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Terapia genica salva la vita a bambino con leucemia linfoblastica acuta
Al Bambin Gesù di Roma, la terapia genica salva la vita a bambino di 4 anni affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario alle terapie convenzionali. A 45 giorni dalla somministrazione, il paziente è in "remissione molecolare".
Nel team di ricercatori che fa capo al prof. Locatelli anche un "cilentano" : il dott. Biagio De Angelis che spiega: "Ecco come abbiamo sconfitto il tumore"


Roccagloriosa- All'Ospedale "Bambin Gesù" di Roma, un team dedicato di ricercatori del Dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica Terapia cellulare e genica che fa capo al prof. Franco Locatelli, nell'ambito del "progetto CAR" ha progettato prodotto e sperimentato una rivoluzionaria terapia genica che consente al sistema immunitario (linfociti T) di riconoscere e attaccare il tumore.
Il primo paziente italiano ad essere trattato, è stato un bambino di 4 anni, proveniente dal sud Italia, affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario alle terapie convenzionali. Si tratta del "progetto CAR" (Chimeric Antigenic Receptor), un protocollo terapeutico rivoluzionario frutto di uno studio accademico supportato da Ministero della Sanità, Regione Lazio, AIRC, AIFA, Fondazioni private quali, la Fondazione Neuroblastoma e Associazioni come la Passarelli onlus che ha contribuito in maniera importante al progetto la cui finalità è quella di portare questi "prodotti" dal banco del ricercatore al letto del paziente. Nel Progetto CAR, che fa capo al prof. Franco Locatelli, direttore il Dipartimento di onco-ematologia pediatrica e terapia cellulare genica anche sette ricercatori campani; ecco i loro nomi: la responsabile di Unità Concetta Quintarelli (Avellino), Simona Caruso (Calabritto), Iolanda Boffa (Napoli), Marika Guercio (Laurino), Domenico Orlando (Scafati), Vinicia Assunta Polito (Caserta), Biagio De Angelis di Roccagloriosa, il quale dice: "Ecco come al Bambin Gesù abbiamo sconfitto il tumore!" - Di cosa si occupa all'interno del progetto? "Il mio ruolo è quello di sviluppare una terapia genica, basata sulle cellule T, efficace nella cura del tumore in età pediatrica, con effetti tossici minimi rispetto alla chemioterapia convenzionale. Mi occupo della progettazione, produzione e caratterizzazione preclinica delle cellule geneticamente modificate con il recettore chimerico anti-genico "specifico" sintetizzato in laboratorio; è l'antenna montata sulla cellula T che gli permette di riconoscere e attaccare il tumore. Nella leucemia linfoblastica acuta il CAR che abbiamo inserito è il recettore anti-CD19. Il CAR viene progettato, per riconoscere un ben determinato tipo di tumore. Attraverso questo recettore chimerico modifico l'informazione delle cellule T che una volta reinfuse nel paziente si trasformano in "killer" delle cellule neoplastiche presenti nel sangue e midollo fino a eliminarle del tutto". Come ci riesce? "Mi servo di un vettore retrovirale (un virus modificato in laboratorio) a cui è stato tolto, ogni fattore di patogenicità e introdotte le "informazioni" di nostro interesse: il virus infetta la cellula trasferendo i dati al genoma della cellula ospite. Le "informazioni" trasmesse sono essenzialmente due: quella che gli consente di riconoscere e attaccare il tumore e un interruttore molecolare o "gene suicida". Trattandosi di terapie sperimentali, potrebbero verificarsi effetti collaterali "non controllabili". L'interruttore molecolare ci consente di spegnerle e eliminarle nel caso di effetti tossici non controllabili". Come si attiva il gene suicida? "Si attiva solo quando viene a contatto con l'AP1903, un farmaco prodotto dalla americana Bellicum Farmaceutic, già testato in America, Europa e Italia; ma inerte se somministrato a pazienti senza cellule modificate. Trattandosi di farmaco biologico "vivo" siamo in grado di far esprimere alla cellula una bandiera, una sorta di "marchio" che ci permette di seguire la cellula in citometria e in biologia molecolare". Come sta il paziente? "Premetto che quando arrivò da noi, era refrattario alle terapie convenzionali; a un mese dall'inclusione è in "remissione" molecolare; cioè non ha tracce di malattia! Non per questo, possiamo definirlo guarito! Occorre monitorarlo per mesi, anni, prima di poter dire che sia guarito completamente! Posso dirle che nei suoi primi anni di vita ha vissuto più in Ospedale che tra le mura domestiche; aveva provato di tutto dalla chemioterapia ai trapianti. La terapia genica era la sua ultima spiaggia non aveva più proposte terapeutiche valide. A differenza della chemio e di altri metodi di cura la nostra è una terapia monodose (unica somministrazione) che gli ha restituito la sua vita da bambino e lo ha restituito al suo contesto familiare". Cosa prova nell'aver vinto la battaglia contro il cancro? "Una gioia incontenibile! Una vicenda che mi ha segnato anche dal punto di vista umano: in famiglia ci sono stati decessi per tumore! Per me questo successo rappresenta anche un riscatto personale!" Sono previsti altri trattamenti? "Abbiamo già trattato un secondo paziente! Tra una, due settimane, tratteremo il primo paziente con neuro-blastoma. Il primo, di tanti! In futuro contiamo di trattare anche bambini con il linfoma di Hodgkin. Una neoplasia che interessa i linfonodi; può interessare qualunque parte del nostro corpo. Attualmente siamo in fase pre-clinica, terminata la quale svilupperemo il farmaco, dopo aver effettuato tutti i controlli di qualità, sicurezza e funzione, sia in vitro che in vivo". Se funziona per il linfoma di Hodgkin, c'è speranza anche per il tumore al seno? "Quello al seno, è un tumore tipicamente dell'adulto, mentre noi trattiamo pazienti in età pediatrica". Riformulo la domanda, questo tipo di terapia, può funzionare anche nell'adulto? "Si! Certamente! Molti tumori si manifestano sia nel bambino che nell'adulto. Pertanto alcuni nostri prodotti possono essere applicati sia nella leucemia linfoplastica acuta del bambino che nell'adulto. Trattandosi di terapie "molto costose" c'è bisogno di finanziamenti che ci permettano di poterle sviluppare. Da ultimo, un "grazie" a tutta la dirigenza del Bambin Gesù, che nel corso degli anni ha creduto nel nostro lavoro fatto grossi investimenti che si son concretizzati nella realizzazione di una officina farmaceutica nella quale con sinergismo perfetto sviluppiamo il nuovo farmaco, effettuiamo i controlli di qualità, testiamo eventuali reazioni di tossicità e ottenuta l'autorizzazione dell'A.I.F.A., trasferiamo il prodotto dal banco del ricercatore al letto del paziente. Il nostro obiettivo è sperimentare nuovi approcci di terapia genetica, non solo per trattare tumori ematologici (leucemie, linfomi, ecc.) anche quelli solidi, come il neuroblastoma e tumori rari, per esempio il sarcoma". Ecco è questo il lavoro che noi ricercatori quotidianamente svolgiamo con entusiasmo al Bambin Gesù di Roma".
(Pino Di Donato)



dott. Biagio De Angelis





Equipe del Bambin Gesù di Roma
(Fare clic sull'immagine per ingrandire)



Inserito da Golfonetwork giovedì 22 febbraio 2018 alle 13:24


Commento di: Utente non registrato - Ip: 81.123.181.2xxx - da: San Giovanni a Piro. Scritto domenica 25 febbraio 2018 alle 19:25
Ottima cosa, continuate così!

Commento di: Utente non registrato - Ip: 5.90.225.15xxx - da: Sapri. Scritto sabato 24 febbraio 2018 alle 16:50
...si parla tanto di "cervelli in fuga" un plauso al giovane ma rodato ingegnere molecolare dott. Biagio De Angelis che ha portato in Italia da Houston la terapia genica che speriamo possa aiutare tanti bimbi! ...e un plauso al prof. Locatelli e a tutta la sua grande e ben affiatata Squadra di Lavoro!!! ...grazie per quello che fate.

Commento di: Utente non registrato - Ip: 87.25.165.2xxx - da: Sapri. Scritto sabato 24 febbraio 2018 alle 16:23
Mai perdere le speranze. La ricerca fa passi da gigante ogni giorno e sapere che un cilentano sia parte di una così grande scoperta non può che renderci orgogliosi. #nevergiveup

Commento di: Utente non registrato - Ip: 87.20.87.xxx - da: Sapri. Scritto venerdì 23 febbraio 2018 alle 19:57
Irresistibili emozioni.
Noi stiamo tranquilli con le persone che ci fanno sentire bene, cioè con coloro che con le parole e non solo sono capaci di di generare stati emozionali positivi.
Pino Di Donato, con i suoi post, ne è prova e conferma. Le sue esternazioni, ricche per forma e contenuti documentati, aprono spiragli a tutti noi, potenzialmente esposti a mali ritenuti incurabili.
La speranza, da sola, è già foriera di tempi migliori e di vita lunga e sana.
Un sentito grazie, allora, ai fratelli Polito e collaboratori per l'impegno profuso nella gestione del network, che rende gratuitamente informazioni circostanziate, puntuali e formative.
prof. Nicola Pisani

Commento di: Utente non registrato - Ip: 5.170.144.10xxx - da: Casaletto Spartano. Scritto giovedì 22 febbraio 2018 alle 15:21
Ecco una bellissima notizia
Grazie a tutti i medici e ai ricercatori, grandissimi auguri al piccolo

Commento di: Utente non registrato - Ip: 79.33.214.xxx - da: Sapri. Scritto giovedì 22 febbraio 2018 alle 15:03
Cilentani: gente di fede e di scienza.
La notizia mi riempie il cuore di gioia e mi rende orgoglioso di appartenere ad una famiglia cilentana D.O.C.
Mio nonno paterno Pisani Angelo, infatti, era nato a Cannicchio, frazione del Comune di Pollica -Campania-.
Uomo veramente eccezionale, per laboriosità, per acume, per onestà e dedizione alla famiglia e alla Comunità. I suoi geni, attraverso mio padre Gennaro, mi hanno sorretto e mi hanno portato ad affermarmi a Sapri nel sociale e nel lavoro di commercialista e di docente di Economia Aziendale. Un pensiero, allora, a tutti i conterranei: ".... considerate la vostra semenza...." per un sussulto d'orgoglio e per contare"...colà dove si puote....", attraverso scelte consapevoli...
Felicitazioni al prof. Locatelli, al suo team e ad maiora semper.
prof. Nicola Pisani



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