lì a lottare fino all’ultima palla”, sottolinea Armenante che insieme ai suoi è partito alla volta di Santa Croce in provincia di Pisa, questa mattina. I toscani arrivano da una sconfitta per 3-1 contro Motta di Livenza, che seppur sia l’ultima sta dando filo da torcere a molte squadre in questo finale di stagione. Stesso punteggio nella scorsa gara casalinga dei lagonegresi che contro Bergamo la settimana scorsa sono caduti in un 1-3: gli uomini di mister Lorizio nonostante abbiano combattuto non sono riusciti a strappare punti ai lombardi. Ora sono decisive queste ultime gare per cui bisognerà portare a casa punti. (Paola Vaiano)
Lauria (Pz): avvocato penalista rischia la vita, salvata da due Carabinieri
Avvocato penalista del Foro di Lagonegro accusa un malore e perde i sensi mentre è alla guida della sua autovettura che per alcuni interminabili istanti cammina zig zagando su entrambe le corsie priva di conducente. La donna si salva grazie al provvido e pronto intervento dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Lagonegro, da lei ribattezzati in un post su un social network gli "angeli custodi" che martedì 7 marzo le hanno salvato la vita mentre con la sua auto percorreva la SS. 585 "Fondovalle del Noce".
LAGONEGRO (PZ)- Salva grazie al "pronto intervento" degli angeli custodi (ovvero dei militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Lagonegro diretta dal Tenente Virginio Gaeta) che presidiano giorno e notte, le arterie stradali lucane ricadenti sotto la giurisdizione del Comando Compagnia di Lagonegro, tra cui la Strada Statale a scorrimento veloce SS.585, meglio nota come Fondovalle del Noce. Per la cronaca, sono le 16:30 di un pomeriggio come tanti (martedì 7 marzo), quando una giovane donna di Lagonegro, tale Concetta Iannibelli (noto e affermato avvocato penalista del Foro di Lagonegro), mentre percorreva con la sua auto, una Mercedes classe A di color nero, la predetta arteria stradale, giunta in prossimità dello svincolo di Lauria (PZ), accusa un improvviso malore che gli fa perdere i sensi e il controllo dell'auto su cui viaggiava. La fortuna vuole che a pochi metri dietro di lei, stesso tratto di strada e direzione, vi fosse una gazzella dei Carabinieri con a bordo il Maresciallo Ordinario Giorgio Polverino (di Napoli) ed il Brigadiere Salvatore Colicchio (di Sapri), ai quali non è sfuggita la manovra azzardata della vettura di grossa cilindrata che, causa la perdita di conoscenza della sua conducente, inizia a zig zagare su entrambe le corsie, rischiando di impattare e travolgere, quanti si trovavano sulla sua traiettoria! Veri e propri attimi di panico, per gli automobilisti che a quell'ora (16:30) percorrevano la Fondovalle del Noce diretti a sud, nell'intento di raggiungere una delle località dell'alta Calabria (Tortora, Praia, Diamante, Scalea, Capo Bonifati, Paola, Amantea, Belvedere Marittimo) essendo che da fine ottobre 2022 la SS.18 Tirrenica Inferiore è chiusa al traffico per uno smottamento della montagna a monte in località Castrocucco di Maratea (PZ). L'episodio si è consumato in una manciata di secondi, alle 16:30 di martedì 7. I due "angeli della strada" (ovvero i due militari), che nella circostanza viaggiavano a bordo di un'Alfa Romeo Giulia, visto il procedere inconsueto dell'auto che li precedeva, che invadeva ora la corsia di sinistra, ora quella di destra, decidono di intervenire! Il provetto Brigadiere Salvatore Colicchio affonda il pedale dell'accelleratore affiancando la gazzella sul lato sinistro dell'auto della donna, che scoprirà essere un noto avvocato penalista 50enne del Foro di Lagonegro, tale Concetta Iannibelli che aveva il capo reclino sul poggiatesta anteriore, priva di sensi! …per cui l'auto viaggiava, priva di conducente! Nel tentativo di destare la donna, il Colicchio, attiva i sistemi acustici (sirena) e luminosi (lampeggianti) di cui è dotata la vettura di servizio. Manovra che nello squarciare la pace che regna sovrana in quell'angolo incontaminato di Lucania che è la Fondovalle del Noce, è coronato da successo! La donna attinta dal rumore della sirena si desta dal torpore, riuscendo ad arrestare la marcia folle della sua auto, sul ciglio della strada. Ancora qualche metro più in là e l'auto con a bordo l'avvocatessa priva di sensi si sarebbe schiantata contro il guardrail salvo poi, sfondarlo e finire giù nella scarpata! I due militari hanno prontamente soccorso la donna, che liberata dalla cintura di sicurezza, è scoppiata in un pianto liberatorio avendo capito il pericolo a cui era scampata! Successivamente con l'auto militare l'hanno accompagnata al Pronto Soccorso dell'Ospedale "San Giovanni di Dio" di Lagonegro, dove è stata visitata dai sanitari, che l'hanno sottoposta a esami strumentali e di laboratorio. Accertatisi che non aveva nulla di grave, ma che si era trattato di un malessere transitorio, è stata affidata alle amorevoli cure dei familiari, avvertiti dai due militari che in attesa del loro arrivo, da veri "angeli della strada" non l'hanno lasciata sola un solo minuto! I due, rientrati in caserma e steso il rapporto giornaliero e averlo riposto nel cassetto del loro superiore gerarchico, hanno fatto rientro ognuno alla propria abitazione, stanchi e provati dalla giornata, ma contenti di aver salvato la vita a una donna priva di sensi! Per i due militari una giornata intensa di emozioni, ma tutto sommato come tante altre, visto che di interventi "salvavita" ne hanno tanti al loro attivo! A rivelare questa pagina finita bene, è stata la stessa donna, che ha rotto il "segreto", pubblicando di recente, su un social network, un post in cui descriveva l'accaduto e ringraziava i suoi due "angeli della strada" dalla nera e gloriosa uniforme di Carabiniere: il Brigadiere Salvatore Colicchio e il suo superiore, il Maresciallo Ordinario Giorgio Polverino, per avergli salvato la vita! Post, che in men che non si dica ha fatto il giro della cerchia di parenti, amici e colleghi, che hanno pensato bene di renderne edotta la nostra Redazione! L'ennesima storia andata a buon fine, grazie a due servitori dello Stato, che ogni giorno rischiano la loro vita per salvare quella altrui! (Pino Di Donato)